martedì 26 luglio 2016
DESTINI VERTICALI
"Madame Pipi" di Tinto Brass e Caterina Varzi
venerdì 22 luglio 2016
"Sottomissione" di Michel Houellebecq
Da diversi mesi Gloss aveva prenotato in biblioteca il romanzo 'Sottomissione' di Michel Houellebecq uscito in Europa nel 2015: sembra sparire dagli scaffali a ogni sua apparizione. Come sempre fa, cerca di ignorare chi sia l'autore, specie se si tratta di un Grande della Letteratura, con innumerevoli apparizioni sui Media. In questo atteggiamento è contenuta la sua critica verso Mass Media e cultura mainstream, ma non è il blog più indicato per sviscerare le considerazioni. Forse affronterà l’argomento in poetryreadingandotherside.
Quando approccia una lettura per la recensione, Gloss vuole rimanere all'oscuro circa argomento e autore, da una parte per conservare lucidità e onestà intellettuale, dall'altra perché preferisce farsi sorprendere. Con 'Sottomissione' sembra impossibile, vista l’alta esposizione mediatica, ma si adopera per ignorare e ci riesce. Tuttavia, nel leggere la nota in 4° di copertina dalla veritiera apparenza, deve istruirsi: «Non ho studiato all'università (…) Se le mie affabulazioni rientrano in una cornice abbastanza credibile, lo devo solo a lei» (che è Agathe Novak-Lechevalier, professore associato di qualche istituto universitario). Michel Houellebecq è invece emerito docente di letteratura francese presso una delle principali università dei nostri cugini.
Ambientato in un futuro distopico più che prossimo che vede l'ascesa del candidato islamico alla guida della Francia, il romanzo è impregnato di fanatismo religioso. Il protagonista parla in prima persona, dapprima non inneggia all'Islam, ma ne subisce passivamente l'imposizione, come altri suoi colleghi, preoccupato non dall'approssimarsi di una nuova dittatura, ma dall'avanzare dell'età, inversamente proporzionale alla disponibilità di carni fresche da 'scopare' (si perdoni Gloss l'utilizzo del metalinguaggio del protagonista). Spaventato dal cambiamento delle donne occidentali, sempre più disinibite e indipendenti, si era visto costretto a rivolgersi a signore che danno amore a pagamento.
Un lettore qualsiasi, come Gloss, potrebbe convincersi sia verosimilmente autobiografico. Una femminista qualsiasi, come Gloss, potrebbe addirittura indignarsi per la mercificazione della Donna nelle carni di minorenni offerte in isposa ai colleghi convertiti all'Islam, pratica condannata e penalizzata dall'Occidente, ma accettata e utilizzata da parte del protagonista. Inoltre, fino alle ultime dieci pagine, il protagonista sembra appartenere a quella classe di personaggi che nel plot di un racconto, non cambiano. Altro elemento, dunque, che Gloss non apprezza. Fatta la tara della convinzione che sia autobiografico, non avrebbe osato credere che un intellettuale della statura di un Houellebecq si convertisse pur di mantenere la 'cadrega', uno stipendio doppio rispetto al precedente e carni minorenni e sottomesse, garantite dal nuovo sistema politicoreligioso-tuttoattaccato. È scritto così bene e con tale convincimento, che si potrebbe cadere nel tranello di veridicità solo perché raccontato in prima Persona. Apprezzabile, a questo proposito, l'intervento 'Il Gioco di Narrare Sè Stessi' a pag. 5 su L'Indice di Febbraio 2025 di Andrea Pomella (della sua opera 'Anni Luce' si può leggere qui)
La voce narrante è quella di un François di pura invenzione, professore di letteratura francese a Parigi che cambia totalmente. Il personaggio diventa progressivamente terreno fertile su cui attecchiranno le manipolazioni del potere nascente. Dal rifiuto a livello teorico dell'Islam, rifugiandosi sempre tra le gambe di qualche studentessa, finisce per accettare le lusinghe economico/carnali della religione islamica. Chiunque si indignerebbe. Anzi, gli verrebbe proprio il voltastomaco.
Sotto la spinta dell'esecrazione, Gloss ricerca e scopre che Houellebecq ha subìto (e vinto) non sa bene se un processo per islamofobia, ovvero odio e/o paura verso l'Islam, verso i mussulmani in genere, come da fonte del periodico 'Espresso' in versione on-line del gennaio 2015, o per un'attitudine xenofoba o di più mirata islamofobia, nel sottolineare opposizione a dottrine e pratiche politiche che miranti alla creazione di uno stato che reperisce nella religione islamica i soli principi guida per autoregolarsi nelle sfere economica/politica/sociale.
Ancora solo pochi giorni prima della scrittura di questa recensione (giugno 2016), al 'Collisioni Festival' di Barolo, il provocatorio autore affermava: «Il Jihadismo sta prendendo piede. Ce la faranno.» Un'affermazione gratuita? No, dalla ricerca documentale Gloss ricava che l'autore è di madre algerina e ha vissuto in quella nazione maomettana.
Secondo la Fallaci in ‘La Forza della Ragione’ quella islamica è una vera e propria conquista silenziosa, che si sta attuando non solo 'a casa loro' ma in ogni nazione d'Europa e del Mondo. Non più con razzie, sangue e armi, come nei secoli precedenti, ma tramite lobby islamiche che in Europa e nel resto del mondo fanno pressione perché siano approvate leggi pro Islam. E a colpi di parto. Per ogni nostro bimbo, ne nascono 5 da famiglie islamiche. Almeno in Italia. Su quasi 59.000 ivi residenti, il tasso di fecondità ha una media bassissma, contrariamente a quello delle migrate islamiche (una media di 4/5 figli).
Semplice e lineare nel suo svolgimento, pur sorprendente nel finale, il romanzo è un oltraggio terribile del sistema islamico, quasi une revanche di Houellebecq accusato di islamofobia. Dà apparentemente ragione all'Islam, ma è una critica ferocissima, giocata con la carta della dimostrazione paradossale.
A fine lettura, Gloss dimora diverse ore sotto shock per la bellezza e la malefica fascinazione delle parole di Houellebecq. Fosse un'opera d'arte visiva, parlerebbe di Sindrome di Stendhal. Se fino alla lettura di ‘Sottomissione’ credeva che “après David Foster Wallace le déluge”, ora è convinta dell’impossibilità di trovare altrettanto autore capace di costruzione di un mondo parallelo e verosimile che non sia Houellebecq.
Consigliato non a chi ha paura dell'Islam, - e dovrebbe averne - agli inconsapevoli, ai cosiddetti dotti, ai menefreghisti politici e religiosi, ai sinistri e ai destri che per attirare elettorato darebbero la patria a chiunque. Ops è già successo.
Bibliografia: Michel Houellebecq à la une, éd. S. van Wiesemael, M.L. Clément, Amsterdam-New York 2011; B. Viard, Les tiroirs de Michel Houellebecq, Paris 2013.
domenica 10 luglio 2016
Joyland di Stephen King
(seguente)