Il lecca lecca contiene molecole
affettuose.
Nulla si può opporre al loro
abbraccio.
Cit. Robert L. Wolk, Al suo barbiere
Einstein la raccontava così.
Nello scegliere le opere da recensire,
tra le decine speditemi ogni settimana, fino a oggi seguivo
scrupolosamente l'ordine cronologico di arrivo per non fare torto a
nessuno. Per non fare torto, invece, alla vita che è impermanenza,
da oggi cambio. Darò un ordine di lettura seguendo la piacevolezza:
del titolo, della copertina, delle caratteristiche somatiche
dell'autore o dell'autrice. (ahi, il Lombroso), ma sempre nel
rispetto di quelle poche regolette deontologiche che mi sono
auto-imposte, ovvero: Pennac e l'autodeterminazione del lettore, non
conoscere nulla né della vita né delle opere dell'autore,
obiettività e distacco.
Oggi mi faccio scegliere dal titolo: LE
MOLECOLE AFFETTUOSE DEL LECCA LECCA di Francesco Consiglio, sembra promettere bene, per le
allusioni scientifico fanciullesche sessuali nemmeno tanto implicite.
Promessa mantenuta fin dal primo spudorato istante: il romanzo,
strutturato su tanti capitoletti che fanno avanti-indietro nel tempo
secondo un comprovato stile moviola, inizia con [allora,
sedici anni (pugni in testa)], in
forma di flash di una paginetta che getta luce sui problemi
psicologici della propria ragazza, certa Spinetta, risolvibili solo
con mezz'ora di cunnilinguis. Unica condizione:
ricevere per l'appunto pugni in testa, fino a trasformare il piacere in pena.
Tra
collezioni di peli pubici, irrumazione (che nemmeno io, esperta di letteratura erotica, sapevo cosa
fosse, grazie Consiglio) e altre amenità, come massime o
considerazioni di filosofia varia che qui riporto:
“...
nulla è più illusorio di un orgasmo. Ci si crede re del mondo, una
manciata di secondi, poi si torna uomini e ominicchi, conta
nuovamente ciò che non siamo, ciò che non abbiamo saputo
realizzare.”
“...
i cinquant'anni sono la linea di confine tra gioia di vivere e paura
di morire, sono l'inizio di un tempo in cui non si ha più la
possibilità di commettere errori senza doverli scontare.”
“...
che alla messa ci va gente che si squaglia l'ostia in bocca e appena
uscita è pronta a uccidersi per un parcheggio...”
“In
questo mondo, se non hai il cazzo, lo prendi nel culo.” (ma
io mi sento di osservare, avendo amici omo, che non è detto),
posologie di assunzione di SUPERTITTI nonché di medicinali farlocchi
per curare una presunta sindrome di Asperger, il
Consiglio ci trascina nel turlupinante soliloquio con il protagonista e
altre sue personalità, fino a scoprire che. Punto. Non vado oltre
per non fare spoiler, trattandosi di un giallo.
Restano
perle di rilevante creatività, ad esempio: il testo di “Ancora,
ancora”, (canzone anni '80 che tutti ricordano ma il cui interprete
nessuno ricorda), viene fatto cantare da Consiglio al suo alter ego,
dialetticamente con un poliziotto. Un incredibilmente molto diffuso campionario di frasi fatte e di luoghi comuni nel battibecco da coppia straconsunta tra il protagonista e la sua Miou.
Il cinema con Quentin Tarantino e la Nouvelle Vague a farla da
padrone.I caratteri in senso cinematografico delle donne del protagonista, Miou Pompidou. Silvia,
Mariangela, Titti, Spinetta. E ancora Miou Pompidou. Gli stereotipi
dei film porno cui sono intitolati capitoletti con parafrasi di film
di cassetta virati apposta alla pornografia. Un improbabile profumo da clochard, Eau
de Tevere pour sans-abri.
“Perla
rossa. Tesoro del paradiso. Tempio di Venere. Arco di trionfo.
Pantheona. Porta del piacere. Sono dei modi un po' complimentosi per
descrivere la fica di Spinetta, addolcire Spinetta , convincere
Spinetta a tenermi lì da lei tutta la vita.”
E
poi la Gestalt, non tanto all'improvviso:
“Allora
ho capito tutto, d'improvviso, ma proprio tutto tutto, e non c'è
bisogno che ve lo spieghi, visto che ero il solo a non aver capito.”
Per infine concludere con una buona dose di filosofia di vita, ma pronunciata da
uno fuori di testa:
«...
dopo essermi svegliato, ho pensato che la vita, la mia vita, meglio
di qualsiasi altra, era l'esempio che tutto ciò che accade è privo
di fondamento e di sostanza.”
Soltanto
in ultimo scopro la piacevolezza della copertina che l'autore non mi aveva inviato: grazie a lei, l'avrei comprato. Noto con piacere che la casa editrice è la stessa de LA BAMBINA CELESTE di Francesco Borrasso, da me molto gradito. Ne traggo la conclusione che AD EST DELL'EQUATORE si trovino editori coraggiosi che vanno premiati.
Consigliato
a nichilisti e a individui con comportamenti dal tratto autistico,
perché ci si ritroveranno, a giallisti consumati, a buongustai della
sessualità vanilla.
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