“Fatto sta che sapevo che non sarebbe durata, e la voglia di fare, di lavorare, di esporsi, mi moriva tra le mani.”
Dichiarazione di una disfatta, quella di Cesare Pavese ne ‘La Luna e i Falò’. Forse la propria? Gloss suppone di sì. Seguite il suo ragionamento.
Cesare Pavese nacque nel cuneese nei primi del Novecento, ultimogenito di una famiglia benestante. Già introverso per genetica e per influenze esterne, una volta cresciuto all’ombra della madre autoritaria, il carattere del piccolo Cesare ancor più si adombrò. Trasferito a Torino, la sua infanzia fu infatti segnata da lutti familiari e da problemi di salute, come quelli del padre, passato in latenza quando Cesare aveva solo cinque anni. Contesto familiare / affettivo fu determinante per la sua futura vita e opera letteraria, determinando un forte radicamento nel sentimento della malinconia, di cui Pavese impregnò soprattutto ‘La Luna e i Falò’, l'ultimo suo romanzo pubblicato nell'aprile del 1950. La struttura narrativa contrappone l'innocenza giovanile della scoperta (simboleggiata dai falò delle feste) alla disillusione amara dell'età adulta del protagonista, Anguilla, tornato al paese dopo la guerra. I falò finali e metaforici (l'incendio della cascina e il destino tragico di un’amica) rappresentano la distruzione del passato e la fine definitiva di ogni speranza di riscatto e felicità.
Nel suo diario, il 1º gennaio del 1946 scrive il consuntivo dell'anno trascorso: «Anche questa è finita. Le colline, Torino, Roma. Bruciato quattro donne, stampato un libro, scritte poesie belle, scoperta una nuova forma che sintetizza molti filoni (il dialogo di Circe). Sei felice? Sì, sei felice. Hai la forza, hai il genio, hai da fare. Sei solo. Hai due volte sfiorato il suicidio quest'anno. Tutti ti ammirano, ti complimentano, ti ballano intorno. Ebbene? Non hai mai combattuto, ricordalo. Non combatterai mai. Conti qualcosa per qualcuno?»
"Ripeness is all" sarà la sua dedica all'ambita attrice Costance Dowling, sorta di addio definitivo. "L'idea del suicidio era una protesta di vita".
Per Gloss è una sorpresa rileggere a 45 anni di distanza ‘La Luna e i Falò’ di Cesare Pavese, da sempre memore di quanto l’aborrisse, e scoprire che uno dei propri romanzi Fuochi d'Artificio contiene non solo le stesse tematiche essendo ambientato nel periodo storico della II Guerra Mondiale, ma persino il medesimo modo di affrontarle. La domanda nelle interiora di Gloss scatta spontanea: “allora Pavese mi ha influenzata senza che lo volessi scientemente.” Ebbene sì, questo fa, la Grande Letteratura: influenza, insegna, istruisce, guida.
