Gloss sta per inaugurare la sua avventura letteraria tra i Pirati (e le Piratesse) della Cultura da recensora con un primo approccio dedicato alla casa editrice Ossorosso. Letto il libercolo in pochi minuti (che non è dispregiativo, ma si riferisce al formato: un curioso stile smartphone, si capirà il perché), deve ammettere che la copertina possiede una forza comunicativa non comune. È squarciata e accuratamente fustellata come solo un Lucio Fontana può fare, con l’aggiunta di un sorprendente effetto tridimensionale che spinge a lisciare la slabbratura (grafica). Gloss si felicita con Luca Pegoraro cui è stata affidata la grafica. E anche la prefazione, in cui il prefatore si riferisce per l'appunto all’immenso artista. Ma a Gloss, da ex Art Director della Milano da bere, è stato subito evidente il rimando artistico quanto filosofico.
In buona sostanza, data la preponderante tendenza di Maria Chiara Marzoli a esprimere la realtà filtrandola attraverso il proprio io, rendendo i sentimenti, le esperienze personali e le sfumature emotive il soggetto centrale del racconto, perfino l'analisi della propria sfera affettiva più riservata, Gloss azzarda un parallelo con Decadentismo e Crepuscolari, atteggiamento spesso riscontrabile in arte e letteratura che si manifesta attraverso la descrizione di dettagli, oggetti o ambienti della vita quotidiana, filtrati dalla sensibilità personale e dall'analisi e riflessione profonda sulla propria interiorità.
Dopo la lettura, che l’ha un po’ destabilizzata a causa della brevità e della scelta del corpo del carattere (un enorme cp 14 o forse 15, in netto contrasto con le dimensioni del cartaceo), ha avvertito l’obbligo di capire le scelte della CE e quindi di approfondire la sua conoscenza. Caratterizzata da un nome tanto bifronte quanto, a fine ottobre 2025, halloweeniano, la Ossorosso elegge la propria denominazione in virtù della sua natura di parola composta e palindroma, aspetto che ne suggerisce una intrinseca versatilità interpretativa e una solidità strutturale. La diade onomastica si articola su due pilastri semantici:
osso, in quanto componente di sistema scheletrico, evoca la funzione di substrato portante e di scudo protettivo essenziale alle funzioni vitali (riflessione, affettività, respirazione, tutte attività molto presenti in 'Tagli d'Anima' #1’), assimilando l'editore a un supporto basilare e salvaguardia;
rosso, in quanto colore simbolico, rimanda al fluido ematico, veicolo di nutrimento e ossigeno cellulare, simboleggiando la passione fervente e la dinamica emotiva che animano la creazione letteraria, fortissime nel caso di Marzoli.
Ossorosso si prefigge, dunque, di trasmettere ad autori e lettori questa sintesi di vigore strutturale e impeto passionale, offrendo nel complesso iter editoriale non solo una profonda dedizione alla letteratura, ma anche assistenza, protezione e supporto essenziale.
Un’accuratezza oggi rara da parte di una CE, ma appropriata all’intimismo dell’autrice, rappresentata dall’immagine di una giovane in atteggiamento privato e involuto della seconda pagina. Strutturato in due sezioni (‘EPHEMERA’ e ‘METANOIA’, titoli urlati maiuscoli e quindi eccessivi in un contesto di ispezione interiore) in ‘Tagli d'Anima’ #1, Maria Chiara Marzoli lacera corpo e anima allo scopo di scavare dentro sé i motivi del malessere suo (ma anche della Società) che la circonda. Non posso dire altro, perché scriverei tutto il libro. Mi pregio di riportare tuttavia quelle brevi frasi che spiccano per originalità e anticonvenzionalismo, come l’indagine sui manuali di medicina dei suoi imbarazzi psicofisici, che vanno dalla congiuntivite all’extrasistole, e riportandone le definizioni.
Nel descrivere un disagio interiore somatizzato, deve: “risolvere e capire come mai dalle gambe siamo passati alla testa”.
Nel raccontare le proprie lacrime di felicità (forse): “Ho lacrime troppo pesanti, se cadessero sul pavimento imploderebbe l’ambulatorio, io, l’universo, il senso di colpa, l’ansia, tutto.”
Nel giungere al termine di un viaggio: “Infine eccomi a destinazione, tra il nulla e l’altrove”.
Nel cascare dentro (rare) frasi trite e ritrite
“Vado sempre a cercare col lanternino…” Gloss individua tuttavia la sua fragilità.
Circa il formato a libercolo, Gloss si obbliga a credere che sia una particolare affezione a quello strumento che ormai è assurto a oggetto indispensabile nelle nostre vite, lo smartphone, tanto da scriverci un libro spolliciandoci* direttamente sopra.
Consigliato a persone introspettive che, propense a guardare dentro di sé, hanno una spiccata tendenza a focalizzare l'attenzione e l'espressione sulla propria sfera interiore, sui sentimenti, le emozioni e gli stati d'animo più reconditi e personali e che scelgono di rappresentare o privilegiare il mondo interiore e i sentimenti privati.
(seguente)
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