Un monologo interiore che
qua e là produce brillanti piccolezze da far quasi pensare ad un
testamento letterario. In IL SUONO DELLA SOLITUDINE Piccole storie da
raccontare a te stesso di Michele Marziani si reperiscono tante
pepite meditative che costruiscono un cammino spirituale. Ritengo sia
questa la motivazione per la quale l'opera del Marziani sia stata
inserita nella collana Piccola Filosofia di Viaggio di Ediciclo.
“Ti aiuta
incredibilmente la lingua che ti ospita: solitude è la solitudine
buona, quella su cui stai scrivendo; loneliness è quella cattiva,
che non augureresti mai a nessuno.” In questa sentenza è racchiuso
tutto il libro e il sentire dell'autore che ci parla di sé, in un
immenso soliloquio che vorrebbe essere modesto, ma non lo è. La
modestia è madre di ipocrisia, cit. Forforismi Pastorology. Infatti
Marziani è tutto tranne che ipocrita.
“Allora fai quello che
veramente hai pensato: prendi un vecchio cappello a falde tese, nero,
infili nella fascia di raso una piuma azzurra che strappi
dall’acchiappasogni appeso allo stipite della porta, lo metti in
testa, sbirci di nuovo lo specchio, respiri forte e cominci a
scrivere. Questo è uno dei tanti vantaggi della solitudine: non
dover rendere conto a nessuno di cosa indossi.”, “Ragioni con la
tua testa che è, appunto, l’unica che hai. E sei grato allora a
quella ricerca che ti mette in piedi, anzi ti rimette al mondo, prima
con un’anca in titanio e poi, molto più avanti, con un ginocchio
dello stesso materiale. Suoni agli aeroporti. Ti aiuta a imparare le
lingue: sai dire delle tue protesi in un’infinità di idiomi.”
Anche il Marziani, come me, deve sapere che l'ironia salverà il
mondo. Questo è un elemento nuovo nella sua letteratura, forse solo
talvolta sfiorato nel suo melodrammatico UMBERTO DEI.
Del calcio “comprendi
anche che a te di quel mondo non interessa nulla. Solo di una cosa ti
innamori per sempre: di una scrittura che svetta beffarda e caparbia
sulle altre, quella di Gianni Brera.” E qui salta all'occhio il
risultato delle nostre epistole contemporanee: da tempo sto lavorando
su cose di Gianni Brera per farle mie nel sentire e nello scrivere.
Ringrazio Marziani per essersi avvicinato.
“Hai un curriculum
fatto di lavori, intesi come mestieri, di cui di solito non ci si
vanta: il manovale, lo spazzino, il boscaiolo, l’operaio; alcuni
più creativi come il costruttore di borse di cuoio e orecchini in
pietre dure, più altre cose talmente occasionali da non meritare
citazioni. Devi chiantarti una notte in moto a centoquaranta all’ora
per cominciare a vivere di scrittura. Tutti rotti si campa di poche
altre cose.” Mi sono sempre chiesta quale tipo di lavori avesse
fatto il Marziani prima di diventare scrittore a tempo pieno. Mi pare
che qui abbia risposto, perfettamente allineato al personaggio che ha
sapientemente costruito di sé.
“... senti il fiato sul
collo degli aspiranti scrittori, degli amici, dei conoscenti, ognuno
con un libro da leggere, un manoscritto imperdibile da valutare, la
paura di essere dimenticati, la richiesta di performance letterarie
impossibili. Hai imparato a obbligarti a fare con calma. È la tua
disciplina. Poco importa se ormai il tempo di lettura di un libro
sulla tua scrivania supera i sei mesi.” L'hai fatto anche con me,
maldetto bastardo. Ma con affetto. Anche perché la tua casa editrice
di allora accettò di mettermi sotto contratto per una raccolta di
racconti contro l'uso improprio degli stereotipi (STEREOTIPI A
BAGNOMARIA). Ora però in cerca di editore, perché il primo non pubblicherà nulla più per sopravvenute difficoltà.
“... tutto quel
riempire gli armadi, non è poi molto lontano da quando gli indiani
d’America si facevano irretire dagli europei con qualche
specchietto e un po’ di perline colorate. C’è un mondo là fuori
che ha a cuore solo di riempirti i cassetti, si chiama consumismo.”,
“Ecco che impari una (...) cosa: che meno oggetti hai intorno, più
c’è spazio per te. Che meno soldi ti servono, meno, forse, puoi
lavorare. Non solo. Aumenta anche la qualità di quello che fai.”
Una tematica proposta in tante opere del Marziani, condivisibile dai
più.
“Ma tante cose sono
difficili da amare nella malattia. E probabilmente anche nella
vecchiaia. Anziani e malati stanno sempre più spesso nel popolo dei
soli, non in quello dei solitari.” Ecco, sì, si direbbe proprio un
testamento.
Il lago alpino “È
incastonato nella bellezza del nulla e tu sei lì, da solo, a
scrivere queste righe. A pensare alla vita che è l’unica cosa che
hai.”, “Non sei avaro e neppure altezzoso, semplicemente coltivi
e a volte difendi l’unica cosa che davvero possiedi: te stesso. Non
hai altro. Nessuno ha altro. Tutto quel prodigarsi per il prossimo
nasconde sempre un’insidia, un desiderio che renderebbe tutto più
facile se venisse confessato. Sei buono perché vuoi il regno dei
cieli? Perché ti gratifica vedere il sorriso nella persona che
aiuti? Perché hai scoperto nell’altro lo specchio di te? Perché
desideri un riconoscimento pubblico?”,“Sei seduto sui rami di un
immenso cedro del libano, quando scrivi di Dio e dintorni. Non dici
che sei attratto da sempre dalle solennità delle religioni e dalle
regole monastiche. Nascondi che se dovessi mai convertirti lo faresti
al druidismo. O al taoismo. Fai bene a non dirlo. Disegni un Budda,
una casa sull’albero e san Brendano che naviga verso Ovest.” Una
serie di sentire buddisti, fiera di averglieli trasmessi anch'io.
“Trovare un po’ di
silenzio nel quale ricomporre le idee, riordinare il presente,
immaginare il futuro. Un posto magico, specie se sei da solo.” Il
futuro? Quale futuro, per un nichilismo cosmico come il suo? La
contraddizione regna sovrana. Ma anche vero che... “... grazie alla
solitudine sei stato sempre in fin troppa compagnia. Hai amici, non
moltissimi, ma forti, intensi, veri, importanti.”,“ E sei felice,
perché sei dentro a un’altra contraddizione, vorresti la
solitudine delle tue giornate e la notorietà dei riflettori.” …
che contraddirsi è segno di intelligenza. E il Marziani ne è
ricolmo.
“«Ogni viaggio è il
più bel viaggio del mondo. Non fanno il viaggio né la lunghezza né
la durata,
né le così dette
meraviglie, i capolavori che ci può permettere di vedere. Il viaggio
è fatto in primo luogo di se stesso.” Il Marziani cita Giorgio
Manganelli, ma a me par di sentire parlare il poeta greco di Itaca.
Kostantinos Kavafis. “Sul taccuino quella frase di Lao Tzu che
senti tanto tua: «Un buon viaggiatore non ha piani precisi e il suo
scopo non è arrivare.»”
Lezioni grandi di vita
piccola: “Nell’aver avuto in regalo dalla vita la capacità di
guardarti da fuori. Di essere altro a te stesso. Un altro che sa
prenderti in giro se serve, smascherarti se stai mentendo, rimarcare
con un sospiro la gravità della situazione.”, “Pensi che ognuno
debba trovare la propria strada e possa trovarla da solo. Proprio per
questo stare appartati, acquattati, in silenzio, in disparte, aiuta a
riflettere, a capire dove si vuole andare. Dove il tuo tempo ti
chiama, qual è la tua inclinazione, il tuo desiderio, il motivo per
cui stai al mondo. Tu stai qui per i libri. Per tutti quelli che
leggi, che ogni giorno ti raccontano di te cose che non sai, ti
portano nei mondi degli altri, ti fanno compagnia, ti permettono di
capire la vita e quindi di affrontarla. Nulla come un romanzo ti
consente di conoscere e di capire, di avventurarti nei meandri della
realtà senza doverti mettere quella corazza di cinismo necessaria
per affrontare l’attualità.”.
E anche grandi lezioni di
letteratura, che soprendentemente fanno un ritratto:“Una grande
manciata di lettori affezionati, vicini, persino indignati perché
non vinci anche tu il Premio Strega. Sorridi felice a questa comunità
temporanea che ti accompagna con affetto e ti sostiene. Da sempre
credi che sia bello scrivere per loro perché loro sono i tuoi
lettori. Non i compratori di libri, i lettori, quelli che ti
raccontano che non sono riusciti a spegnere la luce prima della
parola fine.” Fanno un ritratto. Il mio. DA SOLA.
“... leggere, camminare
e cucinare sono i pilastri di una solitudine che incanta.” a parte,
che già mi sembra una chiusura efficace, il finale sconfessa l'aria
di testamento, ma non spoilero. Dovete leggerlo per commuovervi come
è accaduto a me. Bravo, sempre più bravo il Marziani. Un vero
miracolo della solitudine.
Le solite immancabili
considerazioni sulla vendibilità dell'opera tramite la copertina da
ex Art Director pubblicitaria della Milano da Bere: personalmente, da
uno di quegli immensi bancali che popolano le librerie, l'avrei
prelevato. Copertina che, curiosamente, pur essendo uno scrittore d'alta montagna, presenta il mare. Altra contraddizione. La quinta stellina su GoodReads è sua.
Consigliato ai
sostenitori che via dalla pazza folla ma anche a quelli che non
potrebbero resistere senza le loro smoggate città, ad aspiranti
scrittori che nel percorso narrativo del Marziani (dal CAVIALE DEL PO alla FIGLIA DEL PARTIGIANO O'CONNOR,
passando per FOTOGRAMMI IN 6X6 ) possono recuperare inenarrabili lezioni di scrittura – e di vita.
Nessun commento:
Posta un commento