venerdì 21 aprile 2017

CHI SONO I PADRONI DEL MONDO

Si dice che le cose ti capitino nella vita proprio quando ti servono. La lettura di CHI SONO I PADRONI DEL MONDO di Noam Chomsky è arrivata come il famigerato “cacio sui maccheroni”, proprio durante un periodo di crisi nera in cui costantemente mi chiedevo chi, nel mondo, manipolasse chi: l'economia, la politica, gli intellettuali, le religioni, il popolino, gli ebrei, gli armamenti, i terroristi? 
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Coloro che cercassero una risposta nell'opera di Chomsky, non la troverà, o meglio, troverà una disamina lucidissima, supportata da puntigliose quanto corpose prove documentali (42 pagine di note bibliografiche), che dimostra un coacervo di funzioni, un agglomerato di reciproche influenze, dove i succitati elementi fanno fatica a distinguersi da tanto che sono compenetrati tra di loro. Chomsky si interroga (e interroga i lettori) su argomenti cruciali.

È sufficiente citare qualche titolo del suo scritto per capire la determinazione della sua mente e delle sue considerazioni, ad esempio: I terroristi volevano la fine del mondo. I memorandum sulle pratiche di tortura. La Magna carta, il suo destino e il nostro. La sicurezza di chi? Come Washington protegge se stessa e il settore privato. Gli Stati uniti: uno dei principali Stati terroristici.

Ne emergo frastornata, ma sempre più convinta che la rivoluzione debba partire dal basso, da noi stessi in noi stessi, per contagiare a macchia d'olio chi ci sta vicino, chi frequenta parimenti i nostri ambienti, fino ad arrivare a chi ci governa.

Vorrei concludere riportando la frase d'epilogo che Chomsky inserisce prima della parola FINE (mi accorgo solo ora che non c'è: esemplificativo!)
“Tornando alla domanda iniziale “Chi governa il mondo?” forse dovremmo porcene un'altra: “Quali principi e valori governano il mondo?” Questa dovrebbe essere la prima domanda per i cittadini degli Stati ricchi e potenti, che godono di uno straordinario tesoro di libertà, privilegio e opportunità grazie alle lotte di chi è venuto prima di loro e per i quali è giunto il momento di scegliere come affrontare problemi di immenso rilievo umano." (FINE? Non c'è, proprio come la nostra Rivoluzione Umana)

Consigliato agli ingenui come me che cercano di propagare il bene in un mondo dove apparentemente non ce n'è, agli ottimisti irriducibili perché hanno la potenza dell'entusiasmo dalla loro a sostenerli, a chi si è posta la domanda di Chomsky che dà il titolo al libro, senza però scadere nella depressione. Infatti, ai pessimisti, NO. Sconsigliato anche a chi vorrebbe addormentarsi leggendo.

lunedì 10 aprile 2017

LA RIVOLUZIONE DEL CONIGLIO

Credo di aver letto molti dei libri in circolazione che divulgano la gioia e l'entusiasmo e la fatica di essere felici, di quella felicità duratura che si trova nel praticare il buddismo di Nichiren Daishonin, ma ogni volta è un arricchimento di esperienze personali altrui, uniche nelle loro precipue caratteristiche individuali. Antonello Dose è un affermato autore radiofonico: da oltre una ventina d'anni conduce la trasmissione IL RUGGITO DEL CONIGLIO su Radio2, assieme a Marco Presta. Ma a suo dire, essere autore e conduttore radio non era nelle sue ambizioni.

Da ragazzo infatti si applicò tantissimo allo studio della recitazione con Grotowski, detto “nonno Grot” figura di spicco del Teatro d'Avanguardia, e Eugenio Barba, fondatore del Teatro Antropologico, due personalità di chiara fama nel mondo intero che gli insegnarono ad addomesticare il corpo. Ma mai gli fu data la possibilità di sperimentarsi sulle tavole del palcoscenico. Di sé, dice che è un lungagnone friulano, tutto sommato timido, ma soprattutto gayo. Dice di averci messo una decina d'anni per rendersi conto di essere omosessuale, un'altra decina d'anni per dirlo agli altri, genitori compresi, una terza decina d'anni per trovare l'amore vero in mezzo a tanti amorazzi sessuali. Ma di aver abbracciato subito la Legge Mistica dell'Universo, quando ancora in Italia erano pochi i praticanti, senza metterci troppa testa, tutto corpo, sperimentandone l'efficacia sulla propria pelle.

Non ho mai ascoltato il suo programma radiofonico, ma dal poco che ne ho potuto godere dalla pagina Facebook, si direbbe un programma in cui a farla da padrone è Marco Presta, spalleggiato dal lungagnone friulano Antonello Dose: nei video girati durante l'emissione radiofonica, si nota chiaramente quanto sia imbarazzato timidone, eppure si percepisce anche la voglia di superarsi, nella miglior tradizione buddista. Ho l'impressione che questi libri divulgativi di esperienze personali nell'avvicinamento al buddismo parlino ad ogni singolo lettore un linguaggio personalizzato. Ognuno ci vede riflesso il proprio vissuto, in funzione di quello che più desidera, in funzione del proprio stato vitale. Sono convinta che se li rileggessi tutti da capo, troverei di rilievo tante altre osservazioni che al momento della prima lettura non hanno vibrato perché ero in un differente stato vitale.

Nel mio caso e in questo momento, mi ha parlato al cuore perché ci ho rivisto l'esperienza viva di un mio congiunto che, dalla lettura de LA RIVOLUZIONE DEL CONIGLIO, trarrebbe grande beneficio e incoraggiamento, come chiunque sia ammalato di AIDS.

Consigliato a chi cerca energia, coraggio ed entusiasmo per realizzare il proprio illimitato potenziale creativo, a chi dispera di trovare l'amore per la propria vita, a chi sente di essere prossimo alla morte a causa di una malattia grave.

CALDO AMARO

Dietro indicazione di uno scrittore che stimo, Francesco Borrasso, da poco più di anno frequento un Social dedicato agli autori, affermati o nascenti che siano. Si chiama Nazione Indiana, che ha una sezione in cui gli emergenti possono proporsi, dal nome Eulalia. Non ho mai commentato, cercando solo di capire chi si nascondesse dietro a ciò cui stavo dando una scorsa. Da ultimo, invece, propongo in Eulalia cose mie e commento le altrui cose, sapendo di espormi al giudizio. So anche che però da quest'ultimo si può trarre crescita e nuovi contatti. Uno tra questi è l'emergente Sara Ferri che con tanto giusto orgoglio si vantava di aver ricevuto un riconoscimento per la sua opera CALDO AMARO.

Sara, che su Eulalia ha scelto lo pseudonimo di Autentica, il 17 marzo pubblica la seguente informazione: “Questa è stata una settimana colma di gioia e soddisfazioni. Terminata degnamente oggi con una notizia che mi riempie di orgoglio: l'assegnazione del primo premio, al mio libro Caldo Amaro che vince, così, il concorso "IoScrivo".”

Facendole le mie congratulazioni e invitandola a fare sempre meglio (ad esempio, completare su Eulalia i suoi interventi con un'auto presentazione letteraria), la invoglio a mandarmene una copia con il fine di recensirla. Accetta con entusiasmo e me ne manda il PDF. Fin dalle prime righe, percepisco qualità e profondità e leggerezza, di quella buona, che scaccia dubbi di superficialità.
La protagonista femminile, Noelia, è una giovane biologa multietnica che, oltre a lottare contro lo stereotipo della straniera in Italia, deve farlo pure contro quello della cicciona.
“E a dire il vero sono così carente di sesso, in questo periodo, che non potrei proprio dire di no a nessuno, nemmeno a lui.” dice la protagonista parlandoci di un amico a suo dire rivoltante. Noelia fa di tutto per apparirci tanto allegra che acida, arguta e pestifera, sgradita, sciatta, insomma moderatamente sfigata e, se solo non se ne compiacesse, si potrebbe quasi crederle.

“Una nostra compagna è stata assassinata, la gente piange e si dispera e tu vuoi sapere cosa ho combinato fino a oggi? E poi, siamo sinceri: non te n'è mai fregato niente di quello che facevo, non vedo perché dovrebbe interessarti adesso.” Mi guarda come se avessi la coda e mi fossero spuntate le corna.” Così Noelia ci presenta Marco, colui che fu un suo fidanzato adolescenziale senza che lui lo sapesse e che re-incontra nelle vesti di poliziotto ora che entrambi sono coinvolti nelle indagini della comune compagna di scuola, Arianna, assassinata. Va da sé che il poliziotto finalmente si accorge dell'esistenza di Noelia, che nel frattempo è sbocciata come un fiore. Si avvia una relazione tra i due.

Nel corso delle indagini scientifiche e poliziesche in cui la protagonista è coinvolta, si paragona costantemente con le ex compagne di scuola, belle, magre, slanciate, al limite dell'anoressia, ma anche molto morte. Sembra infatti che sia all'opera un serial killer che le ha prese di mira, decimandole.

Vigliacca, l'autrice inventa parallelamente alla storia tra Marco e Noelia, una sorta di tresca tra Noelia e il capitano di Mrco stesso. Gli permette di scoprire il tutto, facendolo incazzare di brutto e allontanarsi. Vigliacca quando scrive ciò che tutte le donne vorrebbero: che il partner (Marco) si ripigli e chieda scusa e torni indietro da Noelia e faccia l'amore con lei. No, no, queste cose non si fanno, se non per farsi amare dalle lettrici femminili.

Alla terza esplosione di movimenti sentimentali che mi inumidiscono le ciglia, capisco che mi trovo davanti a qualcosa di grosso e non parlo delle indagini, parlo della storia e dell'autrice. Sento coinvolgimento e identificazione in prima persona, due elementi imprescindibili perché una scrittura sia un'ottima scrittura, perché un plot buono sia appassionante. Marco prende la decisione di parlar chiaro col capitano, si sta innamorando di Noelia e deve marcare il territorio. Vigliacca, autrice vigliacca. Ogni donna vorrebbe accadesse così.

Poi arriva la scena del combattimento con il dobermann a ristabilire gli equilibri. Una scena non solo trash ma degna del miglior film splatter alla Tarantino.

“Gemo stordita. Provo ad alzarmi e mi accorgo che il corpo che riempio non è mio.” Ho scelto a caso una delle tante geniali descrizioni della Ferri, che, implacabile nella sua sorniona vigliaccheria, sceglie di far morire uno dei due pretendenti di Noelia.
“Ricordati di me” sussurro.” Altra lacrima. Ferri vigliacca.

“Ancora rabbia, vero?” Senza attendere risposta, mi spinge verso gli spogliatoi. “Andiamo, oggi voglio insegnarti l'arte di riversare la tua rabbia su un unico obiettivo: ferire l'avversario.” Un passaggio ancora tutto sommato “logico” in cui Noelia cerca di riprendersi la normalità attraverso un corso di autodifesa.
Poi però arriva una delle scene più traumatiche che abbia mai letto in un romanzo. Ho pianto per lo shock e la compassione. Mentre scrivo queste righe sono sconvolta. Non rivelerò nulla, ma so solo che la Ferri si rivela una grande scrittrice, che ci prepara sornionamente a cose consolatorie, per poi spararci in faccia tutta la sporcizia dell'animo umano. Fino alla scena dell'autodifesa avevo in mente di scrivere le Cose NO: ovvero, l'eccessivo sottolineare della grassezza di Noelia in un'epoca in cui c'è il ritorno delle donne curvy, e le date degli eventi, che lasciano intuire (erroneamente) il coinvolgimento diretto dell'autrice. Ma ora tutto è scomparso di fronte all'orrore.

L'autrice aggiunge altra carne al fuoco, spiegandoci la Sindrome di Klinefelter, anomalia cromosomica che non per questo giustifica un'anomalia comportamentale e, come se non bastasse, inserisce una coppia di gemelli eterozigoti. Da sempre gli scienziati si sono chiesti perché delle differenze comportamentali tra fratelli, o persino tra gemelli che condividono una buona fetta di cromosomi. Se si intuisce anche solo lontanamente cosa succede, nessuno può immaginare il finale. Nel consigliare alla Ferri di crearsi un profilo autore su GoodReads, di inserirvi il suo libro, di pensare ad una copertina più efficace, le invio il mio plauso.

“In quel momento ho sentito ciò che prova un assassino: la soddisfazione di vedere sgorgare la vita fuori da un corpo, per mano tua.”, pensa infine la protagonista. Come afferma nei ringraziamenti la Ferri, “in fondo c'è un po' di Noelia in tutte noi.”

Consigliato a sedicenti “affermati autori di gialli” al fine di una costruttiva autocritica, agli appassionati del genere e anche a quelli che come me non lo amano più di tanto, per lasciarsi piacevolmente sorprendere.