martedì 28 giugno 2022

IL PRIMO DIO di Emanuel Carnevali

Stavolta Gloss, nell’acquistare il libro, si è lasciata convincere dal titolo in quanto le richiamava in un qualche modo la filosofia buddista.Per il buddismo di Nichiren Daishonin,che individua dieci stati dell’umanità, non quattro come Carnevali, l’unico dio presente nell’umanità risiede nei cuori determinati alla felicità, nostra e altrui. In effetti, il Carnevali racconta attraverso la voce in prima persona del protagonista (sé stesso,
forse) di aver trascorso “le ore che mancavano all’alba gridando che aveva trovato la formula della divinità e che questa è la formula: SÌ-NO, e SÌ e NO. Questa è la formula dell’accettazione e del diniego, allo stesso tempo e in tempi diversi, e se si fosse potuta raggiungere la simultaneità dell’accettazione e del diniego, allora la divinità sarebbe stata a portata di mano.(...) Avevo trovato la soluzione della vita nella formula: Dio è o Dio non è Dio né è, né non è Dio è assolutamente Dio non è assolutamente (...) Io ero il centro della terra; l’intero universo ruotava intorno a me. I quattro stati della mia mente si dovevano esprimere, ed erano in realtà espressi, da una sola frase: «Sì e no. Né sì né no. Sì o no».” Nel nome dei flussi di coscienza alla James Joyce, questo Emanuel Carnevali è un precursore della contemporaneità, della scomposizione della struttura letteraria, dell’esaltazione dell’animo nero alla Baudelaire.Scoperta piacevole che proseguirà nel tempo. Parola di Gloss.

lunedì 27 giugno 2022

ROL IL PRODIGIOSO di Nico Ivaldi

Gloss vorrebbe scrivere una recensione prodigiosa causa la simpatia dell’Ivaldi, astro emanatore di lucentezza giornalistica. Lo conobbe
editorialmente parlando raccogliendo da una bancarella di libri il suo «Manicomi torinesi. Dal ’700 alla legge Basaglia» la cui umanità la colpì favorevolmente, avendo ella stessa una figliola disabile. Il libro ROL IL PRODIGIOSO, un sensitivo italiano, le cui dimostrazioni, avvenute sempre in presenza di ospiti da lui selezionati, vennero interpretate variabilmente sia come autentici fenomeni paranormali sia come proprie di un prestidigitatore, proposto come romanzo, ha più della biografia, anzi, dell’agiografia: non spicca per verità storica e nemmeno per l’apporto di novità - spirituali o scientifiche che siano - al personaggio Rol. Gloss, che non giudica il Rol se non tramite l’azione dell’essersi parato dietro al pretesto divino per i suoi prodigi, forse si sarebbe aspettata una luce, oltre al già saputo. Se Ivaldi non fosse stato l’editorialista de La Stampa, se non fosse tuttora il direttore di “Piemonte Mese”, a Gloss verrebbe ispirazione di scrivere che ROL IL PRODIGIOSO altro non sia che mero puzzle di tanti altri libri - o pezzi da periodici - scritti negli anni sul personaggio Rol, di cui la bibliografia puntigliosamente riportata in chiusura del libro suggerirebbe quasi che Ivaldi si sia lasciato trascinare dal D’Annunzio nella tecnica della contaminatio. Se tuttavia Gloss ambisce di apparire tra le simpatie editoriali dell’Ivaldi, invece, scriverà che questo ROL IL PRODIGIOSO è un testo prodigiosamente imprescindibile dalla libreria di chiunque voglia garantirsi mente lucida e distaccata circa la conoscenza del fenomeno Rol. Curioso ma non troppo, testo consigliato ai curiosi ma non troppo.

mercoledì 22 giugno 2022

LA SETE di Giovanni Lucchese

Se si vuole leggere un romanzo erotico consolatorio, non si scelga questo, che è sì impregnato di sessualità, ma delle più bieche. Cioè, di quell’erotismo che è castigo, che è punizione, senza gioia, con tanta, troppa cattiveria umana. Narrato con splendida lucidità, crudele e
primordiale, Giovanni Lucchese sembra procedere su un percorso di scoperta personale che scava dentro sé stesso. Dal suo romanzo più rinomato, L’UCCELLO PADULO, a LA SETE, il suo linguaggio ha conosciuto una evoluzione (o involuzione, dipende da che punto lo si guardi, se con l’occhio dello scrittore o quello del lettore) verso la crudezza, la durezza, la primitività, la grossolanità, come per adattarsi ai due personaggi, protagonisti, un lui e una lei che sembrano vivere esistenze parallele, con pochi sconti verso la bellezza, l’estetica, il godimento, l'autocompiacimento. “La sete è quel bisogno spasmodico di qualcosa che non sai neanche tu cosa sia, né da dove provenga. L’unica cosa che sai è che, se non la soddisfi, finirà con l’ucciderti.” Da autrice con la presunzione precipua di trasmettere alle altre persone esperienze e soluzioni alle sofferenze della vita, Gloss suppone si debba assoggettare la narrazione alla propria voce, non l’esatto contrario, come accade invece a Lucchese, che ha una scuola di scrittura creativa come tutti gli scrittori che non riescono a vivere della propria scrittura. Durezza di linguaggio, senza sconti nemmeno allo stesso autore, che si percepisce presente, nonostante la narrazione sia in prima persona, in forma di diario doppio. Fin dalle prime pagine, Gloss coglie un legame tra i due, non palesato, ma profondo. Entrambe le persone hanno gusti sessuali precisi e diretti verso l'auto condanna. Per non spoilerare, Gloss si arresta ad affermare che la narrazione infine, perdendosi nelle minuziose quanto splatter descrizioni delle loro pratiche sessuali, appare fine a se stessa, quindi noiosa, soprattutto a una come lei che seleziona romanzi erotici per la propria casa editrice e che diede un nuovo titolo alle famose cinquanta sfumature di… noia. Il finale, un po’ scarno rispetto alla quantità e alla qualità delle pagine che lo precede, è tuttavia sorprendente come nei migliori noir. Tutto sommato, Gloss sente che l’urgenza del Lucchese nello scrivere questo romanzo risieda nella spettacolarizzazione delle consuetudini rituali di certa sessualità sperimentale. Copertina strepitosa: è proprio lei che ha convinto la Gloss a comprare il libro.