Gloss lo ammette, in chiusura si è commossa. La Foer, vecchia volpona, scrive il proprio coccodrillo parlando di sé (un ego mostruosamente trofico che sa trasformare a beneficio del divertimento altrui). È il momento più alto del suo libro, colmo di autoreferenzialità, tutto sommato non scoppiettante come i monologhi con la Ornella cui ci ha abituati ormai da anni. Un'autoreferenzialità quasi dimessa, tra il mesto e il malinconico, che fa saggia tenerezza. Fino a questa uscita letteraria, Gloss considerava la Drusilla come l'unica forma possibile oggi in Italia di critica sociale, con pure quella punta di sagace ironia cattiva. Il libro non è così. Per questo verso soltanto delude. Ma recupera benissimo quando Gloss si identifica in un aforisma della Drusilla, che tosto fa suo:
"Devo ammettere che l'attitudine ottimista che mi caratterizza trasforma quasi sempre pochi dettagli di qualità in uomini meravigliosi. Fallendo spesso.
Drusilla Foer"
Consigliato a vedove allegre, single impenitenti e vogliosi di libertà senza giudizi.
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