Sempre piuttosto distaccata nelle prime
fasi, per via degli innumereoli sedicenti poeti, le brevi note
introduttive mi allarmano:
“A chi ha imparato a bruciare la
sete nutrendosi di bellezza.” Che significa?
“Questo primo sogno lo dedico a
voi.” E va bene. Ma poi:
“Abbiatene cura” è per caso
timoroso di non sapere reggere una critica? “e non smettete mai
di cercare, di cercarvi.” Ah be', se lo dice lui... La sua
giovane età combinata a tanta supponenza mi fa sorridere.
L'opera si suddivide in più sezioni,
che scopro essere un arco narrativo. La prima è inaugurata da:
Amarsi un po’ / è un po’ fiorire /
aiuta sai / a non morire. Amarsi un po’, LUCIO BATTISTI che suona
augurale per un sé innamorato ma non ancora corrisposto. Infatti, la
prima sezione della silloge si intitola: “L'attesa”.
Aprono due poesie, che giocano di rimandi
(tavole apparecchiate, frecce..), per terminare subito dalla terza in
poi. Peccato. Potrebbe essere un suggerimento per il Pataro nella sua
prossima silloge. Infatti, ora che l'ho letta tutta, capisco che è
un grande che non si fermerà. Bravo.
Il Pataro si esprime spesso al futuro,
facendosi portatore di promesse vaghe (nell'accezione di vaghezza,
ineffabile). Dopo poco più di una decina di componimenti a verso
sciolto, dalla sezione “Incendio” in poi si avverte un
cambio di registro, inaugurato dalle parole di WISŁAWA SZYMBORSKA
che parla di amore compiuto “come mi batte forte il tuo cuore.”.
Resti
Solo tu davvero resti / tra i resti
/ di chi mi resta accanto, / senza paura di perder / la testa
ad a(r)marmi così tanto.
Da esperta di narcisismo patologio -
vedi le mie opere CORPI RIBELLI resilienza tra maltrattatmenti e stalking, e STANDIN OVULATION, le donne sono superiori agli uomini (anche nella violenza) - mi sorge una domanda: quello dell'altra
parte, è un amore sincero o manipolatorio? Colgo qua e là i segnali
di una prossima disfatta amorosa:
Il circo dei tuoi occhi
“(..) io spettatore incantato / di
serpenti attorcigliati / come le tue parole
(…) Ogni volta spalanco / la bocca
alle meraviglie / delle tue acrobazie,
(…) ammali le mie speranze.
(…) come un boa ipnotizzato, /
corro a baciare le tue esplosive labbra
e anche in
Scoprirsi
(…) Suoneremo gli specchi / delle
nostre bugie / per farci dire quanto ci siamo uccisi ogni giorno
mentendoci.
“e vorresti che i coltelli / non
sviscerassero il vuoto.” Bello sarebbe stato, perché più
impattante, eviscerassero (da Darsi al vento)
Una lenta e lunga consapevolezza che
l'amore, una volta conquistato, non è più amore, si sviluppa
nell'ulteriore sezione, dal titolo “La cenere” che ha come
ispirazione un cinico aforisma di GIUSEPPE TOMASI DI LAMPEDUSA da IL
GATTOPARDO:
“L’amore? Già, certo, l’amore…
Fuoco e fiamme per un anno, e cenere per trenta.”
Giona
“(...) nuotavamo per risalire, /
ma poi ci rituffavamo per dimenticare, / per non dover morire.
Ogni tanto lo scadimento nello
scontato, si capisce, l'autore è giovane, si farà. Fortunatamente
subito riprende la sua chiave mai banale:
“(...) Quante te / senza di me /
sono morte?” (da Svolte)
Infine con la sezione “Riiniziarsi”,
dall'ispirazione ambiziosa:
“Quando si tocca il fondo o si
rimane giù o si risale allo stato di prima.”
Macbeth, Atto IV, Scena II,
SHAKESPEARE, il Pataro inaugura una serie di titoli quanto mai
originali: azioni “riflessive” sia in senso grammaticale che in
quello morale. Scoprite da voi il perché. La sezione ha più una
funzione augurale nei confronti del suo amore ormai perduto.
Coltivarsi
Promettiti / che sarai fertile come
un giardino di rose. / Coltivale, coltivati.
Abbi cura anche delle spine. / E
quando ti sradicheranno / per dispetto, / abbi cura di non appassire.
Il Pataro mi permette di capire solo ora le sue note introduttive che tanto mi apparvero leggere.
Dai Ringraziamenti
“un giornalista della Gazzetta del
Sud, di cui non ricordo il nome, che dopo la vittoria di un premio, a
dodici anni, mi disse tu farai strada.” Una volta tanto un giornalista che ha ragione.
Finalmente un autore nuovo, che sa fare poesia, che non cita a caso,
soprattutto che cura meticolosamente sia la prosa, che lo stile
personale che quello della casa editrice. Io che sono così
puntigliosa da trovare sempre almeno un – chiamiamolo pure così –
refuso, stavolta non ne sono stata capace.
Come sempre convinta che la copertina determini il successo della vendita d'impulso, quella di BRUCIARE LA SETE di Lorenzo Pataro appare in stile "romanzo rosa", ma in garbato bianco e nero, quindi non mielosa, azzeccata. Cinque stelline su GoodReads allora!
Consigliato ai sedicenti poeti di
qualsiasi età: non c'è mai un'età per fermarsi dall'imparare, agli
innamorati dell'amore a occhi aperti, a coloro che amano la poesia
colloquiale.
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