giovedì 24 gennaio 2019

MULIERES E MITI


Il titolo già anticipa inequivocabilmente i contenuti di questa sillloge poetica, in cui la Vallesi esplicita tutto il suo afflato positivo per il mondo femminile, incarnato in donne reali quanto mitologiche. O forse donne del quotidiano che diventano mitiche eroe (scusate l'uso improprio della parola eroe, forzatamente coniugato al femminile, ma è proprio azzecatissimo nel caso della Vallesi per sottolineare l'importanza che dà all'eterno femminino. “(...) Pensate come il linguaggio stesso sia imbevuto di misoginia. Ad esempio, avvocato per una Donna avvocata, consigliere per una Donna consigliera, assessore per una Donna assessora, presidentessa per una presidenta - lo so, quest’ultima è mera provocazione” cit. STANDING OVULATION di Stefi Pastori Gloss). Il suo nome, Annalea, è composto da due parti femminee: Anna, graziosa, e Lea, leonessa, essa stessa dunque ossimoro concettuale come molti dei miti da lei citati. Interessante sarebbe chiederle quanta influenza abbia avuto sul tema della sua silloge. La copertina stessa parla di questa sua predilezione: una tigre (che, anche se maschio, conserva il genere femminile), una samurai in rosa, entrambe simbolo di combattenti. La riproduzione di un quadro molto efficace per trasmettere gli intenti della Vallesi. Brava! Avessi reperito il libro in una di quelle librerie con bancali zeppi, l'avrei scelto. E' così che funge, detto da una ex Art Director Pubblicitaria degli anni della Milano da Bere.

La prima poesia, che riscrivo per impararne l'efficacia, introduce bene il suo naturale trasporto muliebre. È intitolata a:

ELISSA
(Il canto d'amore di Didone ad Enea)

“Ho sognato di te,/come fa un albero/che perde le sue foglie/e le ritrova sulla terra all'indomani./La mia terra è umida/e invasa da un caldo desiderio,/ma tace/per non essere calpestata./Se la tua mano potesse poggiarsi lieve/sul suo battito convulso,/non si ritrarrebbe,/ma ascolterebbe in silenzio/quel rumore.”
nella quale è possibile rilevare influenze dannunziane (penso in particolare a Alcyone, la pioggia nel pineto). Allīzāh, tradotto in Elissa, è il nome fenicio di Didone. Ne ho imparata un'altra. La vera letteratura insegna.

Nello scorrere attentamente i componimenti, mi sembra di scorgere un altalenante percorso d'amore della Poeta: da non corrisposto, anelante ad un qualcosa di impossibile da raggiungere, come ben si deduce da OLIMPIA (città olimpica o mito femminista? Propendo per il riferimento a Olympe de Gouges, pseudonimo di Marie Gouze, vissuta in Francia nel Secolo dei Lumi, drammaturga e attivista politica i cui scritti femministi e abolizionisti ebbero grande risonanza contro schiavitù razziale e negazione dei diritti della donna. Promulgando l'uguaglianza politica e sociale tra uomo e donna, dimenticava “le virtù che convengono al suo sesso”, condannandosi da sé alla ghigliottina). “... quale nube ha offuscato il tuo pensieri/a quale ancora hai ormeggiato le certezze.../Salta verso l'ignoto!” o in ACCA LARENTIA, figura semidivina, prostituta protettrice del popolo umile, sembrerebbe moglie del pastore Faustolo, che soccorse i gemelli Romolo e Remo, fondatori di Roma. Assume i nomi di Faula o Fabula, e viene detta “lupa” (termine con il quale i Romani indicavano le prostitute e dal quale viene il termine “lupanare”) “Non so se ti sono insopportabile/o solo indifferente.” Poi passa attraverso la decisione di una trasformazione di sé con LILITH (demone sumero o prima moglie di Adamo, in parallelo alla crescente emancipazione delle donne nel mondo occidentale, alla fine dell'Ottocento, Lilith assurge a simbolo del femminile che non si assoggetta al maschile e, rivalutata nelle religioni neopagane, viene posta a fianco di simboli come quello della Grande Madre) “...Sarò un'altra me/un'altra storia/un'altra croce/un'altra ora.” e tra BRISEIDE (figlia di Briseo, sacerdotessa troiana di Apollo) “...Vorrei essere l'aurora di un giorno infinito/che scalda la tua fronte ignara” e tra i “quieti rancori” da ELENA (di Troia, icona dell'eterno femminino. Proprio questa sua caratteristica archetipica fa sì che, nell'immensa letteratura nata attorno alla sua figura, Elena venga raramente considerata responsabile dei danni e lutti provocati dalle contese nate per appropriarsi della sua bellezza), e sobrie auto rassicurazioni per un amore non ancora corrisposto “amare non è altro/che il naturale desiderio di essere riamati” arriva anche ad ASTREA (altro personaggio della mitologia greca, vergine stellare simboleggiante la Giustizia, figlia di Astreo e di Eos, innocente e pura), giungendo perfino all'empatia con il male subito e perpetratole “Eppure, se lo si ascoltasse/saprebbe come farsi perdonare” e alla morte, in ECATE, (personaggio di origine pre-indoeuropea che regnava sui demoni malvagi, sulla notte, la luna, i fantasmi, i morti e la Negromanzia, ma qui sembra più essere d'ispirazione alla Vallesi in qualità di psicopompa, in grado di viaggiare liberamente tra il mondo degli uomini, quello degli dei e il regno dei Morti.)

Tracce dell'ispirazione a D'Annunzio - da me amato fin dall'adolescenza - l'amante guerriero ispiratore di gesta da epopea e poeti financo europei a lui contemporanei, si ritrovano disseminate nella silloge della Vallesi. O ancora influenze ungarettiane quasimodiane in PER GILDA (dopo il nostro litigio) amica della Poeta, cui la Vallesi attribuisce il nome di una bellissima spogliarellista, personaggio interpretato da Rita Hayworth. La canzone Put the Blame on Mame rimase indissolubilmente legata al suo nome. “Una luce piccola e calva/accovacciata sull'ancora salvifica/del perdono/mi attraversa/come un dono./Il buongiorno è/un'amaca di sabbia/appesa tra la sera e l'alba.” CIRCE (i cui magici artifizi trasformavano gli uomini in leoni, cani, maiali, a seconda del carattere e della natura) “L'orizzonte come/stelo di sole/infuocato al tramonto/e pallido all'alba/separa l'immenso cielo della vita/dal mare della mia anima bambina.” e via così dicendo, passando da una biblica SARA “ … Sarai spiga di luce di una qualsiasi alba” a muse come CLIO “Un fulmine nella tempesa/o un raggio di sole al tramonto.” Leziosità, a dire il vero, che però alla Vallesi si possono perdonare, perché appartenenti alla sua personalità, gradevolmente leggiadra.

Consigliato a storici e mitologi che però siano anche amanti della Poesia Alta, per intenderci alla D'Annunzio, Quasimodo, Ungaretti, agli estimatori dellEterno Femminino, alle Femmine Vere.

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