ANATOMIE COMPERATE: già il titolo, con
questo divertente scambio di vocali significative, sembra prepararci
ad una divertente serie di paranomasie.
Il primo scambio si realizza fin
dalla introduzione, che introduzione non è. Infatti, invece della
pre o post fazione, reperiamo una breve raccolta di impressioni
individuali di amici ed amiche della Gabriella Montanari, che vanno dal critico
d'arte all'amica nulla facente, tutte menti intriganti che
l'affascinano per l'aderenza con il suo stesso sentire di cantante in senso classico. Lei stessa afferma:
“Niente intro, né pre, né post, ma
un concerto di voci dal timbro poco, o per nulla, affine. Tutte
ugualmente intonate, tutte atte al canto.”
La silloge è suddivisa in più
sezioni, coronate da dotte citazioni.
Sezione I
Ippocampo sempreverde e ciuffi di
memoria «Noi dimentichiamo il corpo, ma il corpo non dimentica noi.
Maledetta memoria degli organi!»
Emil Cioran
Questa è la sezione dei ricordi
infantili asessuati, come prodromici futuri genitali.
“LUGLIO TRA SUSINE, BREZZE ED ERPES
ZOSTER” Nel titolo della prima poesia è subito racchiusa quella
che s'impara presto a riconoscere come la modalità Montanari:
una pregevole successione di ossimori tra morbidezza e asprezza,
tra parole ricercate e altre ruvide. Più avanti, difatti, in una
delle Sezioni, troveremo POMERIGGIO EMATICO “Scorre sangue di
trifoglio (…..) ci pieghiamo ai latrati della coscienza./Il
sacchetto, l’escremento.” IBRIDI “Le ragazzotte irsute/con la
zolla sotto il tacco/hanno seni ondivaghi e capezzoli da
spremitura./Damigiane d’idee, damigelle restie al reggicalze.”
Ma le rimembranze d'infanzia sessuata
iniziano solo con un componimento la cui pregevolezza mi impone di riscriverlo tutto: TALAMO PRENUZIALE “Il dottorino imberbe ci
visitava/in cambio di lascivi tic tac,/i genitali rivelavano il big
bang/a noi che del piacere intuivamo la casualità./Le falangi
s’inoltravano nell’internato ignoto./Tra pistolini esibiti come
medaglie al volere/affiorava la ricetta dell’amore
mutuabile./Eravamo di bocca larga e di coscia buona./Avevamo
l’altruismo dei porci a dicembre.” I bimbi si avvicinano al mondo
degli adulti con lo stesso altruismo dei porci a dicembre, donandosi
in pasto agli umani, dopo il macello novembrino. Crudezza e tenerezza.
A parte GERIATRICAMENTE VOSTRA “(…)
I nonni ignoti/sono sfere di naftalina conficcate nella lontananza.”,
di cui ho riportato l'immagine più vivifica a dispetto dell'impronta
geriatrica, tutti gli altri componimenti della Montanari proseguono
nell'ispirazione del tema impostato dalla Sezione in cui domina una
tenera sensualità ammiccante.
TRONCHI E CORTECCE “(…) Mi invaghii
di un fiore di nome Filadelfo:/deflorò la mia infanzia/in cambio di
due stami.”
SCOMPENSI “(…) «Parli strano,
bambina./Ti hanno munta stamattina?»”
MIDOLLI E LEGGENDE (...) I grilli
sfregavano un jazz sincopato./Noi succhiavamo pistilli e altri
falli/e istigate dai roghi familiari/contavamo i minuti/che separano
le streghe dai santi.
Sezione II
Del fegato, della bile e di altre
amarezze «A volte pensavo al fegato, ma lui non parlava mai, non
diceva mai: smettila, tu stai ammazzando me e io ammazzerò te! Se
avessimo il fegato parlante non avremmo bisogno degli Alcolisti
Anonimi.»
Charles Bukowski
Il poeta necessariamente con la p
minuscola (più che altro assurto a didascalico esempio di "poeti da
Social" – in senso volutamente denigratorio), inaugura la nuova sezione dedicata
al disagio fisico e malato. In RIGOR, c'è saba: Umberto, isola o
condimento, parola da disambiguare, ma non troppo.
In CUTE SCALPITANTE c'è stomìa, una
procedura chirurgica con la quale si viene a creare un'apertura nel
corpo.
In SOSTANZA BIANCA mi chiedo cosa sia
la SOSTANZA BIANCA, ma poi c'è Ensor, James Sidney Edouard, Barone di Ensor, pittore e incisore belga, precursore di molte tendenze di
arte contemporanea che lo spiega, tra cui l'Espressionismo. Tutte cose che ho
imparato con la Montanari e la sua silloge. La vera Letteratura
cos'è, se non insegna nulla?
C'è anche dell'ironia, ingrediente
sine qua non per buona Letteratura: SIMMETRIE SERALI “Mio
padre non si sedeva per non morire/mia madre morì per potersi
sedere”, in TIROIDEA “Io svendo casa, compro la distanza”, in
CIECO E RETTO “Come fingi tu, nemmeno un baro
con un full di mosche in mano (...) e
l’ultima fede/si è giocata il cristo/per un decimetro di würstel.”
Chissà che sarà questo würstel. La stessa mia idea si affaccia
anche alle vostre teste? Presumo di sì, se siete maliziosi.
Riferimenti letterari - lopardiani
omerici - in GIORNATE EPATICHE “... e il naufragar verdastro nella
noia (…)”, “Cantami, o Diva.” confermano la dottità* della
Montanari.
Sezione III
Rossori, porpore e trasfusioni a buon
rendere «Pensai a quanti luoghi qualcuno ha nel sangue e nessun
altro li sa.»
Cesare Pavese
che tratterà di sangue materno e
parto.
Infatti, la Montanari reitera il tema
in LA SPECIE, ESPULSIONI “Ho un vago sentore di madre” ARIETE I,
ARIETE II … COLOSTRO, GESTAZIONE: “Il DNA è un doppio laccio/che
si fa cappio/dopo una sequenza di orgasmi”, parlano di
concepimenti, vissuti come costrizioni, maternità e nascite.
SEZIONE IV
Promesse del miocardio «Si può essere
innamorati di diverse persone per volta, e di tutte con lo stesso
dolore, senza tradirne nessuna, il cuore ha più stanze di un
bordello.»
Gabriel Garcia Marquez
Probabilmente più che promesse del miocardio,
sarebbero da intonarsi come promesse da marinaio. Il cuore innamorato
è un marinaio, secondo Marquez ma forse anche secondo la Montanari,
sublimando le voglie nei suoi personaggi. Lo dimostrano l'apparizione
di una felliniana Gradisca che si fa portavoce di capodanni perduti in PLASMA, e altri bohemiens
musicati da Eric Satie in CAVITÀ ABITATIVE con una forte suggestione
genitale, disseminando qua e là, tra versi
eleganti, anche coleotteri (cerambici), opercoli, gavotte e Goldrake
vari. E mancanze di fiato per Sindrome di Stendhal, come in BULBO
SICULO, per la rarefatta bellezza sincopata e misterica dell'uso
linguistico. “Un sistema di trucioli al latte di fico, sei./In
bocca sai di pomeriggi a caccia di cerambici./Nella dimensione dei
cartoni nipponici/le nostre infanzie si sono forse corteggiate./Le
dita che conoscono scorciatoie di padre/mi svezzano alla maestrìa
d’uomo./Benedico il panico, fisso i tizzoni/di tabacco e d’occhio
vivo,/mentre il Mediterraneo s’affaccia a noi/spalancati di sabbie,
grida di moka e fiati.
In questa poesia, io che sono tanto
sensibile alle tematiche della violenza in famiglia (CORPI RIBELLI resilienza tra maltrattamenti e stalking), avverto contenuta la
violazione del corpo in senso edipico, ma sbaglierò per deformazione
professionale.
In CRISTALLINO E CARATI la Montanari mi
ricorda che l'amore sopravvive a tutto solo se entrambi gli elementi
della coppia se ne curano: “Siamo fatti di clima e sviste./Duriamo
solo se concimati.” La Montanari però resta in bilico tra saggezza
condivisa o bisogno di presunta priorità attenzioniale, come in
PIASTRINE IN CROSTA “Possiedimi se sai contare fino a dopo./O
guarda con me un documentario sull’estinzione del dodo.”
Sezione V
Organi sensuali «Di fatto noi facciamo
l’amore con gli organi escrementizi.»
Charles Baudelaire
Il riferimento spleen rappresenta per
la Montanari la fase del disinnamoramento dell'amore. In ARTI A DUE
CORSIE l'amore in questo caso sa di rabbia repressa e rivendicazione.
“All’imbocco delle tue gambe autostradali/si annidano colombe
d’oro/equilibrate di giallo, regine dei sorpassi./Non sono peli ma
ginestre/gli steli offerti dalle tue cosce/alla mia bussola
olfattiva./Prendo muffe per eccesso di staticità./Sai di sole
sfacciato. Di tedesche in riviera.”
Fino a FACEBODY (parafrasando il nome
di un Social) leggo poesia meno accattivante, meno pensata, meno
desiderata, meno rappresentante di sé, in senso scarsamente
autobiografico. Ma è con “o una spuntatura di cielo non
visualizzato” che la Montanari torna a vincere per originalità.
Sezione VI
De corpore «Le malattie che sfuggono
al cuore divorano il corpo.»
Ippocrate di Coo
Sezione dove anche la poesia diventa
atossicante.
INTOSSICAZIONE ELEMENTARE (figura
retorica che sostituisce, come nel titolo della silloge)
La Montanari si interroga sulla
funzione della poesia (come già in sezioni precedenti con
RAIRADIOGRAFIE “… Il giorno in cui la penna/non saprà che
farsene del mio permesso.”) da MUTAZIONI “Sfama di più una
poesia o un ragù verace?” a PLANTARI AGRITURISTICI “Scrivere non
ha più lo stesso sapore,/i greci, i latini ci hanno tolto la
bellezza di bocca.” fino a FUNZIONI FISIOLOGICHE “... invece
Poesia è scegliere la mela guasta,/preferire il gusto al rossetto.”,
quasi conferendo un senso estetizzante al dolore del vivere, allo
spleen di baudelairiana memoria.
Sezione VII
Lobi equatoriali.
«Gli africani selvaggi adorano il
serpente perché l’intero suo corpo tocca la terra, e cosí ne
conosce tutti i segreti. Li conosce con il ventre, la coda, i
genitali, la testa. È in contatto con la Madre, si mescola con
essa.»
Nikos Kazantzakis
La Montanari deve aver vissuto un certo
periodo della vita in centro Africa. Lo si deduce dai continui
riferimenti neri, in LESOTHAN abitante del Lesotho o assonanza con un
farmaco che potrebbe dare assuefazione, come l'Africa, con camerieri
neri, tessuti di batik, manghi, moschee, latti di cocco, Togo voodoo
e gri-gri, baobab e scimmie, quasi abbia il mal d'Africa.
“L’assuefazione è una balia/che non ti nega mai il petto.”
“... covo di anatomie comperate coi
risparmi” è il verso che finalmente ci spiega il titolo, non come
la citata figura retorica, bensì come qualcosa di comperato
veramente. Appartiene all'unico componimento non intitolato.
I Mozart, i Ligabue, i Bach sparsi
confermano che la poesia si fa musica, matematica, ritmo e dalla
musica trae il vantaggio dell'ispirazione.
Manca una stellina su GoodReads perchè,
da brava ex Art Director della Milano da Bere, dico solo che
semplicemente non è attrattiva, non venderebbe il libro, confuso in
una catasta da libreria di massa.
Consigliato agli intenditori di Poesia
Maiuscola, colloquiale, dotta da istruire, pensata che fa pensare.
*dottità: preferisco coniare un
neologismo all'impiego di saggezza (s.f.), senno (s.f.), assennatezza
(s.f.), sapienza (s.f.), buonsenso (s.f.), raziocinio (s.f.),
giudizio (s.f.), criterio (s.f.), equilibrio (s.f.), attenzione
(s.f.), prudenza (s.f.), accortezza (s.f.), avvedutezza (s.f.),
discernimento (s.f.), oculatezza (s.f.). Dottità le contiene tutte, con
quella piccola dose di necessaria ironia, per renderla credibile
(pensiamo ad uno dei nomi dei sette nani).
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