L'autore Gino Zanette redige una
raccolta di racconti ambientati sulla riva sinistra del Piave, nel
trevigiano. Si capisce fin da subito quanto sia di valore la sua
scrittura, già dal primo racconto. Per alcune considerazioni che potrò fare soltanto a fine lettura, sa anche di scrittore scafato e un po' ammuffito.
Fulvio è il protagonista del primo
racconto, LO SAI CHI È GIULIA? Quella mattina al risveglio in un bar
a fare colazione si trova sbattuto sulla prima pagina dei quotidiani
locali bollato come ladro, sebbene non lo sia. Il racconto è
brillante e ironico, con finale aperto e sorprendente, mi convince a
proseguire la lettura di quelli a venire.
UN CUGINO STRAVAGANTE: Michele e
Evodoro, un nome, il primo, che parla di normalità, il secondo,
invece, di follia. Un racconto in bilico sull'ineffabile confine tra
quotidianità e misticismo, o forse dovremmo dire mistificazioni.
VACANZA DA SOGNO: Il racconto ci parla
di Barbara, una storia di sofferenza del corpo risollevata dalla
riscoperta di vita.
E tra storie di solitudini mancate
(UNA VISITA SU COMMISSIONE), di stupore esterrefatto per una realtà
che supera sempre la fantasia (L'IMPREVISTO), di ipocrisie bisessuali
di paese (IL SIGNOR FEDERICO), di minacce fedifraghe (LA PROVA), di
credenze e superstizioni (GLI OCCHI DEL GATTO), di imbarazzo
piacevole di fronte alle dimenticanze proprie e altrui (IL FLAUTO MAGICO), di nostalgici
ricordi di guerra (IL PREZZO DELLA POLENTA), di ladri di fiducia (LA
VENDETTA) di un suicidio ai tempi della II Guerra Mondiale (STOPA), è con UN
SEGRETO IMPORTANTE che finalmente la scrittura dello Zanette mi
risuona forte nell'anima. Ne traggo il seguente passaggio: “L'importante è non porsi volutamente sopra gli altri, facendo
pesare le doti che si possiedono.” che mi fa apprezzare davvero
l'opera nel suo insieme, assieme all'accorgimento che alcuni racconti pare abbiano incipit simili a due a due, come se, indeciso a proseguire,
lo Zanette abbia tenuto due storie differenti, in una sorta di
SLINDING DOORS non cinematografico, ma letterario.
Il resto dei
racconti è così infarcito di dialetto trevigiano, da diventare di dura lettura e
comprensione. Accortamente, lo Zanette ne aveva avvertito i lettori
prima dell'inizio, non riuscendo però ad evitare la perdita di
interesse nella narrazione. Sto per adottare uno dei diritti imprescrittibili del lettore, compilati da Daniel Pennac a tutela del lettore che il libro termina quasi inaspettatamente.
E aggiungo, per fortuna.
Consigliato agli amanti della
letteratura dialettale, meglio se conoscitori del trevigiano, agli
appassionati delle storie di paese e dunque al pettegolezzo, ai
curiosi delle piccole passioni di genti semplici condite da odore di
stantìo.
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