giovedì 27 settembre 2018

SIAMO SOLO NOI - Vasco Rossi, un mito per le generazioni di sconvolti


Conosco Diego Giachetti ad un Poetry Slam sui Murazzi di Torino a maggio 2018, presentatomi dal MICA VAN GOGH). Infatti, leggendo un centinaio di libri l’anno, dieci più dieci meno, ogni dieci emergenti, se ne salva uno solo. Decido quindi di fare recensioni solo di opere che mi divertano e che siano di valore universale, rispondendo a esigenze del mercato. I DILEMMI DI TROSKY non lo sarebbe stato, SIAMO SOLO NOI, invece sì. Sorta di biografia musicale del Blasco negli anni tra il 1978 e il 1999, inizia con il classico fulminante incipit che ti incolla alle pagine restanti, certi di scovare altre chicche su Vasco.
mio partner come suo validissimo professore d’italiano. Ha scritto e pubblicato diverse opere, tra cui I DILEMMI DI TROSKY, ma che è, per i miei gusti recensorii, “troppo politico” (Cit. Caparezza, che tanto ispirò la mia silloge poetica MICA VAN GOGH)

Infatti il Giachetti, coadiuvato da Ginevra, lo intervista in esclusiva nel febbraio del 1999 a Bologna, mettendo in luce il meccanismo e le influenze degli anni della rivolta, altamente formativi per una rockstar come il Blasco. In quel contesto rivoltoso, un giovane venuto dalla provincia timida e chiusa, si imbatte nell’anarchia letteraria e creattiva (sì, con due T) del teatro, alla “ricerca di nuove forme di comunicazione, il linguaggio del teatro, una delle prime radio libere” cui Vasco Rossi partecipò, per scardinare “il monopolio, allora opprimente e totale, della Rai TV, che non trasmetteva determinati tipi di canzoni o non dava determinate notizie”, tuttavia “noi però partecipavamo in modo saltuario alle assemblee e ai cortesi, e, soprattutto, guardavamo con un po’ di distacco, da indiani metropolitani, ai gruppi politici della nuova sinistra, Manifesto, Potere Operaio, Lotta Continua. Li consideravamo, già fin dai nomi, troppo impegnativi, un po’ esaltati, per questo ci univamo al coro di chi gridava “Cotta Continua” e “Godere Operaio”.

Io, che quegli anni li ho vissuti da liceale in cerca di una propria personalissima identità, in mezzo a “cinesi”, da una parte, (come chiamavamo i rossi comunisti all’epoca, a dire il vero con un po’ di disprezzo) e, dall’altra “fasci” (che raccoglievano la discriminazione di quasi la totalità degli studenti), nel limbo dei ciellini (corrente cattolica di stampo politico, con un “celeste -  non voglio nominare indagati, anche fossero ex - allora emergente), ero in pieno disimpegno, andavamo alla Rinascente durante gli scioperi o i collettivi. Eppure non volevo ascoltare Vasco, per non allinearmi a nessuno. Mi andava bene così e anche agli amici miei.

Il libro e le indagini sociologiche del Giachetti sui pezzi del Vasco Rossi, quindi, mi hanno rivelato un mondo che era mio, senza saperlo e che accomuno ad un altro libro, molto diverso, per tanti versi, ma sempre disvelatore di una certa Italia indiana metropolitana: quello del Maurizio Rotaris, PASSEGGIATA NEL DELIRIO.

Vasco Rossi cantava “E va bene va bene va bene va bene così”, oggi la realtà di allora mi “telefona” con il Blasco (e un grande Giachetti).

Consigliato a chi visse gli anni a cavallo tra la fine dei Settanta e la fine dei Novanta con il sorriso leggero del disimpegno e il distacco da certo bieco femminismo, di cui oggi si Avverte sempre più il bisogno nella versione però più femminile, vedi il saggio sociologico STANDING OVULATION - LE DONNE SONO SUPERIORI AGLI UOMINI (ANCHE NELLA VIOLENZA).

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