lunedì 2 ottobre 2017

STUPIDE SCOMMESSE

L'editore Daniele Aiolfi mi ha invogliata a leggere questo romanzo erotico perché, a suo parere, ben scritto e, dato che ne ho in cantiere uno, gli ho dato la priorità di lettura rispetto ai tanti altri speditemi in precedenza. Chiedo venia agli autori che mi hanno inviato anteriormente le loro opere perché siano recensite.

Pignola come sono, esigente lettrice prima ancora che scrittrice, so che in ogni caso si impara anche dalle cattive scritture. L'incipit di STUPIDE SCOMMESSE mi lascia indifferente, forse perché infarcito di stereotipi derivati direttamente dalle fiabe più conosciute. Poi però si trasforma, conferendogli elementi di mistero che possono scatenare la curiosità di proseguire. Nell'insieme, non è male, anche tenendo conto di alcuni difettucci, che cerco di riportare qui.

Mi ha scaricato come un cane non desiderato, sono stato mollato in questa casa come una scoreggia.” Avrei parafrasato il vile peto sko'redʒ:a/ (o scorreggia, pop. scureggia) s. f. [etimo incerto] (pl. f. -ge), volg. con più classe che non affidandone l'effetto ad una parola classificata sui vocabolari come volgare.

... hai qui un accendino” le lascia sulla scrivania l'oggetto indicato.” Ma è indirizzato ad un uomo, quindi in realtà avrebbe dovuto essere GLI.

Stanotte ho perso il conto degli orgasmi che mi hai regalato. Parafrasando John Updike direi che il sesso è come il denaro: solamente quando è troppo è abbastanza”. Il libro è infarcito di citazioni, azione cara agli autori suppongo per due motivi: per accrescere la propria grandezza tramite quella altrui, per confermarsi autori, pur non essendolo a pieno titolo. Non dico che non si debba prendere esempio e imparare da chi è più “grande” di noi, ma è sempre preferibile non riportare parole altrui, se non fanno proseguire la storia, al fine di essere credibile come scrittore per se stessi.

Tutta la narrazione è disseminata da organi genitali nella loro forma parlata più scurrile, senza fantasia, parafrasi, costruzione cerebrale. Sboccataggine a parte, nulla è più erotico di un cervello usato bene. Ma quando Delia Deliu scrive C e F (che non amo scrivere per esteso), per interpretare non serve il cervello, col rischio che quest'ultimo giaccia inutile appendice.

A parte quel GLI, che potrebbe essere benissimo un semplice refuso (ma non me l'aspetterei da parte di un Editor), a parte l'incosistenza della copertina, che considero il primo strumento di vendita di un libro, per quanto ben scritto in italiano più che corretto, a volte persino dotto, tanto da sospettare che la scrittrice sia italiana (conosco tanti rumeni in Italia che, per quanto utilizzino in modo più che plausibile la nostra lingua, non sono mai a livello di un italiano nato in Italia), la trama è ben articolata, anche se non sorprendente. Si intuisce la storia fin dal secondo capitolo, infatti un tantino prevedibile. Aggiungerei che per costruzioni delle frasi, per scene erotiche descritte, per sensazioni provate dai personaggi, si direbbe ben poco frutto della fantasia di una donna, per lessico utilizzato (peto, C e F, ecc.). Manca quella sottile dedizione al dettaglio, quel sottile sognare l'amore, quel sottile sentire tipicamente femminili. Ma forse sono io che pretendo troppo. Il finale è un “e vissero felici e contenti” nella miglior tradizione fiabesca internazionale di secoli fa, che a quanto pare, ahimè, funziona sempre.

Sesso sfrenato consigliato a annoiat* casalinghe (e i casalinghi) , perché ispirato agli stereotipi delle Cenerentole e dei Principi Azzurri.

1 commento:

  1. Salve. Ho letto il libro da lei recensito e temo che le sia stata recapitata una copia non ancora corretta dall'editor visto che nella mia (acquistata) questi errori da lei indicati non ci sono. Una tiratina d'orecchie quindi all'editore che le ha spedito la copia. Veniamo alla sua disamina. Trovo di cattivo gusto il riferimento al fatto che non esistano rumeni in grado di avere una proprietà di linguaggio tale da poter scrivere questo libro: è razzismo o piuttosto un complimento indiretto alla scrittrice nel caso sia veramente rumena? La storia della letteratura è piena di autori che hanno scritto in modo eccelso in altre lingue imparate anche in età adulta.
    Secondo appunto. Al secondo capitolo la storia è agli inizi e scrivere che il finale è già intuibile significa non aver letto attentamente il libro, a meno che lei non abbia virtù divinatorie a me sconosciute.
    Terzo appunto. E' banale, volendo punire un libro erotico, consigliarlo a casalinghe annoiate (e casalinghi, come da lei detto in un impulso malcelato da femminista tardo sessantottina ormai fuorimoda). Trovi qualcosa di più originale la prossima volta.
    Quarto appunto. Non è un mistero che gli uomini siano diversi dalle donne. Si pontifica il successo di Fabio Volo, un uomo che sembra scrivere come una donna. Mi risulta nuovo che una donna che scrive come un uomo (questo sempre secondo lei nel caso di questo libro, sia da disprezzare. Ancora quindi, un altro impulso da femminista post sessantottina fuori moda.

    In definitiva cara Stefania Pastori, le chiedo quanto possa avere valore una recensione fatta offendendo classi di persone diverse come quelle sopra citate, nelle quali lei si dimostra razzista (rumeni), classista (ironia su casalinghe annoiate) e sessista (maschi con minore sensibilità? banale!) per riuscire (secondo lei) a produrre una recensione tagliente.
    Mi dica lei il valore di quello che ha detto.
    Cordialmente,
    Massimiliano Massi - Vasto (CH)

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