martedì 19 aprile 2016

IL LIBRO DELLE VERGINI IMPRUDENTI

Inganno. La sola parola che mi si affaccia alla mente per descrivere questo libro è INGANNO. Comprato come raccolta corale di cinque racconti di donne, più l'ultimo a firma di un uomo, si chiude con l'ammissione che son tutti scritti da lui. L'assassino del libro che ha ricevuto il carisma a
delinquere da un editore sprovveduto, si chiama Enzo Di Pasquale. Tuttavia, durante la lettura, pur passando da un'autrice all'altra, mi accorgo di quanto rimanessero invariati stile letterario e temi, eppure resto agganciata da ciò che mi disse Serafina Ignoto, segretaria di edizione della casa editrice che me lo vendette al Salone del Libro BUK, di Catania, cercando giustificazioni (che non trovavo).

Il Di Pasquale è ossessionato dal tema di Lesbo. Quasi tutte queste donne annoverano nei loro vissuti una vicenda d'amore omo. Lungi da criticare o giudicare, l'autore ne sembra attratto morbosamente. Pare dalla chiusura con i ringraziamenti, che le cinque donne autrici lo siano davvero ed esistano nel reale. Cerco nuovamente indizi nel libro, ad una seconda, terza, quarta lettura. Rileggo anche la chiusa del Di Pasquale. Non ci sono prove che i racconti siano scritti distintamente. Lo stesso Di Pasquale dichiara: “Cari lettori, so di avervi disorientato e me ne scuso. Per chi non l'avesse capito, sono il Creatore”. La mia convinzione che sia tutto opera dell'uomo si radica ancor di più. 

Questo purtroppo mi fa perdere il piacere di aver letto qualcosa di valido, come raramente mi succede. Il testo prende efficacemente avvio da un passaggio del Vangelo di Matteo, 25, 10 – 13. Si costruisce attorno a donne dai nomi di Sante, presunte vergini prudenti, Sante di quelle FORTI in seno alla Chiesa Cattolica. Queste Sante però, mi conquistano perché, come tutte le mortali, hanno cedimenti carnali o morali, assumono su di sé il ruolo di seminatrici di dubbi contro i dogmi. Sono dubbi che ce le fanno sentire sorelle, più vicine, più vinte, più mortali. 

Tutte unite da un legame comune con la loro terra: l'Isola, ovvero la mai nominata Sicilia, quasi fosse un topos innominabile, e per questo più prezioso. Il racconto si snoda a fatica tra le singole vicende, impedisce al lettore la troppa facilità, lo obbliga a ragionare, a meditare, sulla condizione della sicula, della Sicilia, della donna in generale, sull'eterno femminino. Nonostante l'inganno, in fondo ho gradito. O forse proprio per questo. 

2 commenti:

  1. Cara Stefania,
    sono l'ufficio stampa della casa editrice Navarra.
    I racconti del libro sono scritti dalle cinque donne i cui nomi vedi in copertina (Beatrice Monroy, Elena Pistillo, Adriana Iacono, Rossella Floridia, Muriel Pavoni) e l'epilogo è scritto da Di Pasquale che nella FINZIONE NARRATIVA dichiara di essere il Creatore di tutte le storie, non nella realtà.

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    1. Ciao Vale! Che onore! Addirittura l'ufficio stampa della Editrice Navarra! Grazie per la precisazione!
      In effetti ero rimasta sconcertata.
      E' dunque opportunamente ricercato questo spaesamento?

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