Ettore
Giussardi padre, il morto. Marcello Giussardi figlio, scapestrato
scultore, il sospettato. Adele Giussardi, la drogata vagabonda,
l'altra figlia sospettata. La madre Manuela, MILF per usare un a
cronimo ben poco elegante, ma efficace, un'altra sospettata ancora.
In mezzo i due milioni di euro di un'assicurazione sulla vita. Tra
balordi, drogati e spacciatori. E Fulvio Rangoni, detective privato
amico di Marcello.
E
ancora improbabili Girasole, inconsapevoli star del porno, guru
pedofili, grossolani gangster tatuati, albanesi disadattati. Un mix
esplosivo per un giallo nella tradizione Scerbanenco. Molto bene, per questo BLU NOTTE di Luisa Martucci.
“Al
centro della pista gruppi di ragazzi e ragazze si dimenavano
furiosamente, mentre negli angoli oscuri altri si dedicavano ad
attività disparate. Vidi coppie avvinghiate in effusioni spinte e
dei singoli stravaccati, persi nel sonno o in un altro tipo di
incoscienza.”
“«Non
lo so. Era al centro di disintossicazione con lei, quando andai a
trovarla e poi li ho incontrati insieme alle Gru, una domenica
pomeriggio prima di Natale scorso. Sembrava che si conoscessero
bene... - un po' di sale e qualche briciola le era rimasta
impigliata nei baffi - sai, no? Lui le teneva il braccio intorno alle
spalle, ridevano…»” Se non si è di Torino, non si sa cosa siano
le Gru, anche perché la Martucci difetta di spiegazioni.
“Al
banco della reception, mi presentai alla bionda ossigenata dall'aria
un po' annoiata dicendo nome e cognome e «mi manda Manuela
Giussardi.» «La responsabile la riceverà tra un minuto», mi
disse, valutando con lo sguardo il mio giubbotto, il resto
dell'abbigliamento e infine la mia faccia.” Se fosse una fiction (e
alla Martucci le auguro che lo diventi) si percepisce nettamente il
movimento di Macchina (da presa). Fui sceneggiatrice a metà dei
Novanta, da qui il riferimento morettiano del nome di questo blog.
“Era
un tipico pomeriggio d'inverno padano: freddo, brumoso, crepuscolare
e deprimente in mezzo alla campagna brulla e secca e inospitale che
pareva dovesse restare così per sempre e mai più risvegliarsi a
primavera. Persino le cascine apparivano morte o addormentate, …”
Molto bella e poetica descrizione della Martucci, che conferma la sua
perizia narrativa.
“«Lo
sai che il fumo rovina la salute», mi ammonì. «Tanto non è la mia
unica vita.»” C'è del buddismo qua e là.
“Mi
accompagnò alle camionette e puntò una torcia elettrica sui visi di
un capannello di persone. Arrabbiati, abbattuti, insonnoliti, fumati,
fatti, occhi sbarrati, occhi cerchiati, pallidi, scarmigliati, alcuni
addormentati. Lo Smilzo non c'era.” Brava nel descrivere un altro
tipico movimento di Macchina: qui saremmo in presenza della
cosiddetta carrellata.
“E
lo feci, e lei sospirò compiaciuta. Agii subito e agii in fretta,
per fortuna, perché ben presto mi accorsi che le sue carni non erano
sode ed elastiche al tatto come quelle di Monica e nemmeno come
quelle dell'ispettore Tedeschi o delle altre ragazze che mi era
capitato di palpeggiare, ma assai più flosce e costellate di
rigonfiamenti e inaspettate cunette. Vigliaccamente, alla fine, le
negai la consolazione dei baci e delle coccole e finsi di ricadere in
un sonno profondo. Non me la sentivo di simulare una passione che non
provavo e temevo che la mia delusione per un mito infranto sarebbe
trapelata. Per fortuna, quando lei si convinse che stavo dormendo, si
alzò di soppiatto e tornò nella sua stanza.” Una vera e propria
Ms. Robinson, che riappare poco più avanti, questa volta
impietosamente descritta: “Questa mattina indossava la pelliccia di
visone, che la invecchiava, era truccata, ben pettinata e portava i
tacchi alti, ma il trucco non nascondeva le rughe intorno agli occhi,
le pieghe profonde che scendevano dal naso alla bocca e gli accenni
di bargigli che pendevano ai lati del mento: il pedaggio di quel
periodo difficile era stato pesante. Pur sentendomi uno stronzo,
sperai che non si fosse fatta viva con l'intento di ripetere il
fuggevole rapporto intercorso la notte del ritorno di Adele. L'atto
era stato tanto breve e fugace da poter essere scambiato per un
episodio di sonnambulismo e avrei mostrato di non conservarne
memoria.” E ancora qui, in versione meno Milf, per questo più
reale: “«Ciao, Fulvio». Manuela era in vestaglia e aveva i
capelli avvolti in bigodini di spugna e la faccia ancora unta di
crema, una mise che credevo fosse riservata alle protagoniste dei
cartoni animati. Ai piedi aveva un paio di pianelle vezzose con i
tacchetti e i pon pon.” Fa quasi tenerezza.
“Davanti a un piatto di ravioli del plin commentammo gli avvenimenti della
giornata e la parte migliore per me fu che riuscii in parte a
liberarmi, sublimandoli, dei vaffanculo e dei figlio di mignotta che
avevo represso per tutto il giorno in presenza dell'ispettore Doriani
e avevano formato una specie di grumo di collera alla base del
gargarozzo.” Ironia nella efficace descrizione del cosiddetto 'nodo
alla gola'. Come amo parafrasare qualcuno più grande di me, che dice: la bellezza salverà il mondo, io dico che sarà l'ironia a farlo.
A
parte una virgola fuori posto, e un “E Manuela Giussrdi ti ha
incaricato di cercare Adele” mancante di una A, alla Martucci non è
sfuggito nulla. Poi arriva un: “uma pianta di pungitopo e un
abete.” Uma? Ma comunque, tutta la prima parte è scevra da errori
di qualsivoglia natura. Purtroppo, tutta la seconda invece incappa in
una rutilante serie di, chiamiamoli, 'refusi', per essere
accondiscendenti: “«Comunque sia, capirai anche tu che il tuo
affitto ridicolo non mi ripaga di tutto questo trambusto di
giornalisti e bloggisti»”. Bloggisti? Blogger, mi risulta,
essendola io stessa. Ma magari mi sbaglio. “Il risultato del
sopraluogo eseguito” Sopralluogo, qui non c'è verso, la seconda L
manca. “Si strinse nelle spalle per farmi capire che era mia la
scelta e continuò a fumare con le sopracciglia socchiuse.” O forse
ciglia? “Penso che, in definitiva, a salvarmi la pelle, in senso
metaforico, fu soprattutto l'amicizia di vecchia data tra il
commissario Tarditi e il mio ex datore di lavoro e forse, ma soltanto
forse, il fatto che, in definitiva, avevo offerto loro la soluzione
del caso su un piatto d‟argento.” Tarditi appare per la prima
volta, ma in una frase che ci lascia intuire fosse già stato
precedentemente introdotto. Si tratterà forse del Turati in versione
trasformista? Insomma, dopo una inizialmente accurata correzione,
l'Editor o chi per ess*, doveva essersi stancat*.
“Come
tutti sappiamo, il Dhamma indica la via di mezzo come la strada per
uscire dalla sofferenza, la via maestra della perfezione, ma
purtroppo su questa terra imperfetta raramente si riesce ad
imboccarla.” Dhamma o Dharma, eccolo il buddismo, di nuovo. Non so bene perché, ma apprezzo che se ne parli.
“«No!
– gridò Clitennestra – I miei figli non sanno nulla.» (...)
«Assassina!» gridò Adele.” Clitennestra, Mezeri, dall'arabo, e
la citazione di un certo Edward Cullen, vampiresco personaggio di
stranota saga, mi confermano la cultura di questa autrice, trapelata
fin dalle prime righe.
“Io
fui messo sotto torchio per diversi giorni e di nuovo rischiai di
perdere la licenza perché avevo indagato per conto mio, avevo fatto
di testa mia, avevo rischiato la pelle mia, ma anche quella di Adele,
senza avvisare la polizia, arrivando al punto di travestirmi e
complottare con un assassino mettendo a repentaglio anche la
sicurezza del fisico nucleare al mio soldo (ma non legalmente a
libro).” Un passaggio che ho diligentemente ricopiato per imparare.
“Quanto
poi ai maneggi di Marina per diventare qualcosa di diverso da una
segretaria, e alla mia intenzione o meno di accontentarla, racconterò
un'altra volta.” Una chiusa che lascia intravvedere la possibilità
che l'efficace protagonista diventi un personaggio seriale.
Le mie consuete considerazioni sulla copertina, sulla vendibilità del libro a causa sua, mi fanno propedere per un bel sì. Mi sento molto maionchi, quando sfoggio le mie competenze da Art Director Pubblicitaria.
Consigliato
agli estimatori di Scerbanenco in versione torinese, ai giallisti
hard boiled, agli amanti di Torino, città molto presente nella
narrazione che
non ha niente di meno della Milano Noir.
Grazie per l'attenta lettura e i commenti lusinghieri!
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