lunedì 24 settembre 2018

L'INSONNIA DEI CORPI


Dalla singolare dedica: “A chi mi tiene sveglio” e la citazione da Jorge Luis Borges, "La Cifra", inerente all'insonnia, che “è l’orrore di esistere e di continuare ad esistere”, si deduce che l'autore Paolo Castronuovo scrive da insonne una poesia che è dialogica, atitolata, apunteggiata.

Sezione PALPBRE DI ZINCO
la notte è fonda come l’odore dei tuoi capelli / non c’è tempo migliore per le odi / tra le mie mani la tua pelle / imbastisce un filo logico / subliminale al profumo di un mare / che ci distacca / e fa di me il sommozzatore dei tuoi fondali” Colpisce. Parla non solo a un animo gentile come possa essere il mio, ma a quello di tutti. E' linguaggio universale, fatto di mare, capelli, notti fonde come fondali e come anime d'amare.

il tuo non è nel letto stanotte / ho aperto i cassetti intimi / svuotato i cuscini pieni di un terzo profumo / e non ho trovato nulla / se non la pistola alla mia nuca”

mentre ti scopo puttana di un’insonnia / pagandoti in cambio di questi versi” Analizzando la dedica dell'opera, avevo avuto ragione: l'autore ripaga l'insonnia con i suoi versi.

Entrano spesso nei versi del Castronuovo i Social e l'amore online, che sostituisce quello platonico: “faccio parte dei tuoi 1659 seguaci in questo nonposto” e ancora: “sarà perché vogliono ammutolirci come schiavi di noi stessi / o perché siamo troppi / costruiti apposta per otturare le vene della comunicazione / scrivi amen, condividi, non mi piace più”

Anche la Poesia è tra i soggetti preferiti dell'autore: “dalle quali filtra la poesia / bastone dei miei mali” , “le muse hanno disossato la gabbia ma / per fortuna lo sterno regge il petto infuori / anche se pompa lento il sangue nazicomunista / un’anarchia in collisione non può che avere / un gran cuore / sbarcare nelle pagine di un profugo / che s’aggrappa alla speranza di un amore / un regno alla conquista / se del verbo o mucillagine / non perde la salute / trova cuspidi che tagliano il palmo / nella vita che sta qui / ad aspettare” criptica come certa poesia ha da essere. Mi riferisco al Nobel Quasimodo, “Ognuno sta solo sul cuor della terra / trafitto da un raggio di sole: / ed è subito sera.”

In questa prima sezione viviamo l'alienazione solitaria del Castronuovo.

Sezione CARNE VISIVA
Dall'astrazione solitaria all'impasto dei corpi il passo non deve essere stato facile. Però al Castonuovo riesce molto bene: “ma nella pausa dei corpi avevo seni da esplorare” e ancora “aveva creato la nostra carne sfregandosi / nell’esplorazione della confusione, “che la penna del Matto aveva issato” riferimeno ai Tarocchi Marsigliesi? L'esoterismo torna anche in “reso morbido a ogni vista o tocco / del mio terzo occhio”

L'erotismo cerebrale è ficcante: “m’insapono il viso col fiato e / lo sciacquo alla tua pelle / un mulino ad acqua la voglia / di essere ancora terzo capo / per far delle tue gambe treccia / glorificare il corpo / in un’acconciatura spoglia / dalla routine dell’ozio” dove colpisce la mancanza assoluta di volgarità, come esaltata dai Forforisimi Pastorology: “Il vero organo erotico è il cervello”. Ma anche qui: “le vene sono edera / costringono il mio sesso / alla visione / le mie labbra morse tra denti / al desiderio in crescendo / su uno spartito andante / crepito nella forza in cui mi stringi / un fuoco di tizzoni non muore mai / c’è sempre un fiato ad alimentarlo / il mantice delle tue gambe / il ventaglio delle tue dita”. Il Castronuovo sta descrivendo una partica sessuale nota ai più con parole note ai meno. Bravo!

Immagini inusitate “la leggerezza si posa in / fumo sulla tibia” , “se tu non fossi / ombra nel cielo d’altri / ti farei notte” ancora di quasimodiana ispirazione, e capolavori di sintesi ungarettiana “l’inguine è succulento / quanto la coscia che smagrisce alla caviglia / dove il pedale di una legnano / poggiata a un muro strapiomba in battigia / ti smaglia nelle onde / di un pennello dalle setole rade / ti dipinge nell’estate / che oramai sa di cenere / e non avrà il profumo / delle tue gambe nude”.

Ancora sulla Poesia come pratica erotico cerebrale: “masturbami la mente e / fammi eiaculare poesia con la tua bellezza” , “che ci incolla seppur tra labbra / a qualcosa di osceno per la vita”

Sezione LENZUOLA AL BITUME
Si infittiscono le immagini inconsuete: “un capodoglio incastrato nel buco dell’ozono” , “lungo l’autostrada delle gambe asfaltate” , “per far sì che l’elsa fermi le emorragie / della vita” , “l’occhio affonda un tuorlo tra i tuoi seni” , “non so più se m’abita ‘sto corpo / o se son’io a resistere nei suoi apostrofi” , in una sezione dove, pur essendo molto forte il richiamo alla sensualità, la stessa passa in secondo piano rispetto al “male di vivere”.

Sezione CREPE DI RINUNCE
Il distacco dall'oggetto dell'amore di Castronuovo, si cristallizza in una nuova solitudine “respirare la tua assenza è rigenerante” , “lunga vita a chi mi aprirà una storia / per chiuderne un centinaio” , “che io termini dove tu cominci / può essere il caso di un nuovo inizio” , “non avere temperatura nella crisi d’astinenza” , “confido le mie giornate al cuscino” , fino a concludersi con la disperata invocazione: “non voglio sentirti più con nessun senso / scappa insonnia, vai via; / io devo rimanere qui a rigenerarmi / non posso farti vincere, il cappio è lì / ma io ti ammazzerò col cuscino.”

Sezione IL BUIO DEL GIORNO
Il ristagno psicologico si impessessa dell'autore e dei suoi versi, fino alla maturità solitaria e al distacco dal tutto: ma nonostante tutto rimango qui / fino all’emicrania, all’alzheimer, / alla prostatite, e al delirium tremens / che mi prende e stupra sui cassetti.” , la camicia di forza stretta a mani dietro” , “- sbrigliami da questo blocco / si avvicina la morte, / la sofferenza la rovina”

Imparo anche una nuova parola: nistagmo ni·stàg·mo/ sostantivo maschile, movimento rapido e ripetuto del globo oculare, per spasmo dei relativi muscoli.
la battigia, la baita, la scogliera, le fabbriche / e il mare rosa zampilla per la pioggia d’acido fenico” , “ho stabilizzato il mio sonno / con Melissa, Valeriana, e altre puttane / infuse in un’orgia a bordo strada / fin quando al pomeriggio non mi ha tentato / il divano / e Melatonina di notte inerme non ha potuto fare altro / che tentare di strozzarmi” Viva l'autoironia (qui chimica), che salverà il mondo, come dice un altro forforisma di Pastorolgy.

Chiudo la rece col riportare integralmente una poesia, perché ...:
non voglio vivere a lungo / non saprei che fare fino a ottant’anni o novanta / per questo uso parole più leggere / sessanta sarebbe un buon numero per lasciare la vita / una pensione è solo un sogno, un lavoro un’utopia / neanche i capelli bianchi da saggio potrò godermi / la calvizie ha avanzato la stempiatura / lasciandomi qualche pelo canuto sparso nella barba / è questa la mia vecchiaia / precoce e avanzata” … perché vorrei incoraggiare il Castronuovo: vivi a lungo per lasciarci ancora tue meraviglie poetiche. Visto che mai voglio avere notizie sugli autori, prima di lasciar parlare le loro opere, oggi mi chiedo quanti anni abbia il Castronuovo che si definisce già vecchio, sebbene sia ovvio che parla di canizie morale.

Solo nelle note finali ho conferma di quanta cultura abbia appreso il meritevole Castronuovo, ulteriore garanzia della lodevole sua Poesia.

L'ultimo consueto accenno alla copertina: ottima scelta cromatica, quello del B&N, con un profilo netto ma legato: così è il Castronuovo nella sua Poesia. L'avrei comprata lasciandomi guidare da lei.

Consigliato a chi fa della Poesia sua ragione di vita, per cogliere le modalità ermetiche e farle sue.

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