mercoledì 30 gennaio 2019

NON DITELO ALLO SCRITTORE

NON DITELO ALLO SCRITTORE si apre in una classe di adolescenti incantati da un professore che evidentemente è rimasto nelle corde della scrittrice, Alice Basso: a lui e a quelli come lui è dedicato il libro, in quanto fanno “il lavoro più importante del mondo”, ovvero educare personaggi alla Silvana Sarca, detta Vani, che, in questa scena d'apertura, è una ragazzetta in forma di pipistrello, autodefinitasi “patetico esempio di sociopatica aggressiva”, che può permettersi di essere strafottente perché intelligentissima. La Vani mi ricorda un barista che incontro quelle volte in cui scendo a Torino: è al bancone, serve la clientela, sfoggiando ben evidente sulla gola il tatuaggio: ODIO TUTTI. Vani odia tutti, ma allo stesso tempo mette al servizio di tutti la sua inusuale capacità di empatia. Entrambi ossimori viventi. Amando i libri alla follia, la Vani crescendo è diventata ghost writer di scrittori importanti. Le sole quattro persone fondanti della sua vita che sanno del suo lavoro di ghost writer sono l'editore per il quale lavora, un commissario, Berganza, con cui collabora, un affascinante giovane scrittore, Riccardo, da cui è stata sedotta e abbandonata, e l'amica più giovane di lei, Morgana, sua imitatrice in tutto, che le perpetra un “tradimento collaborazionista” a vantaggio di quel Riccardo, il quale la vorrebbe riconquistare.

La Vani legge, legge, legge, legge. Cresce leggendo, per diventare scrittrice: mi auguro assurga ad esempio a quei sedicenti scrittori che dicono di non aver bisogno di leggere e che per controtendenza mi hanno ispirato uno dei Forforismi Pastorology: i libri scrivono i libri (piaciatene per favore la pagina Facebook).

La vicenda si snoda su due livelli: quello di trasformare un altro professore bisbetico e intollerante al pubblico (per tali caratterisitche, mi ricorda un amico mio che, guarda caso, fa il professore) in una persona facile da intervistare (fu anni prima a sua volta ghost writer di altro personaggio famoso, ma incapace di scrittura), per rinverdire la pubblicazione svelandone il reale autore. E quello di aiutare Berganza a scoprire le mosse strategiche di un mafioso agli arresti per pilotare i suoi scagnozzi senza pizzini. È evidente che la Vani riuscirà in entrambi gli intenti, ma la bellezza di tutto non consiste in questi due lieti fini, cui arriva tramite tanti colpi di scena, ma nel linguaggio ad alto tasso di ironia e sarcasmo di una hater di professione come la Vani Sarca, che manda a stendere il pretendente ufficiale e ne conquista un altro, ben più difficile da raggiungere.

Valutare positivamente la copertina è facile, visto che ritrae la presunta protagonista fotograficamente parlando. Però è altrettanto facile cogliere per me che fui Art Direstor Pubblicitaria, si tratti di foto preconfezionata, prelevata da data base. Fosse stato uno scatto predisposto appositamente per il romanzo, probabilmente la ragazza sarebbe stata più dark, con un impermeabile lucido che non toglie mai, dal rossetto viola e lo sguardo arguto. Da togliere una stellina su GoodReads, ma la scittura aveva già superato il massimo di cinque, perciò la valutazione resta stabilizzata.

Consigliato agli aspiranti scrittori che troverebbero guadagno nel fare i ghost writer, nell'attesa di diventare famosi, agli amanti del genere giallo, ma animati da sete di cultura a profusione.

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