Ogni volta che autori o CE contattano Gloss perché possa recensire un’opera, si sorprende della fiducia in lei riposta. Così è successo con l’amico on-line Gianni Donati, viaggiatore tra la sua La Spezia e la Francia, con passaggi a Torino, dove Gloss abita. Gli è grata.
« La vuoi leggere in italiano o francese? »« In francese! »
Gloss all’età di 18 anni visse un anno in Paris come jeune fille au pair a compimento degli studi linguistici della scuola dell’obbligo, ricavando un enorme beneficio per la conoscenza della lingua e nei rapporti umani. Però la lingua è cosa viva, se non la si mantiene tale, se non la si parla, se ne perde vocabolario, frasi idiomatiche, facilità di comunicazione. Gloss stavolta non avrà quindi la presunzione di eseguire la consueta analisi glottologica o filologica. La farà di contenuti.
Il romanzo del Donati si costituisce di due parti. Una, si svolge nel XVII secolo, l’altra nei tempi odierni. Entrambe hanno la Corsica come denominatore comune. Quella contemporanea, sembrerebbe a Gloss la cronaca del Donati di una vacanza a scopo di studio per la scrittura dell’altra. Tuttavia, apparentemente sono slegate, il che rende difficoltosa la lettura, non esistendo parallelismi né agganci tra le due. Il buon Donati avrebbe infatti voluto farle lo “spiegone” prima della lettura, ma Gloss preferisce mantenere il giusto distacco da un’opera perché è difficile che il lettore medio possa beneficiare degli “spiegoni” dell’autore. Un’opera deve poter essere comprensibile da sola, così com’è.
In più, Gloss è convinta che se ascoltasse gli “spiegoni”, si appassionerebbe troppo all’opera da poterla criticare (sempre costruttivamente!) per poter essere lucida. E così ha letto e analizzato LE FEU DE LA HAINE con lo stesso candore di una bimba intonsa.
Difficile dire che c’è una trama con due parti slegate tra loro che nelle intenzioni dell’autore invece farebbero corpo unico (diversamente, non le avrebbe unite nel medesimo romanzo). In caso di riscrittura dell’opera, andrebbe tenuto a mente lo sforzo di riorganizzare, anche sinotticamente, il plot.
Al Donati va comunque il merito di aver un forte spirito di ricerca storica che l’ha portato ad approfondire le dinamiche nei rapporti di potere dell’epoca, in un’isola distaccata, solo apparentemente, dal resto del mondo, dove il potere si intreccia fittamente con conquiste territoriali, stragi, ammazzamenti, ma anche amore filiale, sesso e religione. Quindi non solo fuoco della “haine” (odio) ma anche quello dell’ “amour”.
Qua e là il traduttore, che a mio avviso diventa spesso autore, ha determinato di lasciare certi lessemi in italiano, perché per il corso è più forte il senso (come “vendetta”). Pare scelta appropriata.
Alcune forme sintattiche mi sono apparse scorrette (per esempio, la mancata inversione di posizione degli aggettivi) ma anche il francese, come l’italiano, avrà seguito l’evoluzione della società verso una minor precisione dell’uso della grammatica. Peccato.
Attraverso una riduzione del numero e del senso delle parole, si instaurano regimi non democratici. Se non esistono pensieri, non esistono pensieri critici. Gloss rende proprio l'invito del citato Christophe Clavé in VOCABOLARI E GOVERNI : "Facciamo parlare, leggere e scrivere i nostri figli, i nostri studenti. Anche se sembra complicato. Soprattutto se è complicato. Perché in questo sforzo c'è la libertà.”
In un romanzo, come in qualsiasi opera d’arte, vige la regola del sorprendere i fruitori e le fruitrici. A causa della sua pregressa professione (Art Director negli anni della Milano da bere) Gloss è un’appassionata d’arti visive e di arte in generale, sa che il messaggio esce dall’opera se gli spettatori ne sono coinvolti/scioccati/emozionati. Al limite, anche schifati (si pensi alla “banana” di Cattelan). Il Donati ci riesce, parlando del “quinto incisivo di Michelangelo Buonarroti”. Se non lo si sa, Gloss vi lascia la libertà di scegliere se leggere la nota* a piè di pagina o il romanzo di Donati.
Consigliato alle menti che amano l’arte.
* Il mistero svelato dei denti di Michelangelo | Arte | Rai Cultura