venerdì 4 settembre 2020

IL COLIBRÌ di Sandro Veronesi

Ci sarebbe voluta una mini vacanza per acquistarsi il diritto di leggere il Premio Strega dell’anno horribilis 2020. La Gloss finalmente approda alle sponde gialline della copertina dell’ultimo romanzo di

Sandro Veronesi e, da buona ex Art Director convinta fin dagli anni della Milano da Bere che le copertine siano venditori muti, si domanda il perché di tale scelta cromatica. I colibrì non sono canarini. Il colibrì della narrazione del Veronesi è il protagonista, Marco: non solo per dimensioni corporee, cui negli anni dell’adolescenza viene posto ormonale rimedio, piuttosto per l’inusitata capacità dell’uccellino - e di Marco - di restare librato in volo, bruciando enormi energie, pur di stare fermo. La Gloss suppone sia la parodia di ciascuno di noi, così spaventati dalla vita, così impauriti dal cambiamento, così inermi di fronte alla sua impermanenza, da non voler cambiare, da voler restare immobili ad ogni costo, anche quello del dispendio di tutte le energie, fino a morirne. Ma i motivi per cui la copertina è color canarino, forse, si cristallizzano negli sforzi del protagonista, fino a costituire un appassionante giallo che giallo non è. O forse ancora una mera operazione di marketing, visto che il genere giallo è fra i più letti e i bancali delle librerie mainstream sul lettore di passaggio agiscono con l’acquisto d’impulso. Nella psicologia del colore, il giallo è simpatia, dinamismo, velocità: in perfetta sintonia con la vita relazionale di Marco, nell’incessante movimento che la caratterizza, tra drammatici lutti e laceranti separazioni. Ma anche novità come la nascita di una nipotina, “l’uomo nuovo”. Come a sottolineare il visionario auspicio del Veronesi, nelle donne risiede il futuro dell’Umanità.

Consigliato agli amanti delle saghe familiari, ma anche a quelli che prediligono scritture argute che rinverdiscono le sinapsi.


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