lunedì 19 novembre 2018

NEL PEGGIORE DEI MODI - le inchieste del commissario Cavallo


Si intuisce fin dalle prime parole che si tratterà di un giallo, non come certi sedicenti scrittori (vedi leggolibrifacciocose... no no, non voglio dare loro ulteriore visibilità. Se volete, li cercate da soli). Primo merito di questa opera NEL PEGGIORE DEI MODI - le inchieste del commissario Cavallo di Flavio Villani, è consentire al lettore di capire cosa andrà a leggere. Trama abilmente preannunciata dalle ispirazioni di Fruttero & Lucentini e Ivan Sergeevič Turgenev. Cosa non scontata, ma da gran maestro della penna. La storia si dipana sottile tra orchi, senatori, amici, affaristi, droga, mafiosi, prostituzione, pedofilia. nei meandri del mè Milan, cui sono ancora affezionata, nonostante abbia viaggiato nel mondo e ora abiti su vette alpine.

La chiave di comprensione sta quasi alla fine, tutta contenuta nel titolo di un film uscito il 20 settembre 1990, proprio l'anno in cui sospettavo si ambientasse la narrazione: QUEI BRAVI RAGAZZI. Un commissario, Cavallo, protagonista che a mio sentire tornerà nei romanzi futuri del Villani, dice infatti: “... il titolo, non so, mi dice qualcosa... ripensavo agli amici» fece Cavallo, quasi più a se stesso che all’ispettore, «bravi ragazzi non lo erano di sicuro...» «Cosa dice, commissario?» «Scusa, pensavo... i nomi: Claudia Sala, e ora questa Giusy... Oreste e Giacomo, Fabrizio... Paola... tutti amici, tutti bravi ragazzi. In fondo è tutto molto più semplice del previsto» disse il commissario, voltandosi a guardare Milano che gli sfilava accanto, sfocata nella foschia notturna.”

Non pensavo potesse essere così totale. È terribile pensare che questo nostro corpo, il corpo che è il centro di tutto per ognuno di noi, sia un involucro di così poco valore. Può disintegrarsi, e alla fine si riduce a un nulla che non ha niente a che vedere con la persona che stava là dentro, che lo abitava. In quel corpo massacrato non c’era mio marito. Un simulacro, nulla di più. Per questo non sono svenuta».” Un'altra abilità del Villani sta nel depistare.

Si erano sedute a un tavolino distante dal banco, sul fondo del locale, isolate dal vociare dei clienti che entravano per un caffè al volo, trascinandosi l’umidità dall’esterno come una coda di acqua vaporizzata e gelida.

Gelida gelida gelida, torna spesso la parola gelida. Ne ho contate le volte: nove. Troppe, per passare inosservata. Capisco solo ora la poesia introduttiva, di cui riporto un paio di passaggi essenziali:
“Novembre
Novembre è il mese dei morti.(...)/«L’è el dì di Mort, alegher!» – A Milano, in fondo,/novembre è un mese come tutti gli altri.”

Come c'è quella di romanzo rosa, romanzo giallo, romanzo noir, conierei allora per Villani la definizione di romanzo glaciale, confermata da diversi passaggi descrittivi, dei quali scelgo i più significativi per il canto intrinseco: “L’auto con a bordo Montano e Tonduti viaggiava veloce su una strada angusta e dissestata, in direzione Milano. Strette banchine di sterrato la delimitavano da entrambi i lati, poi un fosso, un filare di pioppi scheletriti e i campi, che più che vedersi si potevano immaginare, inghiottiti com’erano dalla fitta nebbia padana che non accennava a sollevarsi neppure a mattina inoltrata e con un’ipotesi di sole.”

Nel cortile un uomo correva verso l’ingresso, poco più di un’ombra nella foschia e nella ormai scarsa luce del pomeriggio, irriconoscibile.”

Nuovi giorni di nebbia sarebbero arrivati, poi la pioggia, il grigio compatto di Milano per altre settimane. Ci si doveva passare per raggiungere la primavera, quella vera. Non c’era nulla da fare al proposito, solo attendere.”

«Ti ammazzo» disse solamente, senza alzare la voce, gelido, come chi davvero voglia portare
a compimento il suo proposito.” Un altro gelido, a confermare la nascita di un nuovo genere letterario. “Lo svegliarono dopo meno di cinque minuti con dell’acqua gelata spruzzata
sulla faccia; poi lo trascinarono in auto, in direzione della Questura. La notte per lui iniziò allora.” E un nuovo gelata, casomai non fosse ancora chiaro.

Ma lì c’era l’odore dell’oceano, così diverso da quello del mare di casa sua. Aveva il ricordo di un mare incredibilmente calmo e dell’imbarcazione che fendeva l’acqua grigia e quasi stagnante, circondata da altre barche la cui esistenza si poteva solo intuire in quel mare di nebbia, per il rombo cupo dei motori e l’ululato delle sirene. Per un attimo gli si strinse il petto, poi pensò che qualcosa aveva preso a muoversi, e che presto quella maledetta nebbia si sarebbe diradata, restituendo alle cose la propria forma sensibile, come in Bretagna, quando la costa, dissoltasi la nebbia, era riapparsa all’improvviso sotto i loro occhi, appena delineata nel diafano chiarore del sole del Nord.” In mezzo a tanto gelo, il Villani ci regala descrizioni che lasciano il lettore senza fiato.

Ora però vedo molto poco, e non riesco più ad apprezzare i miei quadri come prima. Senza l’integrità fisica la vita intellettuale ed estetica diventa drammaticamente meno attraente» proseguì Landolfi”. Landolfi è un senatore, a conferma che la politica c'entra sempre, nel bene o nel male. Anche in questo romanzo, nel male. Mi devo fermare qui. Però amo osservare che il Villani riporta in questo passaggio l'unico mio terrore per la vecchiaia.

La perfezione annoia, come dico nei miei forforismi (piaciatene cortesemente la pagina, Pastorology). Per fortuna il Villani lo sa, così arriva finalmente un'imperfezione, con una descrizione del cattivo capro espiatorio troppo lombrosiana per essere ammissibile.

La chiusa del romanzo è tutto sommato prevedibile, non vi sono colpi di scena finali, forse un tantino deludente lo spiegone, pleonastico. Divertente invece la citazione finale, conseguente al titolo, che curiosamente appare in chiusura: Nel peggiore dei modi
Ma di qual reato o di qual colpa, argomentò fra sé, ufficialmente, la potevano punire?”
Carlo Emilio Gadda

Ops, due pagine bianche, poi mi accorgo che non è il finale. Ed ecco il colpo di scena conclusivo. E non è l'unico. Il Villani si conferma grande orchestratore di personaggi e parole. Ammirevole la sua audacia narrativa nel preparare il lettore a tutto e al suo contrario. Scoprirò solo in seguito che è un neurolo e che, in quanto tale, deve essere abituato ai ribaltamenti.

Tutto sembrava immobile, e il mondo gli parve stranamente benevolo. La luce intensa e il cielo terso gli aprirono i sensi, intorpiditi da settimane di nebbia; il commissario avrebbe voluto salire in alto, sul Duomo magari o sulla torre di Landolfi per guardarsi intorno, e vedere, finalmente, la città semiaddormentata e splendente nell’aria cristallina, con le montagne innevate a corona. Vivendo in basso, a continuo contatto con il suolo, ci si dimenticava che il mondo si sviluppa anche in altezza, e che in alto l’aria è rarefatta, leggera.” Romanticamente innamorato della sua Milano il Villani. E anch'io, per il suo fascino discreto.

La meraviglia degli occhi di un bambino sarebbe il dono più bello che un Creatore potrebbe fare alla sua creatura. Se l’amasse.” Le amare considerazioni ad alta voce di Paola Innocenti, moglie del primo assassinato, specialista in alcolici, ma anche in autoindulgenza. “Quando si odia, e non si ha coraggio, l’aggressione non può che essere contro se stessi” disillusioni preannunciate fin dall'inizio, quando, rivolgendosi al commissario, diceva: “«È straziante di come cambi il nostro corpo, mentre tutto il resto rimane uguale. Non lo pensa anche lei, commissario?»

Devo fare di tutto perché la sua vita non finisca nel peggiore dei modi, come la mia. Come la nostra. Il sogno che avevamo quando eravamo ancora puri.” Sempre la Paola. Nel peggiore dei modi. Nel peggiore dei modi.

L’oceano è blu scuro. Il cielo azzurro, senza una nuvola. La sabbia bianca e morbida. La brezza è lieve sulla pelle nuda. La vita è così bella. Cos’è un istante in una vita intera? Nulla... Nulla.” Parole dolenti come l'animo tormentato ma sentimentale del Villani, chiudono la vicenda nel migliore dei modi, proprio come il lettore vorrebbe.

L'immancabile mia considerazione sulla copertina: da Art Director quale fui negli anni della Milano da Bere, mi porta a conferire al Villani le famigerate cinque stelle sul Social per lettori GoodReads, nel rispetto della glacialità del romanzo.

Consigliato a lettori di gialli amanti del fascino discreto di Milano, del suo gelido apparire, ma percorso da violente correnti sotterranee, consigliato anche a chi crede che ormai nella letteratura si sia scritto tutto, per rimanere sorpresi da un nuovo genere, il romanzo glaciale.

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