Il titolo già
anticipa inequivocabilmente i contenuti di questa sillloge poetica,
in cui la Vallesi esplicita tutto il suo afflato positivo per il
mondo femminile, incarnato in donne reali quanto mitologiche. O forse
donne del quotidiano che diventano mitiche eroe (scusate l'uso
improprio della parola eroe, forzatamente coniugato al femminile, ma è proprio azzecatissimo nel caso della Vallesi per sottolineare l'importanza che dà all'eterno femminino. “(...) Pensate come il
linguaggio stesso sia imbevuto di misoginia. Ad esempio, avvocato per
una Donna avvocata, consigliere per una Donna consigliera, assessore
per una Donna assessora, presidentessa per una presidenta - lo so,
quest’ultima è mera provocazione” cit. STANDING OVULATION di Stefi Pastori Gloss). Il suo nome, Annalea, è
composto da due parti femminee: Anna, graziosa, e Lea, leonessa, essa
stessa dunque ossimoro concettuale come molti dei miti da lei citati. Interessante sarebbe chiederle quanta influenza abbia avuto sul tema
della sua silloge. La copertina stessa parla di questa sua
predilezione: una tigre (che, anche se maschio, conserva il genere
femminile), una samurai in rosa, entrambe simbolo di combattenti.
La riproduzione di un quadro molto efficace per trasmettere gli
intenti della Vallesi. Brava! Avessi reperito il libro in una di
quelle librerie con bancali zeppi, l'avrei scelto. E' così che
funge, detto da una ex Art Director Pubblicitaria degli anni della
Milano da Bere.
La prima poesia, che
riscrivo per impararne l'efficacia, introduce bene il suo naturale
trasporto muliebre. È intitolata a:
ELISSA
(Il canto d'amore di Didone ad Enea)
(Il canto d'amore di Didone ad Enea)
“Ho sognato di te,/come fa un albero/che perde le sue foglie/e le ritrova sulla terra all'indomani./La mia terra è umida/e invasa da un caldo desiderio,/ma tace/per non essere calpestata./Se la tua mano potesse poggiarsi lieve/sul suo battito convulso,/non si ritrarrebbe,/ma ascolterebbe in silenzio/quel rumore.” nella quale è possibile rilevare influenze dannunziane (penso in particolare a Alcyone, la pioggia nel pineto). Allīzāh, tradotto in Elissa, è il nome fenicio di Didone. Ne ho imparata un'altra. La vera letteratura insegna.
Nello scorrere
attentamente i componimenti, mi sembra di scorgere un altalenante
percorso d'amore della Poeta: da non corrisposto, anelante ad un
qualcosa di impossibile da raggiungere, come ben si deduce da OLIMPIA
(città olimpica o mito femminista? Propendo per il riferimento a
Olympe de Gouges, pseudonimo di Marie Gouze, vissuta in Francia nel
Secolo dei Lumi, drammaturga e attivista politica i cui scritti
femministi e abolizionisti ebbero grande risonanza contro schiavitù
razziale e negazione dei diritti della donna. Promulgando
l'uguaglianza politica e sociale tra uomo e donna, dimenticava “le
virtù che convengono al suo sesso”, condannandosi da sé alla
ghigliottina). “... quale nube ha offuscato il tuo pensieri/a quale
ancora hai ormeggiato le certezze.../Salta verso l'ignoto!” o in
ACCA LARENTIA, figura semidivina, prostituta protettrice del popolo umile, sembrerebbe moglie
del pastore Faustolo, che soccorse i gemelli Romolo e Remo, fondatori
di Roma. Assume i nomi di Faula o Fabula, e
viene detta “lupa” (termine con il quale i Romani
indicavano le prostitute e dal quale viene il termine “lupanare”) “Non so se ti sono insopportabile/o solo indifferente.” Poi passa
attraverso la decisione di una trasformazione di sé con LILITH
(demone sumero o prima moglie di Adamo, in parallelo alla crescente
emancipazione delle donne nel mondo occidentale, alla fine
dell'Ottocento, Lilith assurge a simbolo del femminile che non si
assoggetta al maschile e, rivalutata nelle religioni neopagane, viene
posta a fianco di simboli come quello della Grande Madre) “...Sarò
un'altra me/un'altra storia/un'altra croce/un'altra ora.” e tra BRISEIDE (figlia di Briseo, sacerdotessa
troiana di Apollo) “...Vorrei essere l'aurora di un giorno
infinito/che scalda la tua fronte ignara” e tra i “quieti rancori”
da ELENA (di Troia, icona dell'eterno femminino. Proprio questa sua
caratteristica archetipica fa sì che, nell'immensa letteratura nata
attorno alla sua figura, Elena venga raramente considerata
responsabile dei danni e lutti provocati dalle contese nate per
appropriarsi della sua bellezza), e sobrie auto rassicurazioni per un
amore non ancora corrisposto “amare non è altro/che il naturale
desiderio di essere riamati” arriva anche ad ASTREA (altro personaggio della
mitologia greca, vergine stellare simboleggiante la Giustizia, figlia
di Astreo e di Eos, innocente e pura), giungendo perfino all'empatia con
il male subito e perpetratole “Eppure, se lo si ascoltasse/saprebbe
come farsi perdonare” e alla morte, in ECATE, (personaggio di origine
pre-indoeuropea che regnava sui demoni malvagi, sulla notte, la luna,
i fantasmi, i morti e la Negromanzia, ma qui sembra più essere
d'ispirazione alla Vallesi in qualità di psicopompa, in grado di
viaggiare liberamente tra il mondo degli uomini, quello degli dei e
il regno dei Morti.)
Tracce dell'ispirazione a
D'Annunzio - da me amato fin dall'adolescenza - l'amante guerriero
ispiratore di gesta da epopea e poeti financo europei a lui
contemporanei, si ritrovano disseminate nella silloge della Vallesi.
O ancora influenze ungarettiane quasimodiane in PER GILDA (dopo il
nostro litigio) amica della Poeta, cui la Vallesi attribuisce il nome
di una bellissima spogliarellista, personaggio interpretato da Rita
Hayworth. La canzone Put the Blame on Mame rimase indissolubilmente
legata al suo nome. “Una
luce piccola e calva/accovacciata sull'ancora salvifica/del
perdono/mi attraversa/come un dono./Il buongiorno è/un'amaca di
sabbia/appesa tra la sera e l'alba.” CIRCE (i cui magici artifizi
trasformavano gli uomini in leoni, cani, maiali, a seconda del
carattere e della natura) “L'orizzonte come/stelo di sole/infuocato al tramonto/e pallido all'alba/separa l'immenso cielo
della vita/dal mare della mia anima bambina.” e via così dicendo,
passando da una biblica SARA “ … Sarai spiga di luce di una
qualsiasi alba” a muse come CLIO “Un fulmine nella tempesa/o
un raggio di sole al tramonto.” Leziosità, a dire il vero, che
però alla Vallesi si possono perdonare, perché appartenenti alla
sua personalità, gradevolmente leggiadra.
Consigliato a storici e
mitologi che però siano anche amanti della Poesia Alta, per
intenderci alla D'Annunzio, Quasimodo, Ungaretti, agli estimatori
dellEterno Femminino, alle Femmine Vere.
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