Elena Ferrante: un fenomeno letterario tutto italiano. Con tanto di fiction all’attivo che la consacrò alle sacre vette. Urge lettura per imparare sempre più, sempre meglio. Ancora e ancora. Il romanzo LA VITA BUGIARDA DEGLI ADULTI vede protagonista un’adolescente, Giovanna detta Giannì, che
si affaccia sul mondo dei “cosiddetti grandi”, per poi travasarvi il suo corpo e il suo spirito, pur con tutte le remore che la vita (bugiarda) degli adulti le hanno indotto. Almeno quanto la Ferrante stessa, che usa uno pseudonimo. Sebbene parli, attraverso uno dei suoi libri, raccolta di scambi epistolari con editori e lettori privilegiati, di “un desiderio di autoconservazione del proprio privato, un desiderio di mantenere una certa distanza e non prestarsi alla spinta che alcuni scrittori hanno di mentire per apparire come ritengono che il pubblico si aspetti”, la Ferrante appare troppo modesta: la modestia a volte è madre di ipocrisia.
Giannina, la protagonista del nuovo romanzo della Ferrante è tutt’altro che ipocrita: attenta osservatrice, della realtà che la circonda così come del suo sentire interiore, scopre quanto la rettitudine a lei insegnata dai genitori, da loro stessi non sia praticata. Il padre è amante della madre delle sue migliori amiche. La propria madre, invece, diventerà amante del loro padre. La sorella di papà, zia dipinta a tinte feroci sia da mamma che da papà, pare invece l’unica sincera della famiglia. Una sincerità pagata a caro prezzo, con la perdita dell’amore carnale e spirituale. Al centro, un braccialetto, che, a tratti, apparterrà prima ad una, poi ad un’altra ava e poi, chissà. A tratti farraginoso, decine di personaggi più o meno importanti al fine del plot, si affaccendano attorno a Giovanna, confondendo lei e il lettore. Già lo dichiara fin dalle prime pagine la Ferrante stessa: “solo un garbuglio che nessuno, nemmeno chi in questo momento sta scrivendo, sa se contiene il filo giusto di un racconto o è soltanto un dolore arruffato, senza redenzione.” Senza redenzione. Giannina lo sa dall’inizio che la vita è senza redenzione. Di fronte ai tradimenti plurimi dei suoi stessi genitori e dei genitori delle sue amiche predilette, perde l’innocenza dell’infanzia, senza illudersi circa le modalità dell’amore. Sceglierà di non restare illibata, quella dote senza la quale i genitori le insegnarono si sarebbe persa del tutto come la zia, senza remore né sensi di colpa, ma anzi con appropriata e studiata scellerataggine. Copertina neutra, poco attraente, come neutra appare in superficie la vita di Giannì, pur avendo tempeste nell’anima. Libro ben scritto, ma non necessario.
Consigliato a chi vuol capire come assurgere ai fasti delle fiction: più che per meritocrazia, in Italia inesistente, con una buona spinta esteriore ai propri meriti.
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