venerdì 7 dicembre 2018

ORME DI LUNA


Un incipit curioso: “«Eccole di nuovo!» Amir si chinò per osservare meglio. Sulla sabbia umida erano impresse le orme dei piedi piccoli e magri di una ragazza o di un bambino. Si intersecavano con quelle degli scarsi villeggianti, che avevano scelto quella mattina per una passeggiata in riva al mare. Fra tutte risaltavano per una particolarità: si aprivano in un ventaglietto di sei dita. Sei dita il piede destro, sei dita il sinistro… e poi daccapo.”

ORME DI LUNA di Angela Chirone è una bella favola moderna, con due protagonisti, Amir, giovanotto migrante, e un'anziana vedova, sulle prime trasandata come la sua vita, Lucia. In alcune settimane la loro amicizia, “semplice e discreta, continuava ogni giorno all'ora di pranzo.” Ma arrivano tempi di Servizi Sociali e di controlli migrazione. Che però, stavolta non mettono i bastoni tra le ruote, grazie alla saggezza di Lucia. Non voglio anticipare nulla per non togliere la sorpresa.

“«Io mi chiamo Amir e tu?» «Luna…» «Bello! Per i tuoi capelli come fili di luna?»”, “«La chiameremo Aria,» continuò Amir «perché l'aria è libera, va dove vuole e nessuna frontiera la può fermare.»” brevi tratti di leggiadra poesia in prosa. Brava la Chirone.

“«Se il nonno li scopre, li ammazza con le sue mani! Già ci è passato con la figlia… Per di più questo è nero! Beh, marrone, comunque troppo scuro! Minorenne pure lei, se no che gusto ci sarebbe? E poi strana strana! Ma forse, se non fosse un po' strana, non si sarebbero piaciuti…»” Da questo e altri passaggi trapela l'imbarazzo per una xenofobia razzista nemmeno tanto celata. Altri sottolineano il razzismo ancora latente nella nostra sedicente 'avanzata' società contemporanea, dal pestaggio di tre bulli alle parole del nonno di Luna: “«Allora quel tipo le vuole bene! E vuole il bambino! È vero: è scuro, ma neanche tantissimo…»” Purtroppo, o per fortuna, il ragazzo mette incinta la ragazza: “Luna sbottò: «Esattamente come mia madre! Dev'essere un tratto genetico!» A questo punto non sapeva più se ridere o piangere.” Dicesi Karma. O anche stupidità, leggerezza, incosienza, irresponsabilità. Ma senza quella, non avremmo più bambini.

“... vi esorto a percorrere ogni strada e a produrre al più presto domande e documenti in modo da avviare le procedure, perché possa restare in Italia alla luce del sole o come rifugiato o adottato o sposato o come lavoratore con regolare permesso. (…) Mi raccomando, lavora e bada alla famiglia, che di gente te ne sei accollata! In una botta sola madre, moglie, figlio e nonno!” (...) “... il Brigadiere osservava in lontananza il mare azzurro, che si univa al cielo, e pensava a quanto fosse stato fortunato a nascere sulla sponda giusta del Mediterraneo.” Qualche volta le FFOO riscattano la loro pessima immagine di castigatori dei costumi sociali, interpretando con compassione i reali bisogni degli individui reali.



“«Sì, ne sono sicura… i piedini della bimba hanno sei dita!» Amir e Luna tirarono un sospiro di sollievo. Poi Amir cercò di spiegare: «È il segno del clan!» Luna intervenne: «Vuol dire che è il nostro marchio di famiglia!» Dopo tolse un piede da sotto il lenzuolo e ridendo lo fece vedere all’operatrice: «La nostra piccolina è fortunata! Nessuno la potrà scambiare con un’altra bambina e non avrà mai dubbi su chi è la sua mamma!»”

Il finale è  lieto, dove tutti vissero felici e contenti, come il lettore si aspetta da una bella fiaba. Dal canto mio, ne avrei rpeferito uno più sofferto, più contrastato. Ma è solo il mio sentire.
Se un libro ti insegna qualcosa, allora è un “buon libro”: fino a ieri non sapevo cosa fossero le teredini, ora lo so grazie a Madre Wiki. Ve ne affido la ricerca.

Copertina sobria ed elegante, direi persino sullo stile della Einaudi, quasi la Chirone voglia alimentare la giusta speranza. Ebbene, la incoraggio ad approfondire un tantino il plot, senza allungarlo come si fa con il brodo, ma a ispessirlo, forse a renderlo più melodrammatico: perché così facendo potrebbe essere accettabile per la grande casa editrice.

Consigliato a persone anziane senza più speranza per capire che invece ce n'è sempre una per vivere, a giovani migranti africani che trovano in Italia un buon futuro grazie alla compassione e alle ragazze madri, per capire che si può essere ancora mamme in una sociatà bistrattata come la nostra.

Nessun commento:

Posta un commento