venerdì 7 settembre 2018

IL TATTO DELLE COSE SPORCHE

IL TATTO DELLE COSE SPORCHE di Andrea Gruccia potrebbe avere come sottotitolo: “Breve storia triste d'amore tra alienati in un agosto torinese qualsiasi”. Trattasi di un amore estivo, dove inconsapevolmente,  i due protagonisti, Simone e Giulia,si strumentalizzano a vicenda per uscire dalle proprie paranoie. Ci riescono? Giulia no, ma Simone. Punto. Lo lascio decidere al lettore.

Ci si può innamorare di una Mistress. Lo afferma Andrea Gruccia, attraverso la voce del suo protagonista narrante, Simone, quarantenne torinese, straniato da se stesso per un eccesso di sensibilità e romanticismo, che tuttavia non si esime dal frequentare ex galeotti in odore di inferno (Rino), impotenti in cerca di sempre nuovi stimoli (Maurizio, detto Mauri), Mistress in odore d'arte sacra (Rebecca), improvvisate fotomodelle da scopare con il corpo e l'anima (Giulia). “Lecco il tatto delle donne, nell’unico modo possibile, con delicatezza.”

Un puttan tour e la visione di film porno con animali, accendono in Simone consapevolezze di eterno femminino. “L’accesso all’intimità di una donna avviene per gradi, è un cammino lungo. Quanta grazia è stata creata per avvicinarsi nelle camere profonde della femminilità, in cui ogni uomo ha vissuto per nove mesi. È un viaggio infinito, le donne sono creature ibride, parole ancora da inventare, per delicatezze e sfumature appena raggiunte. Chi ha la fortuna di poterle descrivere, per un talento naturale o per amore, è molto vicino agli dei.”, “Tutti i mesi hanno un nome maschile, ci vorrebbe un tredicesimo mese femminile. Un mese in cui tutto può accadere, un mese guaritore. Perché una donna può cambiarti la vita in un’ora, e io stavo vivendo il mio tredicesimo mese, all’insaputa di tutti. La mia tredicesima mensilità in affetto, e passione, e amore.”

Il Gruccia mette in bocca la critica al protagonista (ops, stavo scrivendo erroneamente, autocritica), in quel momento ventenne, ad una signora attempata:  “«Non rifletta, agisca. Quelli che riflettono troppo poi perdono tutto. Non abbia paura di perdere tutto, lo accetti come un dato di fatto! Cambia, la pelle! Anche se dentro si può rimanere uguali, la pelle cambia.»”

Rebecca, la Mistress alessitimica, e i suoi tentativi di espressione artistica “I ricordi non riescono a eccitarmi. Solo l’adrenalina, la scarica di endorfine. Tu invece ti tieni tutto dentro e riesci a mischiare le molecole, lo vedo nei tuoi occhi, e credimi, è una grande fortuna capire le emozioni,
scrivere poesie, cibarsi delle provviste!»” diventano pretesto per una nuova critica al protagonista, che prosegue, macerandosi nelle proprie paturnie, nel confronto con la modella improvvisata, Giulia: “«Perché non smetti di pensare e ci gustiamo questi momenti insieme?» «Tu le assomigli in tante cose.» «Parlami di lei, sfogati, superiamo questo blocco.» «Lavorava come mistress, era una dea. È scappata via, da un giorno all’altro. Da allora tutta questa immensa solitudine si è accumulata senza sosta, come una dinamo conficcata nel cervello.» «E non hai mai ritrovato tanta intensità, vero?» «L’ho ritrovata con te, Giulia.» «Ora mi stendo in quell’angolino e ti osservo fino a quando non mi sorridi.»”

“Proseguo baciando le caviglie, leccando le sue gambe, le allargo, per proseguire. Lei mi tira per i capelli, verso i suoi seni che lecco, e l’alchimia della mia saliva, sulla sua pelle, crea un nuovo profumo afrodisiaco, la brezza che protegge gli amanti. Succhio un seno, sento un affetto malinconico.”

“Lei sorride, e io sento il piacere profondo di quella complicità. Poi, li toglie da quella posizione e me li mette in faccia; li annuso tra le dita, dove l’odore crea vortici di immagini serene, rondini che
cantano, felici di volare tra gli odori famigliari delle cascine.” Tanta poesia nei confronti di un paio di piedi viene subito spenta da un'osservazione piatta e asettica: “«Proprio così, bravo.»” La qual cosa dovrebbe far meditare Simone circa il tipo di affetto “sincero” che gli dedica Giulia. Ma no, lui non ci riesce, tanto è ottenebrato (dal millantato amore? O da se stesso?)

“Un morsico all’anno” (o morso? Mi chiedo se il Gruccia abbia appositamente scelto "morsicare" addentare qualcosa o qualcuno con più morsi, quindi un'azione prolungata nel tempo a "mordere", che significa propriamente stringere qualcosa tra i denti con forza, in unica occasione.) “bonza” (cocaina o benza?) “Mi piace il tuo stile naiv.” (Non sarà magari naïf?) “Una giostra parigina con cavalli di bachelite bianchi e azzurri e bocche aperte con le striglie” (o briglie?) “Questa è una “ai-utopia” Che sarebbe Artificial Intelligence Utopia? Giro le domande all'autore che spero risponderà alla mia fame di conoscenza.

Per scene particolarmente erotiche, il Gruccia usa parafrasi di rara sensualità e delicatezza: “La volta successiva, a occhi bendati, baciai il suo collo. Doveva avere una collanina, di quelle di legnetti e perline coloratissime, profumava di vaniglia. Me lo fece fiorire nella sua mano. Poi ci infilò la sua collana con tre giri, come sul collo di un cigno. Mentre faceva su e giù, i legnetti e le perline facevano il rumore di quei rosari buddisti.” , “Sfinito dall’intensità, poso sopra la schiena di Giulia le ultime perline bianche.” Quanta finezza nel descrivere il frutto dell'orgasmo maschile.

“«Rebecca, pensa che bello se potessimo amarci a pezzi! Non mi vuoi completo? Amami un braccio, un orecchio. Non rischieremo il fallimento, se amassimo un pezzo di uno e un pezzo di un altro.» Rebecca mi sorrise con gli occhi. «Sarebbe l’ottava meraviglia amarsi a pezzi! Farci a pezzi
d’amore. Ma c’aveva mai pensato qualcuno? (…) Che bello, fine di ogni sofferenza!»”

E poi tanta, tanta poesia in prosa: “Ho bisogno del tuo odore per una settimana, del tuo modo di sentire le cose per un giorno. E poi andando più sul sottile: posso amare i tuoi pensieri? Il tuo futuro? Un anno della tua vita? Le tue piastrine? Amare il tuo dire, il tuo fare, il baciare, la testa, il mento?”,“I poeti fecondano le parole! Le parole dei poeti sono sempre pronte a fare germogliare una riflessione.»”, “La poesia dovrebbe servire a questo, a salvare le ragnatele, invece di riempire i salotti di inutili intellettuali.", “Sulla sua pelle ci sono prati che sussurrano in francese.”,“Amo le anime che hanno crepe, che sono state sputate dall’inferno e si ricostruiscono in solitudine, tra i raggi sottili delle finestre. Che sanno incendiare ed essere lievi, che si nascondono per essere presenti fino a rendersi invisibili.”

Fino a sconfinare nella filosofia del vivere: “(...) amare una porzione della persona senza la quale si respira a fatica.”,“Si deve essere maturi per fare gli scemi, dimenticarsi davvero di tutto almeno per un’ora al giorno, con la generosità che hanno le cose pure. Senza più infrangerle per possederle, ma acclimatarsi a una idea di felicità che non disturbi le angosce.”,“Le fotografie mentali sono sempre le più potenti. Nella mente, le fotografie non sono fatte di carta, ma di sangue: pulsano, hanno un respiro.”,“«Per certe persone esistono solo due strade, la depravazione o la solitudine.»”,“Penso che siamo tutti legati gli uni agli altri e che la scelta di un solo individuo può influenzare la scelta di molti.”

E l'ispirazione ai Grandi della Letteratura torna frequente: “Ma a volte, chi sta fermo osserva le cose dall’alto e plana come un albatro, diventa poeta. Sono fondamentalmente un uomo rimasto romantico. Nonostante tutto.” dove mi pare di riconoscere l'albatros di Baudelaire; “(...) una bocca verminosa, occhi scavati nel buio, la pancia gonfia dalla decomposizione con il suo livore marcio, maleodorante.” ancora Baudelaire; “«Non fai nemmeno un transito nel loro corpo.»” citazione vinciana.

Sex Pistols, Callas, Pink Floyd, Jimi Hendrix, Bach, Rihanna, Nick Drake, Sakamoto, John Lennon, Lou Reed, Cure, Mozart, Je t’aime moi non plus, Smell like teen Spirit dei Nirvana, Sunday Morning dei Velvet Underground, Cavalcata delle Valchirie di Wagner, la parola musica ricorre in una quindicina di matchs, a conferma che chi scrive poeticamente necessita di musica.

“«Su Facebook c’è una che si fa chiamare “la fatina dei cazzi”, mette link dove incita a fare pompini. Poi, per strada, fanno le sante. Le ho mandato una poesia di Neruda, mi ha risposto che la poesia le rompe i coglioni. Allora le ho detto se mi faceva un pompino, mi ha detto che se non la finivo mi denunciava! Ma cosa vogliono da noi? Se gli parli di sesso ti prendono per maniaco, se fai il romantico passi per rincoglionito! E poi lo chiamano il sesso debole.»” A prescindere che il vero sesso forte sono le donne, STANDING OVULATION, le donne sono superiori (anche nella violenza), attiriamo chi ha il nostro stesso stato vitale o karma che sia.

“«Bukowski era romantico? Non lo era per niente. Eppure scriveva poesie!” “il fioraio ti dedica una frase di Dostoevskij.”,“Immagino Bukowski, seduto su una sedia a menarselo con una mano e, con l’altra mano, alzare una bottiglia di whisky in segno di approvazione, e ruggirmi: «Sei sulla strada buona fratello!» citando Kerouak. “«Prendi una donna, trattala male! (...)»” citando vecchie canzoni anni Ottanta, “Le ho mandato una poesia di Neruda,”“Nemmeno nel film più torbido di Lars Von Trier potrebbe essere lei.”, “in Bardamu di Céline”, “Siamo personaggi felliniani usciti dalla pancia di ricordi terrorizzati da una vita normale, come quella delle persone che vanno all’Ikea”, “Il Cristo velato lo conosci, vero?»”,“Riempirei lo spazio della sua sagoma con il cielo, oppure fotograferei una pozzanghera, magari con l’immagine del suo volto riflesso, come il narciso di Caravaggio.” e anche qui: “Disse ad alta voce: «Ce ne andiamo a vedere Caravaggio! Voi lo avete ucciso e adesso lo amate!»”, “«Giulia, nelle mani di Kieslowski, un’idea così poteva diventare un capolavoro! L’avrebbe intitolata “L’insostenibile leggerezza del malessere”!» «Chi è Kislowski, il fratello del Il grande Lebowski?»”, con una parafrasi di Milano Kundera e un riferimento al famigerato registra dei tre colori, quando addirittura, pur di nominare artisti di chiara fama, si inventa un personaggio pleonastico per la storia in sé, il collezionista d'arte che commissiona ai due innamorati qualcosa di losco. “«Monet e Manet, faccio sempre confusione!»”  E poi Warhol, Mapplethorpe citati qua e là. Clochards che somigliano a Van Gogh, la Casa sulla cascata di Wright, o le architetture di Le Corbusier, Hemingway, Pavese, Cobain. Giovanni Verga… Citazionismo a nastro, poco gradito alla sottoscritta, che ha persino una pagina su Facebook dal titolo: PASTOROLOGY e dal sottotitolo “Non amo le citazioni altrui. Preferisco sbagliare da sola.”.

Rino, ex galeotto ancora con pendenze da gabbio, si rivela il saggio delle situazioni: “«Sai cos’è? Che alla fine scopriremo tutti che è una grossa presa per il culo, credere, lavorare, amare, tutto è fottutamente una presa per il culo! Tu mi hai visto con gli aghi nelle vene, credevi che stessi bene? Sono un fottuto romantico e sensibile come te! Ma ero solo, e quando sono fuso sembro dannatamente interessante. Solo quando mi fondo, rimedio qualcosa, raschiando il fondo di questa città di merda.»”

“Chiudo gli occhi e ritrovo le mie dee luminose e danzanti, posso ancora abbracciarle nei pensieri nudi. È una grande fortuna.” La grande letteratura mi commuove sempre. E quella del Gruccia è Grande Letteratura. Mi sorprendo, tuttavia, nello scrivere la presente recensione, di parlare del suo protagonista Simone come fosse una sua incarnazione. Ogni autore infila qualcosa di autobiografico in ciò che scrive. Ma sono certa di sbagliare.

Citazionismo a parte (che è solo una mia idiosincrasia), IL TATTO DELLE COSE SPORCHE merita le cinque stelline su GoodReads anche per la copertina che si vende da sola. È, secondo la cromatologia, (scienza che descrive il significato psicologico e comunicativo di colori/toni/intensità) nella scelta cromatica più corretta quando si tratta di lutti (non svelo nulla!) perché nero e viola si accordano benissimo con i paramenti funebri. Prende di spalle una modella che non è una modella (lo si capisce dalla schiena, con la colonna vertebrale in risalto, quasi uno stegosauro a simbolo della sua lieve imperfezione), con i capelli discosti, a sipario che svela. Rivolta verso l'oscurità del futuro (o della sua anima?).

Consigliato a chi non può dimenticare un amore passato, a chi ne ha vissuto uno davvero forte da cancellarne qualsiasi di presente o di futuro, a chi apprezza il genere erotico ma con contenuti, a chi predilige la prosa poetica delle “cose sporche” (che solo alla fine mi si rivela nel suo vero significato, quasi strascico di una morale cattolica mai davvero dimenticata).

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