lunedì 20 ottobre 2025

'Tagli d'Anima #1' di Maria Chiara Marzoli

(precedente)

Gloss sta per inaugurare la sua avventura letteraria tra i Pirati (e le Piratesse) della Cultura da recensora con un primo approccio dedicato alla casa editrice Ossorosso. Letto il libercolo in pochi minuti  (che non è dispregiativo, ma si riferisce al formato: un curioso stile smartphone, si capirà il perché), deve ammettere che la copertina possiede una forza comunicativa non comune. È squarciata e accuratamente fustellata come solo un Lucio Fontana può fare, con l’aggiunta di un sorprendente effetto tridimensionale che spinge a lisciare la slabbratura (grafica). Gloss si felicita con Luca Pegoraro cui è stata affidata la grafica. E anche la prefazione, in cui il prefatore si riferisce per l'appunto all’immenso artista. Ma a Gloss, da ex Art Director della Milano da bere, è stato subito evidente il rimando artistico quanto filosofico. 



In buona sostanza, data la preponderante tendenza di Maria Chiara Marzoli a esprimere la realtà filtrandola attraverso il proprio io, rendendo i sentimenti, le esperienze personali e le sfumature emotive il soggetto centrale del racconto, perfino l'analisi della propria sfera affettiva più riservata, Gloss azzarda un parallelo con Decadentismo e Crepuscolari, atteggiamento spesso riscontrabile in arte e letteratura che si manifesta attraverso la descrizione di dettagli, oggetti o ambienti della vita quotidiana, filtrati dalla sensibilità personale e dall'analisi e riflessione profonda sulla propria interiorità.


Dopo la lettura, che l’ha un po’ destabilizzata a causa della brevità e della scelta del corpo del carattere (un enorme cp 14 o forse 15, in netto contrasto con le dimensioni del cartaceo), ha avvertito l’obbligo di capire le scelte della CE e quindi di approfondire la sua conoscenza. Caratterizzata da un nome tanto bifronte quanto, a fine ottobre 2025, halloweeniano, la Ossorosso elegge la propria denominazione in virtù della sua natura di parola composta e palindroma, aspetto che ne suggerisce una intrinseca versatilità interpretativa e una solidità strutturale. La diade onomastica si articola su due pilastri semantici:

osso, in quanto componente di sistema scheletrico, evoca la funzione di substrato portante e di scudo protettivo essenziale alle funzioni vitali (riflessione, affettività, respirazione, tutte attività molto presenti in 'Tagli d'Anima' #1), assimilando l'editore a un supporto basilare e salvaguardia;

rosso, in quanto colore simbolico, rimanda al fluido ematico, veicolo di nutrimento e ossigeno cellulare, simboleggiando la passione fervente e la dinamica emotiva che animano la creazione letteraria, fortissime nel caso di Marzoli

Ossorosso si prefigge, dunque, di trasmettere ad autori e lettori questa sintesi di vigore strutturale e impeto passionale, offrendo nel complesso iter editoriale non solo una profonda dedizione alla letteratura, ma anche assistenza, protezione e supporto essenziale.

Un’accuratezza oggi rara da parte di una CE, ma appropriata all’intimismo dell’autrice, rappresentata dall’immagine di una giovane in atteggiamento privato e involuto della seconda pagina. Strutturato in due sezioni (‘EPHEMERA’ e ‘METANOIA’, titoli urlati maiuscoli e quindi eccessivi in un contesto di ispezione interiore) in ‘Tagli d'Anima’ #1, Maria Chiara Marzoli lacera corpo e anima allo scopo di scavare dentro sé i motivi del malessere suo (ma anche della Società) che la circonda. Non posso dire altro, perché scriverei tutto il libro. Mi pregio di riportare tuttavia quelle brevi frasi che spiccano per originalità e anticonvenzionalismo, come l’indagine sui manuali di medicina dei suoi imbarazzi psicofisici, che vanno dalla congiuntivite all’extrasistole, e riportandone le definizioni.


Nel descrivere un disagio interiore somatizzato, deve: “risolvere e capire come mai dalle gambe siamo passati alla testa”. 


Nel raccontare le proprie lacrime di felicità (forse): “Ho lacrime troppo pesanti, se cadessero sul pavimento imploderebbe l’ambulatorio, io, l’universo, il senso di colpa, l’ansia, tutto.”


Nel giungere al termine di un viaggio: “Infine eccomi a destinazione, tra il nulla e l’altrove”.


Nel cascare dentro (rare) frasi trite e ritrite

“Vado sempre a cercare col lanternino…” Gloss individua tuttavia la sua fragilità. 


Circa il formato a libercolo, Gloss si obbliga a credere che sia una particolare affezione a quello strumento che ormai è assurto a oggetto indispensabile nelle nostre vite, lo smartphone, tanto da scriverci un libro spolliciandoci* direttamente sopra.


Consigliato a persone introspettive che, propense a guardare dentro di sé, hanno una spiccata tendenza a focalizzare l'attenzione e l'espressione sulla propria sfera interiore, sui sentimenti, le emozioni e gli stati d'animo più reconditi e personali e che scelgono di rappresentare o privilegiare il mondo interiore e i sentimenti privati. 


(seguente)

_________________________________

*spolliciandoci, da spolliciare: azione del digitare su smartphone con i pollici. Neologismo di Stefi Pastori Gloss

lunedì 13 ottobre 2025

'Aspettando il Crollo delle Galassie' di Werner Herzog

(precedente) 


Regista, sceneggiatore, produttore cinematografico, scrittore, attore e documentarista tedesco Werner Herzog è Leone d’Oro alla Carriera alla Mostra Biennale del Cinema di Venezia 2025. Mostra e non Festival: da quest’anno il suo direttore Alberto Barbera ne sottolinea l’elevato contenuto artistico.

“Mi sembra una medaglia per il mio lavoro” dice Herzog.

“Cineasta fisico e camminatore instancabile” ha percorso “incessantemente il pianeta Terra inseguendo immagini mai viste, mettendo alla prova la nostra capacità di guardare, sfidandoci a cogliere ciò che sta al di là dell’apparenza del reale” Alberto Barbera dice di Herzog.


Cinefila e sceneggiatrice affascinata dalle tre fasi del cinema di Herzog (la prima, fulminante, stordente, ipnotica tra il 1969 e il 1982 - Segni di vita; Aguirre - furore di Dio e Klaus Kinski che, da qui in poi, assurge al ruolo di attore - feticcio, in un rapporto di amore/odio con il regista; L’enigma di Kaspar Hauser; Nosferatu il vampiro; Fitzcarraldo - la seconda, meditabonda e quasi invisibile che si incrocia e si aggrappa ad un nuovo filone aurifero - Grido di pietra; L’ignoto spazio profondo - la terza, documentaria, dove Herzog, con la sua voce fuori campo, narra imprese, testardaggini e inafferrabili misteri incentrati su uomini al limite dell’umana follia - Grizzly Man; The fire within


Conquistata fin dai tempi del primo Klaus Kinski herzoghiano con Aguirre - furore di Dio, in occasione del Leone d’Oro, Stefi Pastori Gloss si è lasciata attrarre da un libro che parla Herzog: la chiamava dagli scaffali della Libreria Gulliver di Torino. Aspettando il Crollo delle Galassie(citazione da una frase di Herzog)



è non mera raccolta di interviste condotte da vari giornalisti e scrittori a Werner Herzog tra il 1968 e il 2011, ma un’opera da cui Gloss (e chiunque come lei appassionata di cinema e dell’autore bavarese - non tedesco!) ne desume poetica e filosofia filmica. A questo proposito, suggerisce di vedere (o ri-vedere come ha fatto lei) due tra i suoi film più rappresentativi:  Cuore di Vetro (1976) e Kinski, il Mio Più Caro Nemico (1999), quelli che meglio incarnano la “modalità cinema” di Herzog. Contestate Gloss nei commenti se credete che non sia così.


In Cuore di Vetro risulta prioritaria l’importanza del paesaggio come un vero e proprio personaggio vivente: il regista ne fa pacate carrellate o persino inquadrature fisse perché lo spettatore ne possa godere il fascino così come l’ha subito in prima persona, dando sfoggio delle sue capacità di contemplativo documentarista. Sin dalla prima scena, Herzog fa percepire importanti le mani dell’uomo, come strumento di vita e lavoro, ponendole in primo piano con luci morbide e contrastanti allo stesso tempo, così da conferire loro la corretta valenza, anche se a riposo. 


Luci, colori, inquadrature appaiono ispirate a opere caravaggesche. Le persone sono composte come pittoreschi tableaux vivants, in condizioni di ipnosi. Su uno scoglio in mezzo all'oceano, uno dei personaggi di spalle scruta in lontananza, “A lui per primo è stato concesso il dono del dubbio”, lo sguardo fisso sul mare: in un’unica scena, Herzog cita non solo Il settimo sigillo di Ingmar Bergman, ma anche Caspar David Friedrich e il suo Viandante sul Mare di Nebbia.






“Non ho mai pensato all’estetica (...) non lo saprò mai come avviene (l’estetizzazione dei miei film) anche Dante l’ha fatto. Goya e Hieronymous Bosch - ed è solo all’alto livello di estetica e stilizzazione che Goya è rimasto una figura così vibrante, come Dante, Hieronymous Bosch o chiunque altro.”

È davvero l’arte nei suoi film così come se prefigge e configura Herzog nelle interviste.


Con Kinski, il Mio Più Caro Nemico, Herzog ha l’opportunità di raccontare visivamente come venga coinvolto dalle persone in cose che lo affascinano e “non per mera coincidenza”, “mi imbatto in queste persone e all’improvviso provo un’illuminazione interiore”, “indipendentemente da quanto grandi fossero gli ostacoli o le difficoltà”. 


“Con poco cibo e acqua potabile a causa dell’ossessiva ricerca di autenticità che contraddistingue Herzog, l’indole di Kinsky, già esplosiva, si fece pericolosa. (...) Gli dissi che avevo un fucile e che sarebbe riuscito ad arrivare solo alla prossima ansa del fiume prima di trovarsi con otto proiettili nella testa” - risponde Herzog alla domanda circa le difficili relazioni tra lui e l’attore. “Chi ha mai sentito parlare di una pistola o di un fucile con nove proiettili?” scriverà più avanti lo stesso Kinsky. Ma funzionò.

Se il vostro incontro non fosse mai avvenuto - chiede il giornalista - sareste stati entrambi esseri umani inferiori?

Non posso rispondere a questa domanda, perché lui è stato parte della mia vita, così come io sono stato parte della sua (...) Solo quando una persona è sottoposta a forti pressioni, (...) il suo carattere si rivela (...) solo sottoponendo una lega metallica a una pressione o a un calore esterni, possiamo comprendere la natura di un materiale prima sconosciuto.”


Consigliato a cinefili in generale e ai fans di Herzog specialmente: potranno grazie al libro vedere e rivedere i suoi film senza mai stancarsi.


(seguente)


giovedì 2 ottobre 2025

'Corso Avanzato di Sospetto' di Marco Ferreri

(precedente)

Studioso di Psicologia e, a impressione di Gloss, anche un po’ filosofo in bilico tra Nietzsche e Freud e contaminato da Marx, l’autore Marco Ferreri afferma di vivere “per narrare” e aspira “a narrare per vivere”. È noto sui Social anche come “Il pennivendolo ubriacone” ed è attivo nella diffusione a 360° della Cultura Libresca con uno strumento followerato da chi, come lui, è convinto che i libri abbiano molte vite: Pirati Della Cultura (è il trailer). Andate a vederlo, è godibilissimo. Seguite quello che il Ferreri chiama "il podcast", anche se di norma i podcast sono solo voce. In questo caso, invece, il video è fondamentale: il Ferreri sottolinea concetti, battute e punti salienti con meme e sottotitoli divertenti. L'ironia salverà il mondo.


Corso Avanzato di Sospetto’, contrariamente a quanto sospettato da Gloss, non è una raccolta di racconti polizieschi (che idiozia, il pregiudizio! Specialmente se proviene da Gloss), ma un’educazione al dubbio attraverso la narrazione, esaminando a fondo la natura complessa dell'essere umano tramite la comprensione del vero significato della vita. I personaggi e i loro interlocutori si  mettono in discussione e sospettano di quelle che sono considerate dalla massa verità assolute, quando invece sono risultati di ideologie, credenze, tradizioni e superstizioni. In sintesi, i racconti mettono in dubbio le nostre certezze perché le considerano costrutti sociali o culturali, non fatti oggettivi. Proprio come Nietzsche e Freud, docenti di “Scuola del Sospetto”. Il dubbio sospettoso si fa strumento di indagine della Realtà.


Da filosofa umanista Gloss abbraccia il dubbio e l’approccio del Ferreri, che aveva intuito essere suo personale tratto distintivo ancora prima di leggerlo, tanto da averlo scelto per i suoi contributi all’evento per AmmiraFestival 2025 di Lucento (Torino)


Considerando la copertina di un libro ‘primo venditore muto’, Gloss valuta quella di 'Corso avanzato d Sospetto' come simbolicamente e cromaticamente efficace: nei tre colori predominanti nell'Arte (Bianco, Nero, Rosso), due piedi calzanti giovanili AllStar rosse hanno la possibilità di scegliere due percorsi differenti, quello dritto e quello tortuoso. Quale sarà tra i due il più virtuoso?


In mezzo a tanta positività di giudizio del prodotto editoriale, Gloss non poteva far mancare una critica che è certa l’autore assumerà come positiva. Dato l’assunto sociale di tronismo di cui è affetta la Società italiana, che “fa disimparare lemmi” dove la “perdita di vocabolario conduce a perdita di cultura. Perdita di cultura conduce a perdita di diritti. Perdita di diritti conduce a perdita di umanità. Perdita di umanità conduce a violenza e guerre”, (Dalla introduzione dello spicilegio ‘Parerga Violenti’) Gloss suggerisce al Ferreri di recuperare la nostra Cultura mediante un linguaggio più ricercato, al limite dell’aulico, evitando luoghi comuni e frasi fatte. Per esempio, nel giocondo racconto ‘Vecchio Trombone’ (forse quello che attiva un più giovevole coinvolgimento) sarebbe auspicabile sostituire usurate metafore: ‘piangere come una fontana’ o ‘applauso fragoroso’ che contrastano con l’originalità di tematiche e la scelta lessicale del resto della raccolta.  Consigliato a lettori voraci e onnivori, capaci di apprezzare la ricchezza di varietà degli argomenti trattati.


(seguente)





venerdì 22 agosto 2025

Nobody Else Like Emory - una storia rock, di Laura Costantini


Il Collettivo Scrittori Uniti (CSU)  si è rivelato costante fonte di ispirazione per Gloss dal primo giorno cui ha aderito, nel Marzo 2025. Non si è concretizzato solo in plurime occasioni di vendita, sarebbe svilente considerarlo solo tale, ma soprattutto in costruttivi rapporti con altri autori e autrici, di scambievoli opinioni e incoraggiamenti, di reciproche autocritiche propositive, di approfondimenti nei più disparati argomenti biografici e non, specialmente di letture vivificanti, eclettiche, poliedriche, in una parola: ottime. 

Gloss ha maturato negli anni la convinzione che #ilibriscrivonoilibri e pertanto trova nel CSU l’opportunità di arricchirsi. Le e gli aderenti sono preparat3, studiano, approfondiscono, si fermano alla superficie solo se è funzionale alla narrazione. Sanno scrivere. Una di queste, è Laura ZG Costantini , che Gloss ama chiamare solo ZG, dalle iniziali che rendono onore ai genitori. Non interessa dire chi sia o cosa faccia. Lei stessa si definisce in modo autoironico e umile ‘sciupafogli, imbrattacarte, consumatastiere’. 


ZG potrebbe essere una giornalista RAI e ricevere il più spietato leccaculismo oppure essere una sguattera del più infimo tra i bar di Caracas e per questo essere accantonata nelle fogne. Nessuna delle due cose renderebbe merito alla sua scrittura: precisa, scrupolosa, a tratti implacabile. Per Gloss sono pregi, non difetti. E suppone che lo siano anche per il pubblico giovanile a cui si riferisce anche un'altra trilogia che ZG chiama Diario Vittoriano. Appena riceve il libro con dedica che orgogliosamente mostra, come mai ha fatto in leggolibrifacciocose, Gloss si sofferma sui gadgets: tre dischi in materiale non deperibile con illustrazioni al tratto dei 3 co-protagonisti, Stan, Kiran e Robert, componenti di un trittico poliamoroso e della rock band contemporanea cui il sottotitolo si riferisce. Da un' Art Director della Milano da Bere Gloss apprezza e gli Avatar e la copertina, nel cui personaggio le sembra riconoscere qualcuno.

Ma certo, è Ethan Torchio, la batteria dei Måneskin. Il trio letterario si direbbe proprio ispirato a loro, una band che Gloss musicofila tifa dagli esordi a X Factor Italia e al cui concerto andò già anziana in anni non sospetti. Ora che ha concluso ‘Nobody Else Like Emory’ ha raggiunto la convinzione che ZG si sia proprio ispirata a loro, da apprezzare in questo video che elimina la separazione tra i generi, proprio come propone ZG nel suo romanzo, tra omofobia e poliamore, eredità, social e bullismo, invidie, pedofilia, rivalità, rock e K-pop, ricatti, parenti serpenti, omosessualità e tentazioni. Un intrico di situazioni facili da esplicare, anche senza aver letto le precedenti puntate della trilogia: ZG è capace di sintetizzare già solo nella scelta di un singolo termine un intero pregresso senza uscire dall’azione presente. ZG si rivela la Grande Burattinaia dei personaggi, che proliferano senza sosta, che nascono e si perdono nei meandri della narrazione.

 Senza spoilerare, Gloss si sente di poter affermare che ZG sappia scegliere il suo pubblico, giovanile, aperto, con aspirazioni verso il sincretismo tra concetti di bellezza, cultura, amore, musica universale. E senza tema di spoiler, le preme riportare, come sua consuetudine, uno dei passaggi più pregnanti. 

“KL e Claire P. (i due antagonisti musicali, il primo rock, la seconda K-Pop, n.d.Gloss) erano bellissimi assieme, male assortiti, diversi come il giorno e la notte, eppure perfetti. Stavano dando voce a due anime sconfitte dall’intolleranza e stavano dando speranza a chissà quante altre anime in ascolto. (...) [La madre di Kiran] Si sentì fortunata. Per l’epoca di grandi cambiamenti che stava vivendo, per il nipote che aveva ritrovato, e per l’uomo che aveva accanto. (...) Il potere della musica non era mai stato più evidente di quella sera. Era stato un trionfo. Una magia che gli aveva permesso di accantonare il dolore e di essere… felice. Sì, Stan toccò la felicità nel momento in cui, mentre ringraziavano il pubblico in passerella, cedette all’impulso e coinvolse Kiran in un bacio con casqué che infiammò il parterre in una salva di flash.” 



 I personaggi e una pletora di comprimari, quasi difficile da separare gli uni dalle altre (voluto?) agiscono su sfondi variegati tanto quanto le città nord europee, evidentemente una predilezione della Costantini. Come l’ambiente LGTBQ+ che Gloss può solo supporre lo conosca bene causa frequentazioni personali o studi approfonditi. 

 

In generale, non è un romanzo nelle corde di Gloss, per gusti personali, e soprattutto per età. Tuttavia i due elementi non condizionano il giudizio, che è positivo, per costruzione dei personaggi, per appropriatezza semantica di linguaggio, per accuratezza delle descrizioni, per profondità di esplorazione delle dinamiche nelle relazioni umane, parentali e d’amore.

 Consigliato a esploratori dei colori dell’arcobaleno, dell'affetto e vicinanza emotiva, come con familiari, amici e partner, nell'ambito lavorativo e sono spesso regolate da obiettivi comuni e gerarchie, nelle interazioni con la comunità e con gruppi più ampi, come i vicini di casa o i membri di un'associazione. La Costantini sembra avvisarci che le relazioni sono un continuo scambio e richiedono impegno e cura. La loro qualità dipende da fattori come la fiducia reciproca, l'empatia e una comunicazione aperta e onesta.

lunedì 14 luglio 2025

‘Introduzione Alla Realtà’ di Edoardo Camurri

(precedente)

L'autore si chiama Edoardo Camurri e in 3° pagina di copertina è descritto come prefatore di alcune opere di Aldous Huxley. Ciò convince Gloss all'acquisto, assieme alla copertina di uno street artist contemporaneo visto alla Promotrice delle Belle Arti (post relativo sul blog L'ironia e la cultura assieme alla bellezza ci salveranno.)


Per fare una battutaccia, lette le primissime 20 pagine, dato il cognome dell'autore, Gloss ha pensato ‘Che Camurria!’, per poi raggiungere la convinzione che il Camurri abbia scelto il suo pubblico, esattamente come prescritto da Umberto Eco. Nella sua ficcante postfazione a Il Nome della Rosa, lo stesso Umberto Eco ammette che le prime pagine dello scritto attuino la scrematura del pubblico. Il semiologo ne dispone addirittura un centinaio. Inconcludenti narrativamente parlando, indigeste, logorroiche, verbose e infarcite di citazioni latine. Come reduci di una battaglia che offre resistenza, i lettori e le lettrici godranno con più soddisfazione la parte rimanente del “romanzo”.




Il Camurri sembra fare eco a Eco. Solo alla pag.19 ‘Introduzione Alla Realtà’ comincia ad attrarre Gloss, in quanto vi trova riflessa la difficoltà di elaborazione di un lutto grave.


‘L’autocritica oscilla sempre tra il carcere e la rinascita. E bisogna avere una grande forza d’animo per voler rischiare di finire nel primo nella speranza di conquistare la seconda.’


‘Il cammello interstellare attraversa sempre la cruna dell'ago che sei. Sei tu la misura di tutte le cose.’


‘(...) il più grande allievo di Plotino, Porfirio, sa che la vita di un sapiente è sbadata.’


Sono solo una piccola parte delle affermazioni del Camurri che si ripercuotono in una serie di riflessioni umanistiche di Gloss riportate nel blog Il racconto della Rivoluzione Umana.


Questo è un blog che, invece, si occupa di presentare libri che fulminano. Dunque, Gloss preferisce rivolgere la propria attenzione al contenuto letterario. Il Camurri riporta una frase del poeta J.R. Wilcock che ci invita alla resa quando invece vorremmo confrontarci con la Realtà, quella “cattiva” che ci spinge ad attuare confronti, contrapposizioni, gelosie, invidie e financo guerre.


«Al primo accenno di impegno morale, mettersi a letto».


Infatti “ogni volta che ci contrapponiamo a un qualcosa lo facciamo perché riconosciamo nel nostro avversario una parte di noi stessi che ci sta reclamando (ogni accusa contro qualcuno è sempre autobiografica)”, dice lo stesso Camurri, offrendo il fianco a chi critica il buddismo Soka. Ops, ancora umanesimo filosofico.


Un buon libro fulmina i San Paolo sulla “strada per Damasco” e questo ‘Introduzione Alla Realtà’ lo fa, allo scopo di ‘aprirsi a un incontro profondo e trasformativo con la REALTÀ”, quella cioè più pura, più genuinamente umanistica e altruista. “Si viene attraversati da ogni essere vivente, si è ospiti ospitanti e ospiti ospitati, si diventa maschi, femmine, animali, piante, pietra, si avverte ogni dolore del mondo, si brulica come serpenti appena usciti dal guscio. Si è fiume e tutto scorre.”


Espropriazione ‘psichedelica’ che Gloss preferisce definire ‘mistica’, per non incoraggiare l’uso di sostanze illegali, ma che si può provare con il mantra buddista Nam-myoho-renge-kyo. “Ci si spoglia provvisoriamente di sé per condividere, condividere e connettersi all’universo che ci contiene. È amore, compassione, generosità piena e mai mancante.” Gloss ammira l’estrema concisione del Camurri con “Stai diventando un comunista acido”, ma preferisce evitare la sfumatura huxleyana: “Quattrocento milligrammi di LSD possono cambiarci la vita” ma anche darci dipendenza: cosa allora di meglio che cambiare la vita con qualcosa che non dà dipendenza?


Dedicato a chi ha forte spirito di ricerca e desidera di vero cuore approfondire la “REALTÀ” pur accogliendo la “Realtà”, affrontando lo studio sulla natura umana e la sua qualità noetica: perché per ogni Giordano Bruno c’è un Giovanni Mocenigo. Gloss propone una bibliografia solo parziale della letteratura nel campo del cosiddetto Rinascimento psichedelico.


domenica 22 giugno 2025

'Sto Ascoltando dei Dischi' di Maurizio Blatto


(precedente)

Per passione e anche per quel difetto che porta le persone ad amare il proprio lavoro, che è di nuovo passione unita a deformazione professionale, Stefi Pastori Gloss è adusa frequentare gruppi di lettura sparpagliati sulle complesse territorialità culturali della città che ha scelto di vivere, passando dalla sciurezza alla madaminità con la scioltezza di un oplà. Da Milano a Torino, insomma. 



Torino è bellissima, il che, detto da una milanese che, in quanto tale, tenderebbe ad amare solo Milano, assume il significato bellissimaperdavvero. Tuttavia Torino è immersa ancora nel pantano dell’operaiezza, con la stessa gaiezza dell'inconsapevole che, una volta abbandonata la fabbrica un secolo fa, si è trovato a doversi districare tra tavoli stellati mangerecci. Pur di sopravvivere. E dopo trent’anni ci sta riuscendo, perché dalla palta nascono i fiori di loto. Ma il cuore è restato operaio con la medesima noblesse oblige da periferia letteraria. Che somiglia molto a quella di certe regine che suggerivano brioche al posto del pane. Incongruente? Non tanto, visto che chi si professa pronto ad ascoltare istanze opposte alla propria pur di dimostrare di essere aperto e democratico, lo fa soltanto se l’apertura mentale risulta da una frattura del cranio. 

Gloss fa riferimento al fondatore del gruppo di lettura, non al gruppo in sé, ma al sedicente imperatore letterario, che manco si degnava di rispondere a un paio di messaggi sulla Sinead O’Connors convertita all’Islam. Cercando un minimo di condivisione liberale nel sedicente, nel suo silenzio Gloss ha trovato lo sconforto dell’invasione silenziosa.  

È quanto è accaduto a giugno 2025 nel gruppo di lettura ‘Alza il Volume!’ che, se si non fosse rivelato animato da quello spirito dell’operaiezza da periferia letteraria cattocomunista, avrebbe avuto non solo il titolone a effetto che la convinse a partecipare, ma avrebbe anche avuto la funzione di farle ‘alzare i diversi volumi’ fino alla cassa di Binaria. Purtroppo fingere di dare spazio a opinioni “altre” è incongruo col pensiero liberale di Gloss che ha finito per abbandonare il gruppo al suo tristo destino di libro non letto. 

Tuttavia, Gloss riconosce di averne ricevuto un paio di doni. Uno, ‘Anni Luce’ di Andrea Pomella. 

L’altro, Sto Ascoltando dei Dischi di Maurizio Blatto. Un’epifania, specie il secondo, in quanto Gloss si è sempre creduta una musicofila per il solo fatto di aver esercitato come soprano e contralto in un coro liturgico di canti gregoriani, pur essendo miscredente. Con Maurizio Blatto, invece, coglie l'inconsistenza del suo credersi e si ricrede: l’amante vero della musica vive con e per e di musica. Il Blatto non a caso è titolare di un decennale negozio di dischi di periferia, un vinilista nel DNA. Gloss scommette che ogni "suo" LP è dotato di scheda con l'elenco e la descrizione dettagliata dei sentimenti riflessi dalle singole canzoni.

Per tutti, un passaggio su tutti:
“Parte Born to be Wild e ti viene da sgasare sulla moto. Scatta You Can Leave Your Hat On e hai la sensazione di doverti strappare via la biancheria con i denti. Senti Wagner e hai l’impulso di invadere la Polonia (ok, questa è di Woody Allen). Insomma succede con le canzoni e questo è l’effetto pavloviano al quale non riesci a resistere. Ma indubbiamente nulla può farti più paura di Profondo Rosso, film e canzone. Nulla. Ora, io non sono esattamente un Clint Eastwood, ma non mi definirei nemmeno un cacasotto. Però, a distanza di quarantacinque anni dalla sua uscita, non smetto di averne un sacro e cristallino terrore. E per giunta ogni volta che parte il giro di organo dei Goblin mi volto di scatto, sicuro che stia arrivando una mannaia in mezzo agli occhi.”
Il romanzo è una lettura divertente e divertita: c’è da scommettere che Blatto si sia divertito un casino nello scrivere e non solo nell’ascoltare la musica che racconta tramite passaggi di vita autobiografica con sentore di sudore ascellifero e a volte di lacrimuccia romantica e triste. Sì, anche le lacrime hanno un sentore, lo sa bene Hannibal. Unica nota stonata: il Blatto giustifica la successione di recensioni scritte in tempi e modalità diverse collegandole tra loro con un escamotage sempre uguale a sé stesso (1). Ed è l’unica noia, a parte gli Smiths

Da leggere con uno smartphone in mano su cui cercare le canzoni citate per entrare di capitolo in capitolo nel mood giusto. 

Nb: la playlist tutta infarcita di Smiths che Gloss ha ascoltato non era l’originale di Blatto, ma quella proposta in chat dal sedicente intellettuale da noblesse oblige con la frattura del cranio. Dalla sua, non è nato un fiore di loto. Da quella del Blatto, sì.

1. sé stesso: se lettori e lettrici hanno avuto la stessa maestra alle elementari di Gloss, sarà stato spiegato loro che "sé", precedendo "stesso", non va accentato. Nel recensire, quando Gloss trovò in autori di valore "sé stesso", le crollò una certezza immutabile. Dovette controllare e ricontrollare su Crusca e Treccani. Sia Crusca che Treccani suggeriscono "sé stesso". Così, dopo essere piombata nell'abisso grammarnazi e risalita, Gloss si è adattata con grande "spirto letterario" a scrivere sempre "sé stesso".