Dietro indicazione di uno scrittore che
stimo, Francesco Borrasso, da poco più di anno frequento un Social
dedicato agli autori, affermati o nascenti che siano. Si chiama
Nazione Indiana, che ha una sezione in cui gli emergenti possono
proporsi, dal nome Eulalia. Non ho mai commentato, cercando solo di
capire chi si nascondesse dietro a ciò cui stavo dando una scorsa.
Da ultimo, invece, propongo in Eulalia cose mie e commento le altrui
cose, sapendo di espormi al giudizio. So anche che però da
quest'ultimo si può trarre crescita e nuovi contatti. Uno tra questi
è l'emergente Sara Ferri che con tanto giusto orgoglio si vantava di
aver ricevuto un riconoscimento per la sua opera CALDO AMARO.
Sara, che su Eulalia ha scelto lo
pseudonimo di Autentica, il 17 marzo pubblica la seguente
informazione: “Questa è stata una settimana colma di gioia e
soddisfazioni. Terminata degnamente oggi con una notizia che mi
riempie di orgoglio: l'assegnazione del primo premio, al mio libro
Caldo Amaro che vince, così, il concorso "IoScrivo".”
Facendole le mie congratulazioni e
invitandola a fare sempre meglio (ad esempio, completare su Eulalia i
suoi interventi con un'auto presentazione letteraria), la invoglio a
mandarmene una copia con il fine di recensirla. Accetta con
entusiasmo e me ne manda il PDF. Fin dalle prime righe, percepisco
qualità e profondità e leggerezza, di quella buona, che scaccia
dubbi di superficialità.
La protagonista femminile, Noelia, è
una giovane biologa multietnica che, oltre a lottare contro lo
stereotipo della straniera in Italia, deve farlo pure contro quello
della cicciona.
“E a dire il vero sono così carente
di sesso, in questo periodo, che non potrei proprio dire di no a
nessuno, nemmeno a lui.” dice la protagonista parlandoci di un
amico a suo dire rivoltante. Noelia fa di tutto per apparirci tanto
allegra che acida, arguta e pestifera, sgradita, sciatta, insomma
moderatamente sfigata e, se solo non se ne compiacesse, si potrebbe
quasi crederle.
“Una nostra compagna è stata
assassinata, la gente piange e si dispera e tu vuoi sapere cosa ho
combinato fino a oggi? E poi, siamo sinceri: non te n'è mai fregato
niente di quello che facevo, non vedo perché dovrebbe interessarti
adesso.” Mi guarda come se avessi la coda e mi fossero spuntate le
corna.” Così Noelia ci presenta Marco, colui che fu un suo
fidanzato adolescenziale senza che lui lo sapesse e che re-incontra
nelle vesti di poliziotto ora che entrambi sono coinvolti nelle
indagini della comune compagna di scuola, Arianna, assassinata. Va da
sé che il poliziotto finalmente si accorge dell'esistenza di Noelia,
che nel frattempo è sbocciata come un fiore. Si avvia una relazione
tra i due.
Nel corso delle indagini scientifiche e
poliziesche in cui la protagonista è coinvolta, si paragona
costantemente con le ex compagne di scuola, belle, magre, slanciate,
al limite dell'anoressia, ma anche molto morte. Sembra infatti che
sia all'opera un serial killer che le ha prese di mira, decimandole.
Vigliacca, l'autrice inventa
parallelamente alla storia tra Marco e Noelia, una sorta di tresca
tra Noelia e il capitano di Mrco stesso. Gli permette di scoprire il tutto,
facendolo incazzare di brutto e allontanarsi. Vigliacca quando scrive
ciò che tutte le donne vorrebbero: che il partner (Marco) si ripigli
e chieda scusa e torni indietro da Noelia e faccia l'amore con lei.
No, no, queste cose non si fanno, se non per farsi amare dalle
lettrici femminili.
Alla terza esplosione di movimenti
sentimentali che mi inumidiscono le ciglia, capisco che mi trovo
davanti a qualcosa di grosso e non parlo delle indagini, parlo della
storia e dell'autrice. Sento coinvolgimento e identificazione in
prima persona, due elementi imprescindibili perché una scrittura sia
un'ottima scrittura, perché un plot buono sia appassionante. Marco
prende la decisione di parlar chiaro col capitano, si sta innamorando
di Noelia e deve marcare il territorio. Vigliacca, autrice vigliacca.
Ogni donna vorrebbe accadesse così.
Poi arriva la scena del combattimento
con il dobermann a ristabilire gli equilibri. Una scena non solo
trash ma degna del miglior film splatter alla Tarantino.
“Gemo stordita. Provo ad alzarmi e mi
accorgo che il corpo che riempio non è mio.” Ho scelto a caso una
delle tante geniali descrizioni della Ferri, che, implacabile nella
sua sorniona vigliaccheria, sceglie di far morire uno dei due
pretendenti di Noelia.
“Ricordati di me” sussurro.”
Altra lacrima. Ferri vigliacca.
“Ancora rabbia, vero?” Senza
attendere risposta, mi spinge verso gli spogliatoi. “Andiamo, oggi
voglio insegnarti l'arte di riversare la tua rabbia su un unico
obiettivo: ferire l'avversario.” Un passaggio ancora tutto sommato
“logico” in cui Noelia cerca di riprendersi la normalità
attraverso un corso di autodifesa.
Poi però arriva una delle scene più
traumatiche che abbia mai letto in un romanzo. Ho pianto per lo shock
e la compassione. Mentre scrivo queste righe sono sconvolta. Non
rivelerò nulla, ma so solo che la Ferri si rivela una grande
scrittrice, che ci prepara sornionamente a cose consolatorie, per poi
spararci in faccia tutta la sporcizia dell'animo umano. Fino alla
scena dell'autodifesa avevo in mente di scrivere le Cose NO: ovvero,
l'eccessivo sottolineare della grassezza di Noelia in un'epoca in cui
c'è il ritorno delle donne curvy, e le date degli eventi, che
lasciano intuire (erroneamente) il coinvolgimento diretto
dell'autrice. Ma ora tutto è scomparso di fronte all'orrore.
L'autrice aggiunge altra carne al
fuoco, spiegandoci la Sindrome di Klinefelter, anomalia cromosomica
che non per questo giustifica un'anomalia comportamentale e, come se
non bastasse, inserisce una coppia di gemelli eterozigoti. Da sempre
gli scienziati si sono chiesti perché delle differenze
comportamentali tra fratelli, o persino tra gemelli che condividono
una buona fetta di cromosomi. Se si intuisce anche solo lontanamente
cosa succede, nessuno può immaginare il finale. Nel consigliare alla Ferri di crearsi un profilo autore su GoodReads, di inserirvi il suo libro, di pensare ad una copertina più efficace, le invio il mio plauso.
“In quel momento ho sentito ciò che
prova un assassino: la soddisfazione di vedere sgorgare la vita
fuori da un corpo, per mano tua.”, pensa infine la protagonista.
Come afferma nei ringraziamenti la Ferri, “in fondo c'è un po' di
Noelia in tutte noi.”
Consigliato a sedicenti “affermati
autori di gialli” al fine di una costruttiva autocritica, agli
appassionati del genere e anche a quelli che come me non lo amano più
di tanto, per lasciarsi piacevolmente sorprendere.
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