Max Castellani è un chirurgo che
decide di ritirarsi a vivere in montagna. La sua vita professionale
l'ha così impegnato da non poter nemmeno dedicarsi all'acquisto di
uno chalet. Deve conferirne
l'incarico ad un agente immobiliare. A
cena con lui fa un incontro, così strano da sembrargli
un'allucinazione (per due ben giustificati motivi, uno dei quali non
ve lo si può svelare, se non nella sezione in calce Spoilerata). Scopriremo in seguito che è Greta con il suo inseparabile cagnolone bernese, che si chiama, non a caso, come il protagonista. È figlioccia del titolare del rifugio alpino, Mario. Greta è una creatura eterea come il suo colore dominate, l'albino.
“«La
mia professione mi ha dato tanto: fama, denaro, soddisfazioni, però
anche poco tempo per
me
stesso. Adesso, tutto è diverso.»
Al mattino dipinge, finalmente il cavalletto e i colori a olio sono
arrivati.” A lettura ultimata, mi accorgo che fin dal titolo si
annida il segreto di Max, ma la brava Delia Deliu riesce a nasconderlo
mirabilmente, pur ammiccandovi. Lodevole tecnica narrativa per lettori
investigativi.
“Il
sentiero stretto della montagna viene accompagnato da abeti e larici,
il rumore delle ali di qualche uccello spaventato rompe il silenzio.
Una piccola lucertola attraversa veloce il sentiero, lontano si vede
la pelliccia di una volpe che, nascosta, li guarda.” Il che,
contornato dagli improvvidi passaggi dei caprioli, fa pensare ad un
poco verosimile paesaggio montano: io ci vivo da tre anni, e mai ho
visto tanta fauna nelle mie passeggiate alpine. La Deliu si fa un po'
prendere la mano nelle descrizioni idilliache, tuttavia penso sia un
espediente per creare contrappunto letterario all'imminente dolore.
“Helen
preferisce sempre fare le cose giuste, a differenza di Betty
per la quale l’unica cosa che conta è raggiungere i suoi scopi.
Per quanto diverse queste due
donne sono molto amiche.”
Questo passaggio mi è pretesto per presentare i cinque studiosi
inglesi, Helen, Elizabeth, Robert, Daniel Michael, (botanici e
faunisti) che insidiano lo sbocciare della relazione tra Greta e Max.
Una
piccola raccolta di imprecisioni di natura grammaticale/linguistica
mi fa ricordare che la Deliu non è italiana, ma il suo editor sì:
“Un
sorriso furbetto dà allegria al volto di Elizabeth, che sposta le
mani incrociate in avanti e alzando il piede destro sulla punta,
imprime un lieve movimento al bacino, come una bambina che sta
pendolando.”
Le tecniche ammalianti della seduttiva ricercatrice inglese giocano a
nascondino con imprecisioni linguistiche, che amerei fossero
neologismi, come pendolando.
“Lui
si intende poco e Greta...”
Meglio forse lui
se ne intende?
“...ha
notato oggi in paese: tante pattuglie di carabinieri. È molto
strano, gli abitanti della valle si conoscono tra loro e hanno
stretto delle vere amicizie durante gli anni. Qualcosa è successo,
altrimenti non posso spiegare tutta la polizia in giro per il
paese. E come mai facevano tutte quelle domande alla gente? Mah…
più tardi farò un salto in paese.
Se ci sono delle notizie, le devo sapere.” Troppi
paese.
“È
come una bambina in un negozio di giocattoli, non sa dove guardare
per prima.” Nulla
segue dopo il prima.
La Deliu avrà voluto scrivere per
prima cosa?“«Quindi risotto al mirtillo e Teroldego, e costine
affumicate di maiale con crauti?» «Va benissimo» risponde Anita
per entrambi, regalando un sorriso a Mario.” Ma
avrebbe dovuto essere “«Pappardelle
al ragù di selvaggina e tagliata di cervo al mirtillo rosso...”
come precedentemente proposto. “...
commessure labiali” Un
po' troppo medico scientifico per un romanzo di genere rosa.“«Sei
molto talentuoso, è un dono che Dio ti ha dato.” Talentoso,
lo dice anche l'Accademia della Crusca che, individuando la forma nei vari dizionari, afferma di esserci
“unanimità, comunque, nell’indicare come
forma prevalente talentoso.”
“Non
ha senso di raccontare che” In
italiano funzionerebbe meglio senza il di.“...
la prende per le spalle, la stringi forte”
Forse era meglio coniugato alla terza persona singolare, stringe.
“Lei
mi parla di una cura, però come fa a saperlo? Max vuole dire
qualcosa, però è bloccato.” Ci
sono due però
troppo vicini per essere eleganti. A piccoli tratti, il testo si
riduce di corpo come pure l'interlinea e la spaziatura*, un difetto
di stile, la cui correzione avrebbe potuto competere, nell'ordine,
alla casa editrice, al suo editor, o in ultima analisi al grafico,
come tutti i precedenti, per i quali uso l'elegante definizione di
refusi.
Sono certa che se lo rileggessi all'indietro, ne troverei altri. Caro
signor Presidente della casa editrice Bre', le consiglio di investire
in un buon editor, specie nei casi come quello della Deliu se
vogliamo davvero fare un salto di qualità.
“La
vita ci insegna spesso che non sono le distanze che separano le
persone, ma le persone
stesse.”
, “possiamo
scoprire un amico nel nostro nemico e capire che talvolta il volto
bello di una persona nasconde la sua malvagità.” ,
“La
morte di un nostro caro porta sempre via con sé una parte di noi
lasciando un vuoto dentro l’anima,
come un buco nero che risucchia il dolore, la sofferenza, senza far
trapassare la luce della
gioia o il buio dell’oblio.”
, “La
forza dei pensieri a volte muove le montagne, imprese impossibili
diventano realtà quando l’essere umano vuole con intensità.
Volere è potere.” e
infine anche “Fare
l’amore con l’uomo che ami non è un semplice scambio di umori
come con uno sconosciuto,
è un atto di complicità, affetto, passione. Ancora di più adesso
che l’unione dei loro corpi
è accesa dalle emozioni che entrambi provano; lui sogna un
matrimonio, lei un volo negli Stati Uniti.”
La Deliu ci dona qua e là perle della sua saggezza di vita vera.
Mario,
il padrino di Greta, è spesso occasione per la Deliu di regalarci un
po' di ironia: “Cupido
ha trovato la strada verso la mia baita. Devo stare attento,
altrimenti mi trovo a baciare il bernese.”
A
parte qualche porca
troia di
troppo, La Deliu ha seguito i precedenti consigli di evitare
volgarità durante le scene d'amore. Cito da leggolibrifacciocose:
Tutta la narrazione è disseminata da organi
genitali nella loro forma parlata più scurrile, senza fantasia,
parafrasi, costruzione cerebrale. Sboccataggine a parte, nulla è più
erotico di un cervello usato bene. Ma quando Delia Deliu scrive C e F
(che non amo scrivere per esteso), per interpretare non serve il
cervello, col rischio che quest'ultimo giaccia inutile appendice.
“Però a volte sono un fottuto
egoista e per questo motivo ho scopato Elizabeth. Mi sentivo un figo,
l’ego era in orbita. Dannato il giorno nel quale ho voluto solo
avere un orgasmo! Amare invece significa regalare e io cosa ho da
regalarti, Greta? Tanto amore, ma ...” devo
fermarmi a questo ma avversativo, per non spoilerare.
“«Come
aver perso la mia
identità, a volte non so più chi sono. E non dovrei, ho una figlia
da amare. Sai quante volte ho pensato di togliermi la vita? Tante, e
non è la mancanza di coraggio che mi impedisce di farlo, ma
l’amore per Speranza e il senso di colpa all’idea di abbandonarla
anch’io.»”
quanta
sofferenza nel cuore della protagonista (e forse dell'autrice, che
qui inserisce qualcosa di autobiografico).
*Negli
anni della
Milano da bere,
fui Art Director free lance per svariate agenzie pubblicitarie.
Il
finale non è lieto, come ci si potrebbe aspettare in un romanzo
rosa, anzi: si avverte l'occorrenza da parte della Deliu di essere
corretta, di non truffare i lettori, di non mentire a se stessa, che
nella vita svolge una professione deontologicamente accurata, e che
per privacy, non svelo.
Insomma,
la Deliu conferma le sue capacità di narratrice: si avverte la sua
urgenza di farlo, quasi la necessità, come fosse l'ultimo dei suoi
giorni. Brava! Spero per lei che riesca ad ottenere più dedizione da
parte dell'editore, allo scopo di eliminare quelle poche imprecisioni
sintattiche e di senso, che le potrebbero guadagnare premi letterari
italiani, pur essendo straniera.
Consigliato
a chi necessita coniugare il colore rosa dell'amore, al giallo del
mistero, divertendosi con qualche tocco di pepe.
Spoilerata
“Hai
un glioblastoma a farfalla»”(...) “«Vita di merda! Cosa ho
fatto di male?» Parole estirpate dal profondo della gola.” (…)
«È operabile?» Con lo sguardo implora Michele di dargli almeno una
speranza. «Non lo so, però il glioblastoma interessa entrambi i
lobi cerebrali coinvolgendo il corpo calloso.» «Quindi non è
possibile la resezione del tumore.» Abbassa la testa e la incassa
tra le spalle, incrocia le braccia, il volto tradisce lo stato d'animo: è sconfitto. «Però
puoi fare la radioterapia e la chemioterapia allo scopo di ridurre la
massa tumorale e far cessare o almeno ridurre le convulsioni.» «Per
prolungare il mio calvario? Non ci penso neanche» grida Max.”
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