Questo che ho appena concluso di
leggere è il terzo romanzo di Dino Buzzati, dopo IL SEGRETO DEL
BOSCO VECCHIO e BARNABO DELLE MONTAGNE. Non avrei letto BARNABO se
prima non avessi apprezzato IL SEGRETO. Sebbene opere distinte da una
certa acerbità, le gradii a tal punto da cercare altro Buzzati, che
fino ad allora mi ero rifiutata di leggere, come spesso mi accadde
nella mia vita da lettrice inveterata e snob se trattavasi di autore
imposto dall'intellighenzia italiana.
Romanzi, raccolte
di novelle e racconti, libretti per musica, cinema, cataloghi d'arte
e opere grafiche, teatro, poesia, giornalismo, per tutta la vita Buzzati ha
accompagnato l'attività di scrittore a quella di pittore, anzi, per
suo stesso dire, fu un pittore che per hobby era anche scrittore. Ben
si scorge l'attitudine all'osservazione dell'ambiente necessaria ad
un pittore già nelle note scritte. Nei primi due romanzi, spiccano
efficacemente i paesaggi delle sue amate Dolomiti, come dipinti a
parole. In UN AMORE, che resta il suo ultimo romanzo avvinghiato alla
maturità, scorci di Milano sono finemente abbozzati in quadri con
l'olio delle parole, come se ne vedevano un tempo nelle botteghe dei
Navigli.
Laide: sporca, brutta, sozza, lurida,
immonda, schifosa, ripugnante, nauseante, rivoltante, orrida,
repellente, sordida. Buzzati, nella cui narrazione traspare qualcosa
di autobiografico, ha trovato il nome più adatto alla sua
giovanissima protagonista, Adelaide, il cui diminutivo non è Ade, né
Dede, ma LAIDE. La cronaca è intrisa delle sue laide manovre per
circuire l'ignavo e abulico anzianotto protagonista, che, forse
proprio per il suo carattere, è avvezzo solo all'amore prostituito,
rifuggente da quello vero. Eppure si sente vivo nel tormento. Eppure
la Laide lo rifugge, perché sebbene prostituta, anch'ella ha
un'anima che si ribella agli incastri economici dell'accidioso
vecchierello. Eppure la sua storia “d'amore” si conclude forse
nell'unica forma per lui possibile di vero amore: la sorpresa
dell'arrivo di un bébé. Ne fu tratto due anni dopo un film, il cui
protagonista, un Rossano Brazzi in splendida forma, appositamente
invecchiato, interpreta l'alter ego di Buzzati.
Consigliato a chi volesse capire i
meccanismi di certi presupposti amori, solo malati, ai pittori di
parole, a chi volesse ambire a descrizioni scritte efficaci come
quadri ad olio, agli appassionati di "amore" mercenario, necessariamente virgolettato.
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