giovedì 5 marzo 2020

FIDANZATI DELL'INVERNO di Christelle Dabos

A cosa serve un libro, se è scritto bene, ma risulta ampolloso e noioso? La quarta di copertina riporta l’entusiastica recensione de LE MONDE che convince la recensora alla lettura. L’immagine in prima di copertina NON è ‘frappante’ - espressione presa in prestito dal francese, visto che l’autrice
vien da là, e che significa NON suggestiva sorprendente notevole vivida (non esiste perfetta corrispondenza in italiano), ma è stata scelta dalla recensora solo perché rimandata a questo libro da un’altra copertina, più saliente, che sarebbe stato il terzo volume della quadrilogia  L’ATTRAVERSASPECCHI. Di fatto, meglio partire dal primo, allo scopo di capire il motivo per cui se ne sono vendute duecentomila copie solo in Francia.
Premesso che da Tolkien in poi, pur essendo ritenuto un capolavoro dei più, la recensora aborrisce le descrizioni minuziose puntigliose particolareggiate meticolose perché, oltre che a scadere nel cavilloso e barocco, non apportano nulla all’avanzamento del plot, quelle della Dabos sono troppo ampollose verbose e ridondanti per riuscire di gradevole lettura. 
Inoltre, in quarta di copertina, era riportata una piccola serie di note (sulla base delle considerazioni scaturite dalla lettura, a firma evidentemente dell’editore) che paragona FIDANZATI DELL'INVERNO alla fantasia e alle atmosfere di Philip Pullman, alla tormentata storia d’amore tra un misterioso uomo e una ragazza apparentemente impacciata di Twilight, all’azione politica dei protagonisti di Hunger Games, a Harry Potter per la ricchezza del suo magico mondo. Ebbene, pur essendo felice per la notevole consistenza del tomo, quindi una lettura che avrebbe promesso di essere più prolungata nel tempo dei soliti due giorni, la recensora non ha reperito nessuna delle quattro affermazioni. Anzi, mancava la noia di Moravia (che comunque non è mai noioso). Tutto troppo palesato e lapalissiano per avvincere una mente raffinata.
Non si spiega il motivo per cui FIDANZATI DELL'INVERNO abbia realizzato cotanta vendita se non con l’incapacità immaginativa dei lettori di oggi, che abbisogna di mondi precostruiti e di fuggire dalla realtà, che necessità di non utilizzare l’intelligenza di cui è dotato per intuire il plot, che è troppo impigrito dai Mass Media generalisti per indovinare una storia.
Perciò, la recensora ha esercitato il diritto di recesso previsto dagli imprescrittibili diritti del lettore di Daniel Pennac.
Consigliato alle persone di scarsa attitudine fantastica e fittizia, dallo spirito vago e invaghito da sostanza psicotrope per poter realizzare un’evasione dall’esistenza, senza la perspicacia del lettore incallito cui basta una parola, anche criptica, per scatenare un universo parallelo.

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