lunedì 2 marzo 2020

I LOVE SHOPPING A NATALE di Sophie Kinsella

Un’altra delle cadute di stile della recensora consisteva nel non aver mai letto nulla della Kinsella che da una ventina d’anni stravende. Stravende e fa straridere chiunque si avvicini alle sue pagine scritte. Uomini e donne. E stracommuovere. La recensora dimenticava questa emozione straspeciale che rende strafigo un libro. Che ha un incipit da urlo, proprio di quelli strafulminanti come a suo gusto strapersonale, e uno strafinale stradelizioso, come si confà ad un romanzo di strasuccesso. Ora che ha finito gli STRA, la recensora può riassumere per sommi capi la vicenda

senza spoilerare. E’ Natale e la Kinsella, anzi, Becky (ma si ha come l’impressione che ci sia una sorta di sovrapposizione tra le due, diversamente ci si dovrebbe chiedere come farebbe la Kinsella a far sentire verosimili le avventure tragicomiche della protagonista tanto da permettere la perfetta identificazione di  ogni lettore e lettrice), dicevamo, l’autrice non si era ancora sperimentata con il periodo dell’anno più consono gli acquisti compulsivi. Che ora si traducono online, dato che la protagonista vive ormai isolata in campagna, con tanto di contaminuti di scadenza del carrello virtuale per rendere il compratore sempre più compulsivo, consentendo alla Kinsella di passare in rassegna ogni idiosincrasia, ogni barlume di speranza e di tragica certezza che si abbattono sugli shopper online, con grande divertimento ed emozione e qualche tragica impasse, subito risolta. E, visto il Natale, con grande carica di sentimenti. La tecnica narrativa è scorrevole, tale da consentire la lettura a chiunque abbia mai aperto qualcosa da leggere, sia esso un aulico libro, un drammatico quotidiano, un pettegolo periodico, un efferato manuale. Del resto, è evidente che la Kinsella non si sia prefissa l’obiettivo di acculturare i propri lettori, ma di intrattenerli con sano umorismo, autoironia e molta partecipazione sospirosa.
Consigliato ad aspiranti autori emergenti - come la recensora - in grado di farsi anche solo un briciolo di autocritica per capire che la creazione di valore non risiede solo nell’essere aulici e stradotti, agli aspiranti suicidi per comprendere che buona parte dei valori della vita risiedono nel proprio clan e nelle relazioni interpersonali, alle donne di famiglia che si sentono tartassate dalle atmosfere natalizie per accorgersi di non essere sole nell’affancendarsi festaiolo.

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