Avrei intitolato il primo della
raccolta di racconto L'AMICO RITROVATO se non fosse già stato
utilizzato da un grande del passato, Fred Uhlman (e di oggi: certa letteratura si
fa per se stessa eterna) e credo che anche l'autore, Fabio Angelino,
abbia desiderato la stessa cosa, visto che lo cita ben sette volte,
come pure per ben sette volte cita quello che è l'autore preferito
di suo nonno: Hemingway, cui fisicamente somigliava persino. Narra di come
l'undicenne protagonista, dai genitori in crisi matrimoniale, si
riavvicini al nonno paterno grazie ad un escamotage del nonno stesso:
suggerirgli la lettura del suo romanziere preferito, Hemingway per
l'appunto, facendogliene trovare “casualmente” una selezione sul
tavolo.
La vita della famiglia era stata
sconvolta dalla morte del fratellino del protagonista, come scrive
meditabondo:“Mio fratello era morto. E con lui anche i miei
genitori. Non sarebbero più stati gli stessi”.
Se c'è un
aggettivo che qualifichi Fabio Angelino e la sua scrittura, direi
proprio meditabondo, ne riporto qualche esempio:
“ … le cose tristi servono.
Servono a farti apprezzare maggiormente le cos felici che ci
circondano e di cui a volte non ci accorgiamo.” , “Siamo fatti
così, abbiamo bisogno di essere accettati o, almeno, credere di
esserlo.” , “Le conversazioni, per essere oneste e buone, hanno
bisogno di parole quanto di silenzi.”, “Piuttosto soffri la
solitudine, ne uscirai più forte e sarà più facile capire chi sono
le persone che meritano di starti accanto.” , “In fondo, per un
motivo o per l'altro, siamo sempre distratti e fatichiamo ad
accorgerci della bellezza che ci circonda.”, “Saggezza? È facile
essere saggi, dopo una vita di sbagli.”, “A volte dovremmo
prendere proprio i nostri cari e abbracciarli, e sussurrarli
all'orecchio quei ti voglio bene che sembrano banali, ma che in
fondo, sono un prezioso carburante per il motore della felicità.”.
Interessante le sue considerazioni sul
mostrarsi, o meno, debole da parte di un uomo, si direbbe persino
d'impronta anti maschilista e comunque avverso agli stereotipi di
genere, come ne ho scritto in STANDING OVULATION: “Perché, come
tutti gli uomini, preferiva apparire forte e coraggioso, e com'era
stato bello aiutarlo a capire che scoprirsi deboli, a volte, aiuta a
sentirci più vivi e non ci sminuisce affatto.”
Un difetto soltanto: “... orologio
a dondolo...” Non sapevo potesse esistere un orologio a dondolo. Solo
quello a pendolo.
Il nonno, dopo la sua morte, rivelerà al nipote in un biglietto
infilato proprio tra le pagine del famigerato libro, letto soltanto
in età matura: “Sperando che tu riesca a comprendere il mio gesto,
così coraggioso eppure così debole, ti ricordo che la salvezza sarà
sempre nascosta tra le pagine dei libri, starà a te scegliere da
quale penna farti condurre.” Con la lettera d'addio al nipote di un
nonno morto sulle orme di Hemingway, finisce così il primo racconto
che ha il sapore e il ritmo di un romanzo breve. Bravo Angelino.
CORDE È il secondo racconto, che
sembra esordire con la narrazione di un suicidio. Tutti gli elementi
della scena lo fanno pensare: la descrizione di un volto giovane
precocemente invecchiato e mesto, l'opacità delle iridi, lo sguardo
che sale al soffitto in legno che presenta una trave grossa
distanziata dal culmine mezzo metro. Si direbbe che qualcuno stia
prendendo le misure. Poi, il rovesciamento, abile tecnica letteraria
per disorientare il lettore: quel mesto protagonista sta sì
salutando gli amici e affidando il cane alla ex, ma si dice
indirizzato verso il roseo futuro di un cantante agli esordi. Invece.
La faccenda si risolve in poco più di venticinque pagine.
DUE VECCHI AMICI Il terzo racconto mina
un po' il mio entusiasmo: se nel primo avevo notato un paio di errori
nell'attribuzione di articoli determinativi (subito sviata
dall'equivocità della frase che non ne permetteva la scelta), in
questo c'è un GLI (articolo) al posto di un LI (pronome). Ve lo
lascio trovare. “Non pensavo che l'amicizia potesse perdurare
così a lungo, non pensavo che potesse ressitere tanti anni al
silenzio e a quell'indifferenza.”
IL GERMOGLIO DI UN AMORE “Chi non
è mai stato innamorato, li avrebbe presi per due incoscienti.”
Li e non GLI, qui è tutto perfetto. Comincio a credere che, quella
di prima, sia stata la distrazione del correttore di bozze.
IL NUMERO CHE VOLEVA ESSERE UNA LETTERA
Come convincere uno ZERO che voleva essere una O: “Accettarci.
Penso che tutto sarebbe più bello se solo accettassimo i nostri
limiti. E non sto parlando di matematica.” Bella
metafora ironica del nostro vivere umano, gradevole tecnica
narrativa, anche se non eccelsa: bravo Angelino
LA SOLITUDINE DI UN VECCHIO BASTARDO,
LO SCRITTORE, PECCATO E MORTE, SULLA SPIAGGIA, (dove continuano a
susseguirsi le indecisioni tra LI e GLI: allora la responsabilità è
dell'autore, ma anche della disattenzione dell'Editor), TI AMO ANCHE
SE NON SO COS'È L'AMORE
sono in sequenza gli ultimi brevi racconti da cui si desume soltanto
l'estrema sensibilità dell'autore, niente più. Diciamo che, come
accaduto altre volte, se l'editore o il direttore di collana avesse
potuto decidere l'ordine dei racconti all'interno del libro stesso,
lasciando per ultimo quello che invece è stato proposto per primo,
al lettore sarebbe rimasto in bocca il sapore della soddisfazione.
Così, invece, gli resta solo il gusto d'incompletezz, come mi
accadde per BORIS LO STRANO CASO DEL MAIALE GIALLO
https://leggolibrifacciocose.blogspot.it/2017/11/boris-e-lo-strano-caso-del-maiale-giallo.html.
Suggerirei, anzi, di pubblicare solo IL MIO MIGLIORE AMICO che ha il
tenore di un romanzo in sé.
Consueta annotazione mia sulla copertina, che, come già si sa, ritengo venda l'opera in sé: efficace e sintetica, Un'altra stellina meritata su GoodReads. Sarebbero state cinque, se solo l'Editor avesse corretto gli errori.
Consigliato agli indagatori di grandi
sentimenti (come l'amore per i nonni), a sentimentali dunque dal
cuore tenero per scoprire che non esiste solo l'amore di coppia.
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