giovedì 13 dicembre 2018

IL SUONO DELLA SOLITUDINE Piccole storie da raccontare a te stesso


Un monologo interiore che qua e là produce brillanti piccolezze da far quasi pensare ad un testamento letterario. In IL SUONO DELLA SOLITUDINE Piccole storie da raccontare a te stesso di Michele Marziani si reperiscono tante pepite meditative che costruiscono un cammino spirituale. Ritengo sia questa la motivazione per la quale l'opera del Marziani sia stata inserita nella collana Piccola Filosofia di Viaggio di Ediciclo.

“Ti aiuta incredibilmente la lingua che ti ospita: solitude è la solitudine buona, quella su cui stai scrivendo; loneliness è quella cattiva, che non augureresti mai a nessuno.” In questa sentenza è racchiuso tutto il libro e il sentire dell'autore che ci parla di sé, in un immenso soliloquio che vorrebbe essere modesto, ma non lo è. La modestia è madre di ipocrisia, cit. Forforismi Pastorology. Infatti Marziani è tutto tranne che ipocrita.

“Allora fai quello che veramente hai pensato: prendi un vecchio cappello a falde tese, nero, infili nella fascia di raso una piuma azzurra che strappi dall’acchiappasogni appeso allo stipite della porta, lo metti in testa, sbirci di nuovo lo specchio, respiri forte e cominci a scrivere. Questo è uno dei tanti vantaggi della solitudine: non dover rendere conto a nessuno di cosa indossi.”, “Ragioni con la tua testa che è, appunto, l’unica che hai. E sei grato allora a quella ricerca che ti mette in piedi, anzi ti rimette al mondo, prima con un’anca in titanio e poi, molto più avanti, con un ginocchio dello stesso materiale. Suoni agli aeroporti. Ti aiuta a imparare le lingue: sai dire delle tue protesi in un’infinità di idiomi.” Anche il Marziani, come me, deve sapere che l'ironia salverà il mondo. Questo è un elemento nuovo nella sua letteratura, forse solo talvolta sfiorato nel suo melodrammatico UMBERTO DEI.

Del calcio “comprendi anche che a te di quel mondo non interessa nulla. Solo di una cosa ti innamori per sempre: di una scrittura che svetta beffarda e caparbia sulle altre, quella di Gianni Brera.” E qui salta all'occhio il risultato delle nostre epistole contemporanee: da tempo sto lavorando su cose di Gianni Brera per farle mie nel sentire e nello scrivere. Ringrazio Marziani per essersi avvicinato.

“Hai un curriculum fatto di lavori, intesi come mestieri, di cui di solito non ci si vanta: il manovale, lo spazzino, il boscaiolo, l’operaio; alcuni più creativi come il costruttore di borse di cuoio e orecchini in pietre dure, più altre cose talmente occasionali da non meritare citazioni. Devi chiantarti una notte in moto a centoquaranta all’ora per cominciare a vivere di scrittura. Tutti rotti si campa di poche altre cose.” Mi sono sempre chiesta quale tipo di lavori avesse fatto il Marziani prima di diventare scrittore a tempo pieno. Mi pare che qui abbia risposto, perfettamente allineato al personaggio che ha sapientemente costruito di sé.

“... senti il fiato sul collo degli aspiranti scrittori, degli amici, dei conoscenti, ognuno con un libro da leggere, un manoscritto imperdibile da valutare, la paura di essere dimenticati, la richiesta di performance letterarie impossibili. Hai imparato a obbligarti a fare con calma. È la tua disciplina. Poco importa se ormai il tempo di lettura di un libro sulla tua scrivania supera i sei mesi.” L'hai fatto anche con me, maldetto bastardo. Ma con affetto. Anche perché la tua casa editrice di allora accettò di mettermi sotto contratto per una raccolta di racconti contro l'uso improprio degli stereotipi (STEREOTIPI A BAGNOMARIA). Ora però in cerca di editore, perché il primo non pubblicherà nulla più per sopravvenute difficoltà.

“... tutto quel riempire gli armadi, non è poi molto lontano da quando gli indiani d’America si facevano irretire dagli europei con qualche specchietto e un po’ di perline colorate. C’è un mondo là fuori che ha a cuore solo di riempirti i cassetti, si chiama consumismo.”, “Ecco che impari una (...) cosa: che meno oggetti hai intorno, più c’è spazio per te. Che meno soldi ti servono, meno, forse, puoi lavorare. Non solo. Aumenta anche la qualità di quello che fai.” Una tematica proposta in tante opere del Marziani, condivisibile dai più.

“Ma tante cose sono difficili da amare nella malattia. E probabilmente anche nella vecchiaia. Anziani e malati stanno sempre più spesso nel popolo dei soli, non in quello dei solitari.” Ecco, sì, si direbbe proprio un testamento.

Il lago alpino “È incastonato nella bellezza del nulla e tu sei lì, da solo, a scrivere queste righe. A pensare alla vita che è l’unica cosa che hai.”, “Non sei avaro e neppure altezzoso, semplicemente coltivi e a volte difendi l’unica cosa che davvero possiedi: te stesso. Non hai altro. Nessuno ha altro. Tutto quel prodigarsi per il prossimo nasconde sempre un’insidia, un desiderio che renderebbe tutto più facile se venisse confessato. Sei buono perché vuoi il regno dei cieli? Perché ti gratifica vedere il sorriso nella persona che aiuti? Perché hai scoperto nell’altro lo specchio di te? Perché desideri un riconoscimento pubblico?”,“Sei seduto sui rami di un immenso cedro del libano, quando scrivi di Dio e dintorni. Non dici che sei attratto da sempre dalle solennità delle religioni e dalle regole monastiche. Nascondi che se dovessi mai convertirti lo faresti al druidismo. O al taoismo. Fai bene a non dirlo. Disegni un Budda, una casa sull’albero e san Brendano che naviga verso Ovest.” Una serie di sentire buddisti, fiera di averglieli trasmessi anch'io.

“Trovare un po’ di silenzio nel quale ricomporre le idee, riordinare il presente, immaginare il futuro. Un posto magico, specie se sei da solo.” Il futuro? Quale futuro, per un nichilismo cosmico come il suo? La contraddizione regna sovrana. Ma anche vero che... “... grazie alla solitudine sei stato sempre in fin troppa compagnia. Hai amici, non moltissimi, ma forti, intensi, veri, importanti.”,“ E sei felice, perché sei dentro a un’altra contraddizione, vorresti la solitudine delle tue giornate e la notorietà dei riflettori.” … che contraddirsi è segno di intelligenza. E il Marziani ne è ricolmo.

“«Ogni viaggio è il più bel viaggio del mondo. Non fanno il viaggio né la lunghezza né la durata,
né le così dette meraviglie, i capolavori che ci può permettere di vedere. Il viaggio è fatto in primo luogo di se stesso.” Il Marziani cita Giorgio Manganelli, ma a me par di sentire parlare il poeta greco di Itaca. Kostantinos Kavafis. “Sul taccuino quella frase di Lao Tzu che senti tanto tua: «Un buon viaggiatore non ha piani precisi e il suo scopo non è arrivare.»”

Lezioni grandi di vita piccola: “Nell’aver avuto in regalo dalla vita la capacità di guardarti da fuori. Di essere altro a te stesso. Un altro che sa prenderti in giro se serve, smascherarti se stai mentendo, rimarcare con un sospiro la gravità della situazione.”, “Pensi che ognuno debba trovare la propria strada e possa trovarla da solo. Proprio per questo stare appartati, acquattati, in silenzio, in disparte, aiuta a riflettere, a capire dove si vuole andare. Dove il tuo tempo ti chiama, qual è la tua inclinazione, il tuo desiderio, il motivo per cui stai al mondo. Tu stai qui per i libri. Per tutti quelli che leggi, che ogni giorno ti raccontano di te cose che non sai, ti portano nei mondi degli altri, ti fanno compagnia, ti permettono di capire la vita e quindi di affrontarla. Nulla come un romanzo ti consente di conoscere e di capire, di avventurarti nei meandri della realtà senza doverti mettere quella corazza di cinismo necessaria per affrontare l’attualità.”.

E anche grandi lezioni di letteratura, che soprendentemente fanno un ritratto:“Una grande manciata di lettori affezionati, vicini, persino indignati perché non vinci anche tu il Premio Strega. Sorridi felice a questa comunità temporanea che ti accompagna con affetto e ti sostiene. Da sempre credi che sia bello scrivere per loro perché loro sono i tuoi lettori. Non i compratori di libri, i lettori, quelli che ti raccontano che non sono riusciti a spegnere la luce prima della parola fine.” Fanno un ritratto. Il mio. DA SOLA.

“... leggere, camminare e cucinare sono i pilastri di una solitudine che incanta.” a parte, che già mi sembra una chiusura efficace, il finale sconfessa l'aria di testamento, ma non spoilero. Dovete leggerlo per commuovervi come è accaduto a me. Bravo, sempre più bravo il Marziani. Un vero miracolo della solitudine.

Le solite immancabili considerazioni sulla vendibilità dell'opera tramite la copertina da ex Art Director pubblicitaria della Milano da Bere: personalmente, da uno di quegli immensi bancali che popolano le librerie, l'avrei prelevato. Copertina che, curiosamente, pur essendo uno scrittore d'alta montagna, presenta il mare. Altra contraddizione. La quinta stellina su GoodReads è sua.

Consigliato ai sostenitori che via dalla pazza folla ma anche a quelli che non potrebbero resistere senza le loro smoggate città, ad aspiranti scrittori che nel percorso narrativo del Marziani (dal CAVIALE DEL PO alla FIGLIA DEL PARTIGIANO O'CONNOR, passando per FOTOGRAMMI IN 6X6 ) possono recuperare inenarrabili lezioni di scrittura – e di vita.

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