domenica 23 maggio 2021

LA MIA CASA DI CAMPAGNA di Giovanni Comisso



Nato a Treviso al termine del 1800, fu a Fiume con D'Annunzio. Favorito da Montale, ricevette un premio Bagutta, un Viareggio, uno Strega. Un autore che Gloss non conosceva, né di fama né di scrittura. A volte, le due cose vanno di pari passo, altre no. Stimolo interessante per il suo spirito di ricerca, da esaurire - o forse nemmeno - in trattato letterario, non qui. Il nome di D'Annunzio è calamita per la Gloss pertanto, pur non conaoscendo l'arte del Comisso, approccia la sua opera con la curiosità di una fan. Sin dall'incipt, le pare evidente che il paragone con il Vate non regga. Il Comisso appare animato da uno spirito più verista alla Verga che sinestetico alla D’Annunzio, tuttavia gli argomenti trattati sono vicinissimi a una esperienza di vita della recensora da convincerla a non rescindere il patto tra scrittore e lettore, come i Dieci Diritti Imprescrittibiii di Pennac vorrebbero. La scrittura è fluida, anche se intimista. Gloss si esercita nel copiare lunghe descrizioni di situazioni, paesaggi, personaggi per esercitarsi in una modalità a lei sconosciuta e per chissà un domani, attivare la contaminatio dannunziana.
Consigliato ad appassionati di vita rurale, a chi volesse individuare le modalità di sboccio di un amore totalizzante, di impronta omosessuale o meno, non cambia. 

Nessun commento:

Posta un commento