venerdì 14 febbraio 2025

Jarred McGinnis il codardo

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Come spesso accade in letteratura, buona parte dell’ispirazione di un autore o autrice risiede nella propria bio. Di norma viene camuffata per prendere le distanze, qui no. L’autore è “dichiaratamente” il protagonista. D’obbligo le virgolette, dato che davvero non lo scrive mai, ma il lettore anche disattento coglie l’omonimia. Poi va a cercare e trova l’inferno di McGinnis, che però ha saputo trasformare la sfiGa in sfiDa.  

Gloss scrive “l’inferno di McGinnis”: in realtà non è costituito dalle ruote della sua carrozzina, ma dal rapporto col padre. Quasi tre quarti del romanzo è trascinante col suo burrascoso procedere colmo di colpi di scena e battute d’arresto, di trovate linguistiche e freschezza di immagini.

 

Così, aprendo le pagine a caso, si leggono efficaci descrizioni come:

“Da tempo ormai papà si era ridotto a una macchia sbrodolata, a uno sciacquone non tirato, al fondo di una bottiglia, all’odore acre di fumo esalato da una pizza dimenticata nel forno, a una porta chiusa, a un corpo inerme sul divano, a un taglio sul labbro gonfio o a un livido sotto l’occhio.”
“Pronunciò i nomi latini[delle bromeliacee] come fossero formule assolutorie.”
“Fuori, oltre il portellone del treno, c’era la distesa infinita del Midwest. Non possedeva il fascino scontato delle Montagne Rocciose, ma i colori c’erano tutti. Il cielo limpido e intenso era più grande di Dio, attirava così tanto l’attenzione che inevitabilmente ci si domandava perché la gente avesse impiegato tutto quel tempo a trovare una parola per l’azzurro.”
“I jeans e la camicia troppo larghi davano l’impressione che si stesse rimpicciolendo davanti ai miei occhi. Da giovane i suoi occhi di un azzurro iceberg dovevano essere stati impressionanti. Adesso però, circondati dalla pelle stanca di un vecchio, cerchiati dal rosso delle palpebre infiammate, sembravano l’ingiusto promemoria di una vivacità ormai perduta.”
 

Poi, di colpo una battuta d'arresto dalla quale il romanzo non si sblocca: annoia. Una storia di fatto non c’è. Gloss non pretende l’aderenza a un paradigma letterario, anche perché a suo modesto avviso uccide la creatività, ma almeno una narrazione da A a B, da 0 a 100. Da 100 a 0. Nulla accade, nulla si distrugge, e nemmeno tutto si trasforma.  

Ed è un vero peccato per un autore "selezionato tra i 10 migliori scrittori emergenti del Regno Unito". (The Guardian), perché in Gloss sorge spontaneo il dubbio che il merito del riconoscimento sia causato dalla paraplegia e non dalle reali capacità autoriali del McGinnis.  

Consigliato ad autori e autrici se vogliono capire che in letteratura vince chi perde.  

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