Dalla
singolare dedica: “A chi mi tiene sveglio” e la citazione
da Jorge Luis Borges, "La Cifra", inerente all'insonnia, che “è
l’orrore di esistere e di continuare ad esistere”, si deduce
che l'autore Paolo Castronuovo scrive da insonne una poesia che è dialogica,
atitolata, apunteggiata.
Sezione
PALPBRE DI ZINCO
“la
notte è fonda come l’odore dei tuoi capelli / non c’è tempo
migliore per le odi / tra le mie mani la tua pelle / imbastisce un
filo logico / subliminale al profumo di un mare / che ci distacca / e
fa di me il sommozzatore dei tuoi fondali” Colpisce. Parla non
solo a un animo gentile come possa essere il mio, ma a quello di
tutti. E' linguaggio universale, fatto di mare, capelli, notti fonde
come fondali e come anime d'amare.
“il
tuo non è nel letto stanotte / ho aperto i cassetti intimi /
svuotato i cuscini pieni di un terzo profumo / e non ho trovato nulla
/ se non la pistola alla mia nuca”
“mentre
ti scopo puttana di un’insonnia / pagandoti in cambio di questi
versi” Analizzando la dedica dell'opera, avevo avuto ragione:
l'autore ripaga l'insonnia con i suoi versi.
Entrano
spesso nei versi del Castronuovo i Social e l'amore online, che
sostituisce quello platonico: “faccio parte dei tuoi 1659
seguaci in questo nonposto” e ancora: “sarà perché
vogliono ammutolirci come schiavi di noi stessi / o perché siamo
troppi / costruiti apposta per otturare le vene della comunicazione /
scrivi amen, condividi, non mi piace più”
Anche
la Poesia è tra i soggetti preferiti dell'autore: “dalle
quali filtra la poesia / bastone dei miei mali”
, “le
muse hanno disossato la gabbia ma / per fortuna lo sterno regge il
petto infuori / anche se pompa lento il sangue nazicomunista /
un’anarchia in collisione non può che avere / un gran cuore /
sbarcare nelle pagine di un profugo / che s’aggrappa alla speranza
di un amore / un regno alla conquista / se del verbo o mucillagine /
non perde la salute / trova cuspidi che tagliano il palmo / nella
vita che sta qui / ad aspettare”
criptica come certa poesia ha da essere. Mi riferisco al Nobel
Quasimodo,
“Ognuno
sta solo sul cuor della terra / trafitto da un raggio di sole: / ed è
subito sera.”
In
questa prima sezione viviamo l'alienazione solitaria del Castronuovo.
Sezione
CARNE VISIVA
Dall'astrazione
solitaria all'impasto dei corpi il passo non deve essere stato
facile. Però al Castonuovo riesce molto bene: “ma nella pausa
dei corpi avevo seni da esplorare” e ancora “aveva creato
la nostra carne sfregandosi / nell’esplorazione della confusione,
“che la penna del Matto aveva issato” riferimeno ai Tarocchi
Marsigliesi? L'esoterismo torna anche in “reso morbido a ogni
vista o tocco / del mio terzo occhio”
L'erotismo
cerebrale è ficcante: “m’insapono il viso col fiato e / lo
sciacquo alla tua pelle / un mulino ad acqua la voglia / di essere
ancora terzo capo / per far delle tue gambe treccia / glorificare il
corpo / in un’acconciatura spoglia / dalla routine dell’ozio”
dove colpisce la mancanza assoluta di volgarità, come esaltata dai
Forforisimi Pastorology: “Il vero organo erotico è il cervello”.
Ma anche qui: “le vene sono edera / costringono il mio sesso /
alla visione / le mie labbra morse tra denti / al desiderio in
crescendo / su uno spartito andante / crepito nella forza in cui mi
stringi / un fuoco di tizzoni non muore mai / c’è sempre un fiato
ad alimentarlo / il mantice delle tue gambe / il ventaglio delle tue
dita”. Il Castronuovo sta descrivendo una partica sessuale nota
ai più con parole note ai meno. Bravo!
Immagini
inusitate “la leggerezza si posa in / fumo sulla tibia” , “se
tu non fossi / ombra nel cielo d’altri / ti farei notte”
ancora di quasimodiana ispirazione, e capolavori di sintesi
ungarettiana “l’inguine è succulento / quanto la coscia che
smagrisce alla caviglia / dove il pedale di una legnano / poggiata a
un muro strapiomba in battigia / ti smaglia nelle onde / di un
pennello dalle setole rade / ti dipinge nell’estate / che oramai sa
di cenere / e non avrà il profumo / delle tue gambe nude”.
Ancora
sulla Poesia come pratica erotico cerebrale: “masturbami la
mente e / fammi eiaculare poesia con la tua bellezza” , “che
ci incolla seppur tra labbra / a qualcosa di osceno per la vita”
Sezione
LENZUOLA AL BITUME
Si
infittiscono le immagini inconsuete: “un capodoglio incastrato
nel buco dell’ozono” , “lungo l’autostrada delle gambe
asfaltate” , “per far sì che l’elsa fermi le emorragie
/ della vita” , “l’occhio affonda un tuorlo tra i tuoi
seni” , “non so più se m’abita ‘sto corpo / o se
son’io a resistere nei suoi apostrofi” , in una sezione dove,
pur essendo molto forte il richiamo alla sensualità, la stessa passa
in secondo piano rispetto al “male di vivere”.
Sezione
CREPE DI RINUNCE
Il
distacco dall'oggetto dell'amore di Castronuovo, si cristallizza in
una nuova solitudine “respirare la tua assenza è rigenerante”
, “lunga vita a chi mi aprirà una storia / per chiuderne un
centinaio” , “che io termini dove tu cominci / può essere
il caso di un nuovo inizio” , “non avere temperatura nella
crisi d’astinenza” , “confido le mie giornate al
cuscino” , fino a concludersi con la disperata invocazione:
“non voglio sentirti più con nessun senso / scappa insonnia, vai
via; / io devo rimanere qui a rigenerarmi / non posso farti vincere,
il cappio è lì / ma io ti ammazzerò col cuscino.”
Sezione
IL BUIO DEL GIORNO
Il
ristagno psicologico si impessessa dell'autore e dei suoi versi, fino
alla maturità solitaria e al distacco dal tutto: “ma
nonostante tutto rimango qui / fino all’emicrania, all’alzheimer,
/ alla prostatite, e al delirium tremens / che mi prende e stupra sui
cassetti.” , “la camicia di forza stretta a
mani dietro” , “- sbrigliami da questo blocco / si
avvicina la morte, / la sofferenza la rovina”
Imparo
anche una nuova parola: nistagmo ni·stàg·mo/ sostantivo maschile,
movimento rapido e ripetuto del globo oculare, per spasmo dei
relativi muscoli.
“la
battigia, la baita, la scogliera, le fabbriche / e il mare rosa
zampilla per la pioggia d’acido fenico” , “ho
stabilizzato il mio sonno / con Melissa, Valeriana, e altre puttane /
infuse in un’orgia a bordo strada / fin quando al pomeriggio non mi
ha tentato / il divano / e Melatonina di notte inerme non ha potuto
fare altro / che tentare di strozzarmi” Viva l'autoironia (qui
chimica), che salverà il mondo, come dice un altro forforisma di
Pastorolgy.
Chiudo
la rece col riportare integralmente una poesia, perché ...:
non
voglio vivere a lungo / non saprei che fare fino a ottant’anni o
novanta / per questo uso parole più leggere / sessanta sarebbe un
buon numero per lasciare la vita / una pensione è solo un sogno, un
lavoro un’utopia / neanche i capelli bianchi da saggio potrò
godermi / la calvizie ha avanzato la stempiatura / lasciandomi
qualche pelo canuto sparso nella barba / è questa la mia vecchiaia /
precoce e avanzata” … perché vorrei incoraggiare il
Castronuovo: vivi a lungo per lasciarci ancora tue meraviglie
poetiche. Visto che mai voglio avere notizie sugli autori, prima di
lasciar parlare le loro opere, oggi mi chiedo quanti anni abbia il
Castronuovo che si definisce già vecchio, sebbene sia ovvio che
parla di canizie morale.
Solo
nelle note finali ho conferma di quanta cultura abbia appreso il
meritevole Castronuovo, ulteriore garanzia della lodevole sua Poesia.
L'ultimo consueto accenno alla copertina: ottima scelta cromatica, quello del B&N, con un profilo netto ma legato: così è il Castronuovo nella sua Poesia. L'avrei comprata lasciandomi guidare da lei.
Consigliato
a chi fa della Poesia sua ragione di vita, per cogliere le modalità
ermetiche e farle sue.
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