Hanno scelto di vivere ai
margini della società torinese, anzi, in montagna, in una vera e
propria comune collettiva, lontano dai parenti che, assuefatti dai
demenziali programmi TV, non li capiscono e non si sforzano neppure
per farlo. “... abbiamo dei genitori con cui ci è impossibile tentare di comunicare, tanta è la distanza della nostra visione del mondo dalla loro, fatta per lo più di doveri, convenzioni sociali a cui attenersi pensiero di seconda mano filtrato da ciò che dicono alla televisione.”
Tutto scorre liscio, anzi, d'un botto
fino a circa un terzo, dove l'Oggero si spende in un ultra spiegone
che rallenta la narrazione. Ma solo per arrivare al clou della
narrazione, che velocizza l'azione fino al parossismo, tra poliziotti
Digos venduti per coca, NO TAV e francesi che paiono usciti dal
peggior pulp splatter marsigliese. Peggiore in senso buono. Conosco
l'Oggero on-line da qualche tempo, ne leggo i divertenti racconti
ironici su Facebook, difficilmente fa errori, o è molto accurato
nelle revisioni di ciò che propone. Accuratezza che viene smentita
soltanto in un paio di occasioni, quali: “Certo, anche questi
sono brutti elementi. ma in fondo non mi hanno fatto del male…
certo, se non ci fossimo preparati ad accoglierli, me ne avrebbero
fatto. Ora, comunque, sarò io a doverne fare a loro…” Un
certo di troppo, forse incertezza di Lalaura. O forse ancora
incertezza dell'autore, visto che fa un'altra ripetizione, 'preda':
“io mi sono svegliato alle dieci, dopo tre ore di sonno, preda
di un incubo che mi ha fatto aprire gli occhi in preda al panico e mi
ha impedito di girarmi dall’altra parte e rimettermi a dormire.”
O forse la mancanza di editor? A sentir parlare l'Oggero del suo
editore, che fa il mestiere per passione, propendo per quest'ultima ipotesi.
L'Oggero fino a poco tempo fa portava i
dread locks come uno dei suoi protagonisti, era alcolista, ma da
tanto si è disintossicato e conferisce la sua testimonianza di
resurrezione nelle scuole, come un vero bodhisattva. In questo
romanzo non smentisce il suo passato, anzi: ne è la sorgente,
sempre con una forte dose di auto – ironia. Come in tutte le mie
recensioni, odio spoilerare o anche solo vagamente anticipare la trama. Però i
miei lettori la potranno dedurre dai brevi estratti proposti:
“Lalaura, che in quanto ad anatomia sapeva il fatto suo, aveva
accuratamente evitato di andare a toccare organi importanti – che
da quelle parti abbondano – come fegato, reni o intestino, per
concentrarsi sui muscoli. i muscoli sono il segno della virilità di
un uomo. Si mostrano i muscoli per farsi vedere più forti. lei aveva
lavorato perché quei due bastardi si strappassero i muscoli a
vicenda.(...) È solo in quel momento che il viso di Lalaura perde la
maschera della vendetta per far sì che tutti vi leggiamo un vago
senso di sgomento. È lei stessa a buttarla lì, mentre quella
domanda stagnava pesante nell’aria già dal nostro silenzioso
rientro a casa, per quanto nessuno avesse avuto finora il coraggio di
pronunciarla: «Secondo voi muoiono?»” Va detto che Lalaura è il solo personaggio che l'Oggero ha sviluppato in profondità.
Il gruppo dei protagonisti, che a
questo punto noi lettori abbiamo imparato ad assumere come un unico
blocco compatto, sono spaventati e si asserragliano armati nella
comune, in attesa di rappresaglie. “Dalla cintura dei pantaloni
gli pende un grosso coltellaccio da sopravvivenza. «Come stai?»
«Eh, come sto… sembra di essere in guerra…» «Già.
Probabilmente lo siamo» gli rispondo. «Credi ancora che verranno a
cercarci? Ormai sono passati cinque giorni.»” e anche:
“Ovviamente siamo spaventati, ma venderemo cara la pelle. loro
saranno pure mafiosi, ma noi siamo in sette, come i nani di
biancaneve ma anche come i samurai di Kurosawa, siamo armati come si
deve e conosciamo bene il territorio. Forse se vedono che facciamo
sul serio ci lasceranno stare. In fondo non gli abbiamo rubato
niente, mentre avremmo potuto, eccome! È questa situazione
indefinita a farmi sbroccare di più… L’idea che forse non
arriveranno mai e noi staremo qui a diventare matti per un nemico che
magari non si farà mai vivo! Sembriamo i soldati del Deserto dei
Tartari di Buzzati.” I riferimenti cultural cinematografici mi
confermano l'impressione che ho dell'Oggero e della sua cultura.
Una ben preparata, seppur imprevista
virata di Lalaura verso il sadomasochismo e del gangster francese
Serge Di Paola, risolve una situazione altrimenti troppo tesa per non
produrre altri cadaveri. Un efficace colpo di scena sul finale mi
permette di valutare positivamente l'opera dell'Oggero, che si avvale anche di una copertina azzecatissima, tra il faceto e il pulp. Cinque le famigerate stelline conquistate su GoodReads.
“(...) E fu così che i quattro
mafiosi vennero rilasciati, con Serge Di Paola distrutto in volto ma
rinnovato nello spirito sorretto per un braccio da Gaetano mentre i
quattro risalivano in macchina.”
Consigliato agli ormai unici lettori
italiani, ovvero coloro che si dedicano agli intrighi polizieschi, ma
sapientemente condito dall'Oggero di ironia,/auto – ironia,
elementi splatter e pulp della miglior specie, 'sesso e carnazza',
come direbbe un glorioso gruppo italiano che immagino nelle raccolte
musicali dell'Oggero e dei suoi lettori.
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