lunedì 13 giugno 2016

A GALLA

A causa di un'inopportuna “dritta” dell'autore Alessandro Toso, pensavo di aver iniziato un romanzo sulla falsa riga delle CINQUANTA SFUMATURE, ambientato nella profonda provincia veneta tra personaggi della Middle Class. Avendone letto a suo tempo LE NERE e avendole ribattezzate CINQUANTA SFUMATURE DI NOIA, mi ero arenata nella lettura (e nel giudizio) sulle peripezie di una coppia di annoiati fedifraghi. Eppure A GALLA era ben scritto, con tratti di originalità autentica. Pensavo lì per lì di mollarli alle loro acrobazie erotiche, quando il romanzo cambia registro. R A D I C A L M E N T E.

Dopotutto, la piccola e media impresa era il motore del NordEst, no? E i motori non si fermano neanche per il weekend. Ora però la corsa del bolide si era schiantata contro un muro di cemento spesso tre metri, portando via con sé piloti e passeggeri. Nel giro di tre o quattro anni buona parte degli artigiani e dei grossisti della zona avevano dovuto chiudere bottega.”

È la svolta. Da questo momento in poi, il romanzo si lascia alle spalle le SFUMATURE della Middle Class, per assumere quelle della WorkingClass. E, in parte, del giallo. Tra scioperi, okkupazioni con la cappa, rapimenti, innamoramenti adolescenziali, prezzolamenti e morti coraggiose, il tutto si riassume in un telegrafico periodo del Toso: “Purificazione. Espiazione. Rinascita.”

Per poi finire moraleggiato da uno dei personaggi meno moraleggianti, Marcellone, un ignorantone che se ne sbatte delle istanze operaie, ma si redime con un nobile gesto di chiusura. “È come quella canzone. Vivi in fretta e muori giovane.”

Un appunto all'Editor, per altro impeccabile. Un appunto che riconosco essere pignoleria pura, o che vuole semplicemente mettere in luce la mia cultura. A pag. 418 il personaggio principale parla con orgoglio della propria figliola, come sua degna erede caratteriale avendola presa in braccio alla nascita prima ancora della madre, come ad averle dato il suo imprimatur.

Imprimatur deriva dalla locuzione latina “Nihil obstat quominus imprimatur”, tradotta letteralmente in “Non esiste alcun impedimento al fatto di essere stampato.” Fu la chiesa che coniò l'espressione quando concedeva il nulla osta in piena caccia alle streghe. Ma, se si tratta di figli, temo che in questo caso vi sia un errore grossolano. Se volessimo concedere loro il beneficio di non essere bruciati sul rogo, allora sarebbe ammessa l'espressione imprimatur. Ma se vogliamo definire una particolare modalità di apprendimento che può avvenire solo nelle prime ore dopo la nascita, sarebbe meglio parlare di imprinting, come ci insegnò l'etologo tedesco Konrad Lorenz.

Adesso forse mi è chiaro il titolo A GALLA: sarà perché nonostante le grossolanità, (un incipit avulso dal contesto, imprecisioni scientifico-lessicali) resta comunque a … galla.

Consigliato a chi ha fatto delle lotte operaie il proprio scopo di vita e a chi, pur essendo padrone, non ne conosce ancora le istanze.

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