sabato 13 novembre 2021

LA SOCIETÀ DEI SIMILI di Adriano Bernasconi

Merito LA DISTOPIA demerito GRECITÀ

Gloss riceve periodicamente un invito alla lettura e recensione di un inedito dalla casa editrice Gilgamesh, del cui responsabile fece conoscenza a una edizione del Festival della Letteratura di Mantova. Questa volta, è toccato al romanzo distopico LA SOCIETÀ DEI SIMILI di Adriano Bernasconi


"«La gente trova strano tutto quello ch

e non riesce a capire» replicò Sebastianos." Gloss infatti non riesce a capire come il grecista  Bernasconi possa confondere articoli e particelle pronominali. Le seconde, in linguistica, sono parti variabili del discorso che possono sostituire o del testo precedente; o successivo; oppure ancora riferirsi a un elemento del contesto in cui si svolge il discorso. Tale elemento è sottinteso. No, al Bernasconi non sono chiare queste distinzioni. Come pure non è chiaro che un autore utilizzi nomi collettivi greci deve poterne dare spiegazione a chi non ha conoscenze della lingua morta. E non presumere che tutti i lettori abbiano fatto il liceo classico. 

Tuttavia, ha comunque il merito di ribaltare nella distopica realtà del romanzo ciò che rappresenta la normalità (da noi l'eterosessualità) in anormalità e viceversa. Insomma, un romanzo omofobo al contrario. 

Per il resto, il plot è tutto un rincorrere situazioni di disagio violenza e omofobia ingiustificabili se non per la spasmodica ricerca dell'effetto letterario, che finisce per risultare fine a se stesso. 

Consigliato per controtendenza a quegli autori emergenti che vogliano apprendere come NON scrivere se vogliano avvincere i lettori. 

domenica 24 ottobre 2021

TU NON CONOSCI LA VERGOGNA la mia vita eleganzissima di Drusilla Foer


Gloss lo ammette, in chiusura si è commossa. La Foer, vecchia volpona, scrive il proprio coccodrillo parlando di sé (un ego mostruosamente trofico che sa trasformare a beneficio del divertimento altrui). È il momento più alto del suo libro, colmo di autoreferenzialità, tutto sommato non scoppiettante come i monologhi con la Ornella cui ci ha abituati ormai da anni. Un'autoreferenzialità quasi dimessa, tra il mesto e il malinconico, che fa saggia tenerezza. Fino a questa uscita letteraria, Gloss considerava la Drusilla come l'unica forma possibile oggi in Italia di critica sociale, con pure quella punta di sagace ironia cattiva. Il libro non è così. Per questo verso soltanto delude. Ma recupera benissimo quando Gloss si identifica in un aforisma della Drusilla, che tosto fa suo:

"Devo ammettere che l'attitudine ottimista che mi caratterizza trasforma quasi sempre pochi dettagli di qualità in uomini meravigliosi. Fallendo spesso.

Drusilla Foer" 

Consigliato a vedove allegre, single impenitenti e vogliosi di libertà senza giudizi. 

lunedì 18 ottobre 2021

50 TENTATI SUICIDI PIÙ 50 OGGETTI CONTUNDENTI di Alessandra Carnaroli

Operazione geniale. Argomento pesante, trattamento leggero, per questo geniale.


Gloss ha fatto danni in libreria acquistando tomi per una settantina di euro (il peso della cultura). Appoggiato accanto alla cassa, quasi con indifferenza, questo libretto. Einaudi. Come tradizione per la poesia, Einaudi ne pubblica sempre una in copertina (cosa che da ex Art Director nella Milano da Bere e oggi poeta per scelta altrui, Gloss trova d'una fantastica simpatia comunicativa). Non può esimersi da aggiungerlo al conto. Letto in 15 minuti netti, il tempo della seduta mattutina sul trono bianco. Ma non è stimolante in quel senso, anzi. La fa gioire, lei abituata da anni alla morte, leggere di cose pesanti con leggerezza che non è superficialità la esalta. Pensa anche che la vita di tutte e tutti noi è invasa dalla sofferenza chiama letture amene come queste. 

Tecnicamente capace a tenere alto il tono lessicale con la stessa semplicità con cui si compra il pane quotidiano, la Carnaroli le si rivela Autrice di interesse assoluto. 

Consigliato a risollevare l'animo di aspiranti suicidi e anche degli aspiranti omicidi. 

venerdì 13 agosto 2021

LO SCRITTORE CHE DIPINSE L'ATOMO, vita di René Parece da Palermo a Parigi, di Rachele Ferrario

Gloss lesse anni fa questo pamphlet per i tipi di Sellerio attratta dalla copertina, che riproduce la fotografia del viso di René, dallo sguardo magnetico ed enigmatico come la Gioconda, e dal titolo, che tanto risuona di sinestesia tra discipline a lei care. Rileggendolo ad anni di distanza, Gloss si accorge, in effetti, di quanto il libro mantenga ciò che la copertina promette, parlando di un personaggio in anticipo sui suoi tempi, tra intuizioni politiche in pittura e premonizioni atomiche in letteratura.

Ben scritto in un italiano poco scenografico, ma molto  tecnico e, proprio per questo, specifico preciso, il libro si rivela un testo prezioso per conoscere gli eventi storici, politici, artistici in chiave monumentale, dei primi del Novecento, passando attraverso un viaggio di ricerca del sé, psicologico e fisico, avvenuto però nel mondo reale da Parigi alle isole Figi. Quasi un abbandono del Parece che, deluso dalle scienze esatte come la fisica e dalle scienze inesatte come l'arte, ha pensato di lasciarsi tutto alle spalle e andare alla ricerca di qualcosa che non trovò, se non una malattia gravissima che lo uccise.

Consigliato ai ricercatori di se stessi che, attraverso le esplorazioni dell'animo umanissimo di Renato detto René Parece, vogliano approfondire il proprio. 

mercoledì 21 luglio 2021

IL PADIGLIONE D'ORO di Yukio Mishima

Non è che siccome hai un altisonante nome e grande fama in letteratura allora Gloss ti risparmia le critiche, anzi. Proprio perché avresti dovuto tenerli alti, e la fama e il nome, che tu autore altisonante avresti dovuto migliorarti. Mentre scrive questa recensione, Gloss ancora non sa quale delle due opere, lette un secolo fa e rilette oggi, sia stata scritta per prima. Ma ha l'impressione che TRASTULLI D'ANIMALI sia venuto cronologicamente prima di IL PADIGLIONE D'ORO. Perché il secondo ha un che di compiaciuto, anzi, l'autocompiacimento impregna ogni pagina, ogni parola, persino ogni virgola. Lo dimostra anche un fatto preciso. TRASTULLI D'ANIMALI si conclude con una nota dell'autore che testimonia il proprio spirito di ricerca nella compilazione del testo. Invece, Mishima apporta nessun approfondimento a chiusura dell'opera IL PADIGLIONE D'ORO, come a dire di sentire il suo stesso scritto pronto così com'è, valido per se stesso. Accettato già dal suo pubblico. È a questo punto che Gloss va a ricercare nelle date di pubblicazione la conferma del suo sospetto. Che risulta infondato. Infatti, TRASTULLI è scritto nel 1961, PADIGLIONE nel 1956. Esattamente il contrario. Prescindendo che ammettere i propri errori non è segno di debolezza, a Gloss non rimane altro che prendere atto della maggior validità di un'opera posteriore rispetto a quella antecedente, com'è naturale che sia, forse nell'emergenza di scrittura del Mishima, partita da mero spettacolo per arrivare solo in seguito alla maturata efficacia.

Comunque, IL PADIGLIONE D'ORO resta poco avvincente anche solo allo scopo di esercitarsi alla scrittura, mentre TRASTULLI D'ANIMALI è continua fonte d'ispirazione. 

martedì 20 luglio 2021

TRASTULLI D'ANIMALI di Yukio Mishima

Gloss lesse un secolo fa (e non è solo un modo di dire) l'opera omnia di Mishima in quanto teorizzatore della morte rituale. Era alla sua prima, più drammatica decisione della propria vita. Da cattolica praticante, arrivata illibata al matrimonio, avrebbe dovuto scegliere tra il rispetto del sacro vincolo matrimoniale e la libertà da un uomo che la tradiva. E, incapace di scelta, incapace di riconoscere un fallimento, considerò di togliersi d'impaccio, negandosi la sopravvivenza. Ma prima del gesto definitivo, suppose di lasciarsi consigliare da un letterato che passò prima di lei da quella tragedia.


Alla fine, proprio dalla lettura di Mishima, comprese l'aspetto vigliacco del suicida e decise coraggiosamente per la vita. A distanza di un trentennio, venuta a conoscenza del suicidio del fratello di un'amica, riprende il testo di Mishima che maggiormente la impressionò. Non si parla apertamente di suicidio, ma di come il protagonista, sensibile ai più piccoli dettagli, si lasci trasportare proprio da questi verso la conferma di un auto nichilismo, dell'inutilità della propria esistenza. Lo si legge tra le righe, mai è palesata la necessità di sparire come essere umano. Ma risulta evidente come questo auto annullarsi rivesta in fondo i due aspetti. Da una parte, diventi nerbo fustigatore dei presunti responsabili dell'auto distruzione. Dall'altra, fuga dalle difficoltà della vita reale. Se Gloss è ancora qui a scrivervelo , è proprio grazie a Mishima. Scelse di vivere, perché la vita richiede coraggio. Ed è proprio grazie a Mishima che Gloss impara la differenza tra Hara-kiri e Seppuku. 

Hara-kiri è la lettura giapponese Kun-yomi dei caratteri; poiché divenne uso comune preferire la lettura cinese negli annunci ufficiali, negli scritti si impose l'uso del termine seppuku. Quindi hara-kiri è un termine del registro parlato, mentre seppuku è un termine del registro scritto per indicare lo stesso atto.

Consigliato agli aspiranti suicidi, alle persone che credono di aver perso fiducia negli altri e nella vita, quando in realtà, se di perdita di fiducia si tratta, è quella in se stessi e nel proprio potenziale infinito.

venerdì 9 luglio 2021

RAGIONEVOLI DUBBI di Gianrico Carofiglio


Aeva già letto Gloss questo romanzo anni fa, quando l'egemonia letteraria dell'autore cult della CE Sellerio stava scemando per età. Inutile fare nomi agli attentissimi lettori di questo blog. Gloss ne rimase tanto piacevolmente colpita nel 2006 da rileggerlo per beneficiare i propri lettori della gioia di una buona lettura. Già all'epoca, pur non conoscendo Carofiglio, si scoprì a pensarlo un professionista della Legge, per fluidità della narrazione, per agilità nell'uso di termini legali, per consapevolezza di ciò che accade negli animi di pubblici ministeri, avvocati difensori, presidenti di corte, persino imputati e gruppi mafiosi. Per poi venire a conoscenza che Carofiglio lo è davvero nella vita reale. 

Si capisce che un'opera sia un'opera d'arte quando parla al cuore delle persone. Alla fine di questa seconda lettura, Gloss piange commossa, più della prima. Perché nel lasso di tempo tra la prima e la seconda, ha vinto cinque cause legali che la vedevano imputata ingiustamente. Ha vinto senza smettere di crederci. Come succede ai protagonisti di questo romanzo.

Consigliato a chi scrive di gialli legali per cogliere il meccanismo che porta al disvelamento della verità. 

mercoledì 30 giugno 2021

GENTE DI DUBLINO - passioni e storie di gente comune, di James Joyce


Apprezzò anni or sono Gloss l'ULISSE di Joyce, un flusso di coscienza che ogni intellettuale degno di tal definizione ha letto, almeno una volta nella vita. Oggi le capita tra le mani questa raccolta di racconti, che riporta allo sguardo del lettore una serie di tableaux, come foto polaroid, ambientati nella città irlandese ai tempi di Joyce, ma che potrebbero essere benissimo quelli contemporanei. Vi si esplicano i sentimenti, le gioie e i dolori,  sofferenze come contentezze delle genti cittadine. Lo stile dell'autore è tanto efficace da obbligare la Gloss a copiarne interi passaggi, tra cui il seguente, che rappresenta la chiusa non solo dell'ultimo racconto, ma dell'intera narrazione.

"Si posava a larghe falde sulle croci contorte e sulle lapidi, sulle punte del cancelletto, sugli sterili rovi spinosi. E lenta la sua anima si abbandonò mentre udiva la neve cadere lieve su tutto l'universo, lieve come la loro definitiva discesa, su tutti i vivi, su tutti i morti."

Consigliato a scrittori in erba che volessero apprendere come funziona un finale aperto, che non annoi mai il lettore.

martedì 29 giugno 2021

MOBY OLTRE OGNI LIMITE


"Quando pensavo di essere una persona spirituale e morigerata mi sentivo bene. Ma anche considerarmi una rockstar che soggiornava in suite costose e scopava con le spogliarelliste mi faceva sentire bene.

Quando riflettevo su questo paradosso mi buttavo in ragionamenti sofistici, dicendo che possedevo delle connessioni neuronali illuminate che mi permettevano di essere nel mondo, ma non del mondo."

"Avevo bevuto dodici o quattordici drink e sniffato crystal meth e cocaina. Avevo la vista annebbiata, ma mi sentivo come se il mio corpo fosse posseduto da un angelo caduto costantemente affamato che viveva in una busta della spazzatura piena di alcol e droghe. Ci spogliammo e facemmo sesso sul letto dove qualche ora prima avevo sniffato metamfetamina e scopato con Era." Mettete al posto di Era, una Giovanna Aurora Stefania Silvana Orietta qualsiasi e avrete la vita di Moby. 

Di fronte all'ennesimo libro autobiomusicale, Gloss si sarebbe aspettata parlasse di musica. 

Invece trattasi di mera operazione commerciale in vista dell'uscita imminente del nuovo album del Dj più famoso del mondo, che portò alla ribalta la possibilità di fare musica anche da parte degli incapaci come lui, che prendono pezzetti di musica altrui, stralci di brani cantati da altri, li frulla, li looppa e li porta al successo, conditi di MDMA e depressione. Il nuovo album sarà una raccolta di nuove invenzioni? No. Il remix di vecchi pezzi. Nessuna novità nemmeno qui. Come dice Moby di se stesso, "non è edificante". Ma leggetelo ugualmente, perché magari potreste scoprire che il primo passo verso la soluzione dei problemi è riconoscerli. 

martedì 1 giugno 2021

THE HEROIN DIARY di Nikki Sixx


 

Nella scia delle opere letterarie a sfondo musicale, Gloss sceglie il diario di un anno della vita di Nikki Sixx, leader di una band glam rock ormai sciolta, i Mötley Crüe, che ebbe - e ha tutt'ora - fans in tutto il mondo. Il libro in sé già vince per la grafica, azzardata quanto una vita piena di siringhe e bottiglie, rock e sesso. Forse il lettore medio rischia di perdersi tra invereconde illustrazioni, macchie e schizzi di sangue, testi stampati in rosso, fotografie di streap girls, immagini della band e di Nikki. Fino ad arrivare al punto di scioccare persino la Gloss, avvezza al peggio visivo, visto che fu Art Director nella Milano da Bere. Ma l'arte è shock ed è costretta ad affidare la comunicazione del proprio messaggio a immagini forti. Una volta superata l'impasse di una lettura non scorrevole a causa di siffatta veste grafica, il lettore prosegue nella lettura delle plurime disavventure deI protagonista, che fa risalire le cause della propria dipendenza alla famiglia disfunzionale d'origine. Padre di fatto sconosciuto e madre alle prese con tentativi di soddisfare svariati tipi di dipendenza, da quella affettiva a quella alcolica, Nikki si vede abbandonato ai nonni materni per tutta l'infanzia. Che sfocia poi in uno stile di vita adolescenziale, perdurante fino all'età adulta, fatto di rapporti superficiali con le donne, spesso spogliarelliste e prostitute, tanto da diventare protagoniste di un video che MTV censurerà. Senza entrare in merito al giudizio di vite altrui, Gloss però vede nelle famiglia disfunzionale, assieme allo stesso Nikki, la scaturigine della sua arte. Nikki se ne rende conto scrivendo di prostitute  "Perfette come solo l'imperfezione sa essere." 

Un appunto all'opera. I primi cinque quarti del libro sono occupati dalla pedissequa narrazione dei momenti legati alla droga e della relazione tossica che ne scaturisce con una donna in particolare, oltre che ai compagni di band. E sono relativi a un solo anno di vita. L'ultimo quinto, invece riferito a più anni, è ridotto a poche pagine. Eppure sono gli anni più costruttivi di Nikki, quelli di cui Gloss vorrebbe conoscere di più, entrare in profondità, al limite promuoverli, se non si trattasse di spoiler. Se mai Nikki vorrà scriverne una terza riedizione, dovrebbe farlo per Creare Valore ulteriormente dalle proprie disgrazie. 

Consigliato a chi volesse intraprendere il percorso di uscita dalla droga o da qualsiasi altro tipo di dipendenza e non a chi invece si aspettasse approfondimenti sulla musica dei Mötley Crüe.

domenica 23 maggio 2021

LA MIA CASA DI CAMPAGNA di Giovanni Comisso



Nato a Treviso al termine del 1800, fu a Fiume con D'Annunzio. Favorito da Montale, ricevette un premio Bagutta, un Viareggio, uno Strega. Un autore che Gloss non conosceva, né di fama né di scrittura. A volte, le due cose vanno di pari passo, altre no. Stimolo interessante per il suo spirito di ricerca, da esaurire - o forse nemmeno - in trattato letterario, non qui. Il nome di D'Annunzio è calamita per la Gloss pertanto, pur non conaoscendo l'arte del Comisso, approccia la sua opera con la curiosità di una fan. Sin dall'incipt, le pare evidente che il paragone con il Vate non regga. Il Comisso appare animato da uno spirito più verista alla Verga che sinestetico alla D’Annunzio, tuttavia gli argomenti trattati sono vicinissimi a una esperienza di vita della recensora da convincerla a non rescindere il patto tra scrittore e lettore, come i Dieci Diritti Imprescrittibiii di Pennac vorrebbero. La scrittura è fluida, anche se intimista. Gloss si esercita nel copiare lunghe descrizioni di situazioni, paesaggi, personaggi per esercitarsi in una modalità a lei sconosciuta e per chissà un domani, attivare la contaminatio dannunziana.
Consigliato ad appassionati di vita rurale, a chi volesse individuare le modalità di sboccio di un amore totalizzante, di impronta omosessuale o meno, non cambia. 

giovedì 4 marzo 2021

JIM MORRISON - THE END - vita erotica e lisergica di Re Lucertola - a cura di Mark Addams

Gloss prosegue il suo viaggio cerebrale nelle bio musicali, lei che tanto è ispirata dalla settima arte. Stavolta penetra nel mondo di Re Lucertola - come lo stesso Jim si faceva chiamare finché fu in vita - così come un battello militare penetra nei fiumi del Vietnam alla ricerca del Collonnello Kurtz.

Conosciuto e approfondito grazie al film di Francis Ford Coppola APOCALYPSE NOW dove il famoso pezzo dei Doors fa da intro preconizzatrice,  tramite questa nuova opera che lo riguarda, Gloss ne scopre la dimensione letteraria nata con Aldous Huxley e le sue "Porte della percezione", e passata attraverso Rimbaud uno dei poeti maledetti assieme a Blake, William S. Burroghs e i suoi Nudi Pasti, Friedrich Nietzsche e il delirio di onnipotenza che ne caratterizzò il suo pensiero, Carlos Castaneda e il suo Stregone dal peyote facile. Il libro le dipinge il ritratto di un ragazzo forte e sicuro di sé solo in apparenza, che cercò per tutta la sua breve bruciante vita la droga perfetta. E la trovò, ardendo, nell'alcool, fino a spegnersi. Ritratto impietoso e non agiografico, pur nella massima stima della produzione letterario musicale jimmorrisoniana - binomio in lui inscindibile, prima che cantante, poeta. Di se stesso.

Consigliato a ricercatori dell'Arte a trecentossessanta gradi: la troveranno nella vita - e nella morte - di Jim Morrison. Una vita vissuta ardendo, bruciandosi spesso fino all'auto estinzione.

 

martedì 23 febbraio 2021

ROCK IS DEAD - Il Libro nero sui misteri della Musica - di F.T.Sandman / Episch Porzoni

Titolo solo provocatorio perché gli autori - o, meglio, l'autore, poi vedremo perché - da immarcescibili speaker radiofonici sostenitori e ricercatori del rock in ogni sua forma, dal glam all'heavy metal, affermano piuttosto il

contrario: il rock è vivo e si rivifica attraverso i suoi proteiformi artisti. La morte o le morti cui il titolo si riferisce sono quelle dei suoi interpreti, non solo contemporanei. Gloss stupisce come lo spirito rock, inteso come rocambolesca spinta verso l'innovazione e lo shock degli strati meno sgamati della popolazione, sia comune a tutte le epoche e a ogni luogo, dal medioevo cinese a oggi, dal barocco italiano a quello austriaco, passando per nomi misconosciuti o notissimi a chiunque. Gloss vorrebbe raccontarveli uno a uno, cercando di trasmettere lo stesso stuporemeraviglia (tutto attaccato) che l'ha animata durante la lettura, ma sarebbe spoilerare. Vi può dire soltanto che un Paganini punk non lo si era mai visto. I due scrittori scrivono all'unisono, assumendo l'uno le vesti, la voce e la penna dell'altro, in una simbiosi perfetta che fa bene alla lettura, specie se siete anche semplici appassionati lettori di ogni genere. Meglio ancora se musicofili: arricchireste e di molto le vostre nozioni biografiche su tanti autori e musicisti, in sembianze rock, ma anche ne conoscereste di nuovi. Magari cinesi medioevali o insospettabili europei barocchi. Dove il termine rock si attesta sulla sua migliore accezione, ovvero ciò che si muove, che fa smuovere le masse e gli spiriti, che fa sfregare gli uni contro gli altri, anche solo per smussarne le asperità. O forse è proprio questa la funzione del rock: impratichirsi gli uni degli altri, per comprendersi meglio e ascoltare insieme solo buona musica.

Consigliato a coloro che amano leggere a prescindere dal genere per la divertente qualità di scrittura, anti convenzionale pur giocando con le regole fisse della nostra perfida grammatica; e, ovviamente, ai musicofili, che scopriranno tanti dettagli nuovi e inusitati delle bio dei loro beniamini. E ne avranno di nuovi, garantito rock.

giovedì 28 gennaio 2021

OZZY - LA STORIA di Ken Paisli

È la prima volta che Gloss si trova a recensire l’opera di un autore il cui ego è (apparentemente) così poco ipertrofico da voler persino sparire. Circa l’ipertrofismo degli autori prima o poi Gloss sarà costretta a scrivere un libro, se è vero che l’esercizio dello scrivere è prima di tutto terapia. E Gloss è animata da un ego gigantesco che vorrebbe poter trasformare in qualcosa di buono come le caramelle da sconosciuti, ma senza dover per forza essere pedofila. Anzi, per fare del bene a chiunque. A prescindere. La Gloss dunque stima a prescindere questo Ken Paisli che sul risguardo della quarta di copertina non rinuncia a un selfie, anche se con maschera conigliesca DavidLynchiana. In posa pseudo minacciosa, con dito puntato verso il lettore, indica chiaramente la posizione del proprio stile letterario. Infatti, in quella che dovrebbe essere la biografia di un grande, alla fine risulta lui stesso il Grande (Narratore), confermando il Forforisma Pastorology: "la modestia è madre di ipocrisia", che, tuttavia, nel caso del Paisli, non risulta fastidiosa. Premessa faticosa per dire che l’autore è un fan sfegatato dell’Ozzy (Gloss, nella sua mania da #maestrinadellapenna rossa, indagherà sul motivo per cui un entusiasta debba esser s-fegatato, cioè apparentemente  senza fegato). Si scopre quanto il presunto satanismo dei Black Sabbath sia semplice operazione di marketing attuata dalla casa discografica, e anche quanto Ozzy fosse un sempliciotto che subì bullismo da adolescente. Più che una bio, è un’agiografia, una vera e propria santificazione del papà dell’Heavy Metal, peraltro motivata per una come Gloss che ha cresciuto i propri figli a latte e metallo (in particolare, i pezzi duri e martellati degli Iron Maiden). Ozzy ha attraversato mille peripezie in fatto di salute uscendone indenne da poter assurgere di diritto a esempio di resilienza (Gloss sa bene che è in corso l’abbattimento ideologico di questo termine, eppure è preciso e puntuale, altro parimenti efficace non c’è).

Insomma, più che un’agiografia musicale, trattasi di un’agiografia di vitale importanza per chiunque stia attraversando in questo momento una qualsiasi tra le tante calamità della salute di Ozzy, in larga parte dovute a bevute colossali e stordimenti di varie sostanze.

La scampa sempre, tanto da meritarsi l’appellativo di Highlander.

Consigliato a coloro che amano la musica in generale, il rock duro e puro, specie se metallico e graffiante. Ma anche a chi assume stupefacenti o beve alcool per stupefarsi: Ozzy è lì a dirgli «Stai all’occhio, che di Ozzy duro e imperituro, ce n’è uno solo.»


mercoledì 27 gennaio 2021

IL COMMISSARIO VEGA - indagine di sola andata - di Antonio Infuso

Nel recensire emergenti, raramente la Gloss si è imbattuta in letteratura così buona e pure con audace identificazione tra autore e protagonista. Forse l'opera di Lanzetta e il suo Warrior, anche se si è trovata su piani diversi. Se quella di Lanzetta è più un fantasy d'azione testoteronica, quello di Infuso è un giallo quasi noir, dove quel "quasi" rappresenta un rischio accuratamente evitato dall'Infuso: ovvero lo scadimento nelle macchiette tipiche del genere. IL COMMISSARIO VEGA è sull'impronta di un Fruttini&Lucentero nella DONNA DELLA DOMENICA per le ambientazioni torinesi - e qui è un massimo apprezzamento per Infuso, innamorati tutti e tre di Torino come dell'intrigo. Però "la Ditta" è votata anche all'invenzione stilistica, con personaggi delineati a tutto tondo fin dalle prime battute, mentre Infuso usa un lessico più alla portata del lettore medio, anch'egli dando ita a personaggi a tutto tondo fin dall'inizio, escluso il commissario (sarà sapientemente costruito un perché col passare delle pagine, il lettore curioso dovrà aspettare il finale). Meriti? Demeriti? Gloss non vuole giudicare, perché votata all'impronta stilistica del Vate - leggi D'Annunzio - che persino inventò la tecnica della "contaminatio" pur di prendere a esempio i Grandi della Letteratura, pur di usare il loro lessico aulico, pur di recuperare termini desueti e caduti in disuso, pur di sbalordire fino allo scandalo, ovvero "épater le bougeois" - direbbero altri decadenti, Baudelaire e Rimbaud. Tuttavia, è anche vero che la giallistica si rivolge a un pubblico medio, senza pretendere di istruirlo più di quanto già non lo sia e nemmeno di scandalizzarlo. E così facendo, Infuso vende. E questo è un ulteriore apprezzamento di Gloss. Infatti, la vera domanda è: a che serve scrivere, se il messaggio non raggiunge il lettore? 

Tornando al romanzo di Infuso, si legge in velocità, grazie alla rapida successione di eventi, quasi un colpo di scena dietro l'altro, non si rimane delusi dalla mancanza di azione come in altri noir, il lettore giallista soddisfa la voglia di intrigo, senza degenerare nel banale reiterato. Certa giallistica contemporanea ha abituato la Gloss, invece, alla riproduzione di stilemi che hanno avuto successo, forse nella convinzione che sia tecnica sufficiente per bissarne il favore da parte dei lettori. A Gloss resta solo una domanda: perché questo sottotitolo, indagine di sola andata, quando in realtà si presagisce nettamente una successiva puntata?

Consigliato ai lettori appassionati di gialli in cerca di novità investigative e di personaggi fuori dai soliti schemi come il commissario Vega. Ah, no, come Antonio Infuso.