Con la silloge poetica MICA VAN GOGH inauguro una nuova stagione letteraria, in realtà recuperata dalla metà degli anni '90, che in senso poetico non furono esattamente scintillanti. In quell'epoca mi occupavo soprattutto di sceneggiature cinematografiche, che mi gratificavano dal punto di vista meritocratico, non da quello economico. Fui ghost writer per uno sceneggiatore che aveva fatto la storia del cinema italiano, da RISO AMARO, ai vari IL VIZIETTO, alla serie AMICI MIEI, alla saga FANTOZZI, nonché di Carlo Verdone. Mie le battute del più becero maschilismo verdoniano.
Solo nel luglio 2015 ripresi a scrivere poesia, avendo d'ispirazione Ungaretti, Merini, Benni, grazie ad un amore che mi dedicò una canzone dell'immenso Caparezza, CHINA TOWN. Da un'altra canzone sua, il titolo della silloge.
Non ne fu facile la compilazione fin dalla sua genesi. Essendo più volta ad affrontare temi sociali, la
poesia mi dà le ali per allontanarmi dalle brutture del reale. Da cui non voglio scappare, ma
solo prendere talvolta una pausa, attraverso piccole note sulla vita
emozionale, che partono da minuti dettagli del quotidiano,
dall'amicizia, dai viaggi, dall'amore, da incontri casuali, dall'erotismo.
Riporto qui una recensione scritta dalla giornalista Maria Teresa Vivino, prima fra tutte.
“Poiché sono già sazia d’Arte,
non ceno”; in questo verso si riassume, probabilmente, la poetica
tagliente di Stefania Pastori. Una poetica a tratti claustrofobica,
ma solo in apparenza, perché non è in cerca di “problemi”, ma
al contrario di soluzioni.
“Lasciate un messaggio, non sono
infinita”, un grido folle ma chiaro, si scrive per lasciare
qualcosa di sé, una piccola riflessione su cui porre le basi di
nuovi sguardi. Poesie violente, crude, che ricordano a tratti i poeti
Alda Merini e Stefano Benni.
“Ma adesso me ne vado a passeggiare/
A farmi spettegolare dietro dagli altri” … “Ho mantenuto gli
occhi bassi/ Torno non ascoltando i miei passi”.
Scrivere è, in fondo, rielaborare,
accettando di lasciare andare a qualcosa, un pensiero, un giudizio,
la rabbia e persino la gioia.
“la gente la gente la gente dove va
va va”, frasi, parole spasmodiche a ripetizione continua, quasi
inquietante a tratti, come se nell’eco, qualcuno possa davvero dare
risposte. Registri alti e bassi si alternano, come a voler arrivare a
tutti, per forza; ma in fondo, in un vorticoso girare, non arrivare
in fondo, mai, davvero.
“Un bicchiere di vino
condiviso/Alimenta l’amicizia di una sera./ Cosa resta?//”.
IMPRESSIONI POETICHE DI
Maria Teresa Vivino
Seconda recensione, quella di una
professoressa di italiano che si diletta a leggere e scrivere poesie,
Rosalinda Osano: "Ho letto metà delle tue poesie.
Bravissima. Complimenti. Molto belle e molto amare come la terraamara cantata da Domenico Modugno. Profonde e vere purtroppo in molte
parti. Ahimé."
Ho apprezzato con cuore sincero le
parole della prof.ssa Osano, perché aderiscono ai sentimenti che mi
dettarono queste poesie. Nel cercare Modugno, ho trovato la versionedi Ermal Meta, più emozionante e toccante nel profondo, perché ne
dà un'interpretazione allargata.
Consigliato a chi cerca il senso del
viaggio di conoscenza della vita nelle amicizie, negli incontri
casuali, nell'amore filiale e in quello per i genitori, nell'erotismo, nella filosofia.
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