Ricevo da Paolo Spinello e dalla sua
casa editrice APOGEO, specializzata in prodotti dediti a suggestive ambientazioni in luoghi del Veneto, un paio di libri, tra cui LE MILLE VERITA' di Francesco Casoni. Un
titolo che soltanto un giornalista idealista disilluso dal
giornalismo e parlando
di giornalisti disillusi avrebbe potuto
inventare, trasformando una meschina realtà in un giallo divertente
e auto-ironico. Il giornalismo di provincia si scontra con la verità
e il suo contrario, stemperandosi in altre mille versioni, tutte
ugualmente verosimili. Non è un gioco di equivoci, ma, tramite il
fenomeno Social delle bufale, è la solenne denuncia della mancanza
di certezze, dell'impossibile voglia di approfondimenti nel mondo del
giornalismo.
In questa recensione, vorrei parlare
della copertina, veste magica quanto bistrattata. Magica, perché se
ben fatta, “parla” del libro, come quella raffinatissima di
Gabriele Borgna e la sua altrettanto raffinata silloge poetica ARTIGIANATO SENTIMENTALE.
Bistrattata, perché alcuni autori disattenti, pur essendo di valore, non ne conoscono le
estreme potenzialità, come quella de LA MIA VITA di Federico Fabbri.
La copertina de LE MILLE VERITA', a
predominanza di giallo quasi a suggerire la sorellanza con la serie
Mondadori che ne inventò il genere, già parla del contenuto. E se è
vero che la copertina “vende” il libro, allora ci azzecca.
Rappresenta una tenda, ma io oserei dire un sipario, che una mano
anonima, maschile, scosta, a disvelare cosa c'è dietro. Ma l'oltre
non è che buio totale, nero profondo, senza sfumature, che è come
il finale del libro, il quale, sebbene giocoso e ridanciano e autoironico, ci parla
dell'impossibilità, oggi,
di fare del giornalismo una missione.
Consigliato a giallisti simpatici, a
coloro che aborrono il giornalismo odierno, agli idealisti della
notizia, agli amanti dei supereroi.
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