mercoledì 24 ottobre 2018

NOI VI AVREMO

NOI VI AVREMO di Luca Oggero, disponibile dal 5 novembre 2018 solo su Amazon, a conferma del suo stra potere a discapito delle piccole librerie di qualità come quelle di certi amici miei, Luca e Malvina di Torino, è un romanzo che definirei scritto su sfondo adolescenziale. “Stage one completed, non so perché lo facciamo, lo facciamo e basta.”: ai sette riottosi ragazzotti, l'Orrido, il Gufo, Scrotoman, Panzer, Lalaura, Dedè, Rico - la voce narrante - di età compresa tra i venti e i trent’anni, tutta la vita sembra un videogioco. ... Abbiamo dei genitori con cui ci è impossibile tentare di comunicare, tanta è la distanza della nostra visione del mondo dalla loro, fatta per lo più di doveri, convenzioni sociali a cui attenersi pensiero di seconda mano filtrato da ciò che dicono alla televisione.”
Hanno scelto di vivere ai margini della società torinese, anzi, in montagna, in una vera e propria comune collettiva, lontano dai parenti che, assuefatti dai demenziali programmi TV, non li capiscono e non si sforzano neppure per farlo. “... abbiamo dei genitori con cui ci è impossibile tentare di comunicare, tanta è la distanza della nostra visione del mondo dalla loro, fatta per lo più di doveri, convenzioni sociali a cui attenersi pensiero di seconda mano filtrato da ciò che dicono alla televisione.”

Tutto scorre liscio, anzi, d'un botto fino a circa un terzo, dove l'Oggero si spende in un ultra spiegone che rallenta la narrazione. Ma solo per arrivare al clou della narrazione, che velocizza l'azione fino al parossismo, tra poliziotti Digos venduti per coca, NO TAV e francesi che paiono usciti dal peggior pulp splatter marsigliese. Peggiore in senso buono. Conosco l'Oggero on-line da qualche tempo, ne leggo i divertenti racconti ironici su Facebook, difficilmente fa errori, o è molto accurato nelle revisioni di ciò che propone. Accuratezza che viene smentita soltanto in un paio di occasioni, quali: “Certo, anche questi sono brutti elementi. ma in fondo non mi hanno fatto del male… certo, se non ci fossimo preparati ad accoglierli, me ne avrebbero fatto. Ora, comunque, sarò io a doverne fare a loro…” Un certo di troppo, forse incertezza di Lalaura. O forse ancora incertezza dell'autore, visto che fa un'altra ripetizione, 'preda': “io mi sono svegliato alle dieci, dopo tre ore di sonno, preda di un incubo che mi ha fatto aprire gli occhi in preda al panico e mi ha impedito di girarmi dall’altra parte e rimettermi a dormire.” O forse la mancanza di editor? A sentir parlare l'Oggero del suo editore, che fa il mestiere per passione, propendo per quest'ultima ipotesi.

L'Oggero fino a poco tempo fa portava i dread locks come uno dei suoi protagonisti, era alcolista, ma da tanto si è disintossicato e conferisce la sua testimonianza di resurrezione nelle scuole, come un vero bodhisattva. In questo romanzo non smentisce il suo passato, anzi: ne è la sorgente, sempre con una forte dose di auto – ironia. Come in tutte le mie recensioni, odio spoilerare o anche solo vagamente anticipare la trama. Però i miei lettori la potranno dedurre dai brevi estratti proposti: “Lalaura, che in quanto ad anatomia sapeva il fatto suo, aveva accuratamente evitato di andare a toccare organi importanti – che da quelle parti abbondano – come fegato, reni o intestino, per concentrarsi sui muscoli. i muscoli sono il segno della virilità di un uomo. Si mostrano i muscoli per farsi vedere più forti. lei aveva lavorato perché quei due bastardi si strappassero i muscoli a vicenda.(...) È solo in quel momento che il viso di Lalaura perde la maschera della vendetta per far sì che tutti vi leggiamo un vago senso di sgomento. È lei stessa a buttarla lì, mentre quella domanda stagnava pesante nell’aria già dal nostro silenzioso rientro a casa, per quanto nessuno avesse avuto finora il coraggio di pronunciarla: «Secondo voi muoiono?»” Va detto che Lalaura è il solo personaggio che l'Oggero ha sviluppato in profondità.

Il gruppo dei protagonisti, che a questo punto noi lettori abbiamo imparato ad assumere come un unico blocco compatto, sono spaventati e si asserragliano armati nella comune, in attesa di rappresaglie. “Dalla cintura dei pantaloni gli pende un grosso coltellaccio da sopravvivenza. «Come stai?» «Eh, come sto… sembra di essere in guerra…» «Già. Probabilmente lo siamo» gli rispondo. «Credi ancora che verranno a cercarci? Ormai sono passati cinque giorni.»” e anche: “Ovviamente siamo spaventati, ma venderemo cara la pelle. loro saranno pure mafiosi, ma noi siamo in sette, come i nani di biancaneve ma anche come i samurai di Kurosawa, siamo armati come si deve e conosciamo bene il territorio. Forse se vedono che facciamo sul serio ci lasceranno stare. In fondo non gli abbiamo rubato niente, mentre avremmo potuto, eccome! È questa situazione indefinita a farmi sbroccare di più… L’idea che forse non arriveranno mai e noi staremo qui a diventare matti per un nemico che magari non si farà mai vivo! Sembriamo i soldati del Deserto dei Tartari di Buzzati.” I riferimenti cultural cinematografici mi confermano l'impressione che ho dell'Oggero e della sua cultura.

Una ben preparata, seppur imprevista virata di Lalaura verso il sadomasochismo e del gangster francese Serge Di Paola, risolve una situazione altrimenti troppo tesa per non produrre altri cadaveri. Un efficace colpo di scena sul finale mi permette di valutare positivamente l'opera dell'Oggero, che si avvale anche di una copertina azzecatissima, tra il faceto e il pulp. Cinque le famigerate stelline conquistate su GoodReads.
(...) E fu così che i quattro mafiosi vennero rilasciati, con Serge Di Paola distrutto in volto ma rinnovato nello spirito sorretto per un braccio da Gaetano mentre i quattro risalivano in macchina.”

Consigliato agli ormai unici lettori italiani, ovvero coloro che si dedicano agli intrighi polizieschi, ma sapientemente condito dall'Oggero di ironia,/auto – ironia, elementi splatter e pulp della miglior specie, 'sesso e carnazza', come direbbe un glorioso gruppo italiano che immagino nelle raccolte musicali dell'Oggero e dei suoi lettori.

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