Gloss lesse un secolo fa (e non è solo un modo di dire) l'opera omnia di Mishima in quanto teorizzatore della morte rituale. Era alla sua prima, più drammatica decisione della propria vita. Da cattolica praticante, arrivata illibata al matrimonio, avrebbe dovuto scegliere tra il rispetto del sacro vincolo matrimoniale e la libertà da un uomo che la tradiva. E, incapace di scelta, incapace di riconoscere un fallimento, considerò di togliersi d'impaccio, negandosi la sopravvivenza. Ma prima del gesto definitivo, suppose di lasciarsi consigliare da un letterato che passò prima di lei da quella tragedia.
Alla fine, proprio dalla lettura di Mishima, comprese l'aspetto vigliacco del suicida e decise coraggiosamente per la vita. A distanza di un trentennio, venuta a conoscenza del suicidio del fratello di un'amica, riprende il testo di Mishima che maggiormente la impressionò. Non si parla apertamente di suicidio, ma di come il protagonista, sensibile ai più piccoli dettagli, si lasci trasportare proprio da questi verso la conferma di un auto nichilismo, dell'inutilità della propria esistenza. Lo si legge tra le righe, mai è palesata la necessità di sparire come essere umano. Ma risulta evidente come questo auto annullarsi rivesta in fondo i due aspetti. Da una parte, diventi nerbo fustigatore dei presunti responsabili dell'auto distruzione. Dall'altra, fuga dalle difficoltà della vita reale. Se Gloss è ancora qui a scrivervelo , è proprio grazie a Mishima. Scelse di vivere, perché la vita richiede coraggio. Ed è proprio grazie a Mishima che Gloss impara la differenza tra Hara-kiri e Seppuku.
Hara-kiri è la lettura giapponese Kun-yomi dei caratteri; poiché divenne uso comune preferire la lettura cinese negli annunci ufficiali, negli scritti si impose l'uso del termine seppuku. Quindi hara-kiri è un termine del registro parlato, mentre seppuku è un termine del registro scritto per indicare lo stesso atto.
Consigliato agli aspiranti suicidi, alle persone che credono di aver perso fiducia negli altri e nella vita, quando in realtà, se di perdita di fiducia si tratta, è quella in se stessi e nel proprio potenziale infinito.
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