mercoledì 27 marzo 2019

MISCELLANEA

MISCELLANEA di Domenico Cavallo è una silloge poetica di natura esistenziale dal titolo desueto. Non parto mai da pregiudizi, cerco allora di farmi sorprendere.
Dalla dedica alla madre, deduco che la poesia SEMPRE sia rivolta a lei: “Voglio vedere sempre/
una luna sulla tua bocca, (...) Saggezza e calma,/aghi della bilancia/di una vita semplice,/senza fronzoli.” Proprio come la sua poesia, gradevole perché pacata.

POESIA ORRENDA mi fa sorridere, ma non vorrei ferire la sensibilità di Domenico, che interessi filosofici comuni ci hanno permesso di incontrarci offline un giorno in Piazza D'Armi a Torino  È di una sensibilità straordinaria da sfiorare la fragilità, ecco perché mai vorrei conoscere gli autori prima della recensione. Mi devo sentire libera da preconcetti e lucida. “Schifezza sublime comunque sarà/qualunque sia il suo destino/ (poetico?)”


INCONTRO descrive il ballo armonioso tra caffè e Nutella, immedesimandosi nell'uno e nell'altra: divertente e arguto, Cavallo: bravo.

DELIRIO conferma la sua perizia nel creare immagini non banali, come “braccia pensanti” dove le “rotaie” diventano “mediatrici tra il pensiero e la luce”, stilema mirabilmente raggiunto in “Se vuoi vedere la luce/ in mancanza del sole/ guarda ogni mattina/ la tua mano,/ cerchiata di stelle/e pianeti,
vie celesti,/ originali angeli/ che brillano di riflessi opachi/ e specchiati./ Rapidi giri d'oro e argento/ simulano disegni d'autenticità/ su pelle scura,/ avvolta da comete eteree/ ormai stabili e indelebili./ Solitaria;/ avvolta dalla bellezza,/ avvolta dalla serenità della vita.” Mi fa pensare ad un mio forforisma: L'eleganza della solitudine, perché è di lei cha sta parlando, il Cavallo.

In PIACEVOLI VISIONI avverto un non so che di omosessuale, che colgo in altri componimenti, ad esempio in QUANTO VORREI manifesta il desiderio di svelarsi “Quanto vorrei uscire un giorno/all'aria aperta di un balcone” “e lasciarmi bagnare,/senza vestiti addosso;” quasi un outing,
o mentre spia i giochi amorosi di una coppia e cerca di vedere solo l'elemento maschile “No, lei non la guardo affatto,/non esiste ai miei occhi,/è solo una proiezione di lui” (PROIEZIONE MENTALE). Unicamente allo scopo di rilevare che il Cavallo usa la poesia per lenire se stesso e per parlare con il prossimo. Ma è solo con“Sono una vecchia (…) Limbo perenne/su una fune sempre tesa.” (VECCHIA) che esplode e si rivela finalmente in NON CI CREDO! per poi esteriorizzarsi più e più volte, ormai consapevole: “E' la mia salvezza,/ la mia bandiera di vita promiscua;/ ruolo passivo/ di un corpo morto per bene,/ dilemma che mi costa parecchio:/ rinuncia della parola.” (BRONTOLIO)

Timidezza e timore, dettati forse da una bassa auto-stima?
“Poche piume ormai/riempiono il mio corpo” e ancora: “mi spezzo un braccio/per solidarietà tua;” (ANGELO) e poi “Dovrei superare/il muro della timidezza/a forza di sfide” (VORREI BACIARTI MA NON POSSO), però in cerca di un riscatto personale, magari con forze proprie più che interventi dall'esterno: “Col mio bastone da signore,/senza disturbare/e rassegnarmi,/raccolgo le mie forze/e, come un pesce guizzante,/faccio tacere chi non mi apprezza.” (LUNGHE SERATE). “Gocce di paura/ sbattono alla finestra scura/ del tempo/ ed io le accolgo/ come ricordo/ di una scena già vissuta.” (SU E GIÙ) o ancora in IPOTESI DI UNA FINE: “tra squali/ che si devono accontentare/ della mia poca carne,/ poco attrattiva.” E sempre più lucida in SENTO... “Sento che la mia vita/ mi delude;/ ed io deludo gli altri (…) Sento che [il cervello] sta per esplodere;/ tanto ne è rimasto/un sol frammento.” e poi in ZANZARE “(...) il mio corpo è purtroppo svuotato,/ carcassa ormai vacua e inutile/ per me.” Infine in ZERO, dove lui è uno zero, però al centro di ogni cosa.

La parola “occhi” ritorna così spesso (ventitré occorrenze) da indurmi a chiedermi che importanza abbiano, per il Cavallo, l'occhio, lo sguardo (altri sei matchs), l'essere guardato (cinque volte)? E anche “paura” (otto).

Colpisce l'incanto provato davanti alla natura, che appare a tratti, ma tutto impregna un'intera poesia: “Alzo il sipario grigio e sporco/lasciando spazio a geometrie bicromatiche/con tetti a scalare./S'alza una palla di fuoco/tra nuvole multiformi,/dipingendo quadri/da far invidia alla tela del pittore,/a volte privo d'idee ed ingegno./Guardo la meraviglia/mentre bevo una tazza di inebriante caffè;/accavallo le gambe/per cercare comodità./Le nuvole passano senza salutarmi/ma il mio sguardo rimane fisso/sull'acqua marina,/striata di colori favolosi,/rossi e blu alternanti/e sfumati nell'aria/che li solleva con delicatezza./Vaporosità/trasporta con sé l'odore dell'umidità/che irrigidisce ossa/appena scaldate dal torrido mattino/di breve durata./Odore fastidioso/che dura tutto il giorno/fino al lancio in cielo/della luce lunare;/monotonia cromatica di fugace visione.” sfiorando la sinestesia d'annunziana, fino ad arrivare al metafisico con “S'apre la galleria del piacere/ lasciando uscire/ sole, luna e stelle:/ luci universali/ che abbracciano l'ambiente;/ verde serra del cielo/ ritmata dal tempo.” (VINO). Incanto naturale e sinestetico che si ritrova in CONTRASTI.

Mai chiedere al Poeta il significato recondito della parola scritta, ma in questo caso la curiosità è femmina. In MIELE cito un passaggio in cui suppongo sia celata tutta la poetica del Cavallo: “è l'oro che mi aspetta/ per sgonfiar bolle/ a cui non penso/ per sgonfiar nausee/ che mai mi aspetto.”

Sebbene via via le poesie si facciano più ermetiche alla Ungaretti o alla Quasimodo, diventano al medesimo tempo più mature, più consapevoli del sé, quasi in un percorso didascalico della propria vita. Il Cavallo non avverte più la necessità di urlare il suo io sessuale nascosto, ci gioca, vi si arrotola come in una calda coperta, rassicurante e rassicurato, fino all'estrema padronanza che si fa arroganza quasimodiana: “Cielo,/ che asciuga subito le sue lacrime,/ spinge un lume nuvoloso verso est:/ aspetto altezzoso fino a sera.” Bravo Cavallo, mi sorprende, con la sua “Vittoria, vittoria!/ Conclusione di percorsi/ nascosti nel cuore.” (VIAGGI). Resta comunque attivissima l'impronta meditativa sul sé erotico (RIFLESSI FALLICI), che il Cavallo vive e propala come donazione di amore grande. E si incide ancor più nel profondo lo scambio di umori, sottilmente perversi, alludendo quasi a giochi sadomaso (FAMMI PROVARE).

Quantunque si senta a volte di essere un burattino, un giocattolo usato solo nel momento del bisogno di amore, in attesa di una risposta via WhatsApp (POI TI RISPONDO) “Poi ti rispondo”./Sì,/ al calare della notte/ quando io non provo più nulla (…) tiro calci per il dolore,/ impazienza/ e paranoia dell'attesa.” e in SVANIRE: “... amara realtà: un'incognita d'amore.”, gli accenni erotici, dapprima vaghi e confusi con amore per un unico individuo “Le labbra sospirano noia,/ perduta nella coltre pelosa/” poi diventano un sospetto threesome in TRE: “Figlio innocuo della fanciullezza/ in mezzo ad orsi/ arrivati quasi a metà strada della vita.” Ma sempre garbato, il Cavallo, come in NOI “Catena d'amore e di sesso; (…) Giochi di simmetrie/ come tocchi gai
di labbra macchiate di rosso (...) Goccia che passa da me a te;/ liquido fluttuante sulle nostre pelli”. TRASFORMAZIONI rimembra una sessualità insperata che trasmigra nei dieci mondi buddisti e conclude con “Trasformazioni,/ che si pagano a caro prezzo:/ col sudore,/ con la vita,/ con l'orgoglio.” Ah sì, il Cavallo è buddista (la cosiddetta teoria del mutuo possesso dei dieci mondi interpreta il nostro stato vitale per il conseguimento della buddità in questa esistenza), poi man mano che la sua consapevolezza erotica progredisce, diventa distacco dal sentimento e avvicinamento al godimento carnale puro, senza aspettative, nel qui e ora.

Il Cavallo parla anche della Poesia: “Assorbo le mie poesie./ Tappezzo tutta la casa/ così da far eco;/ le diffondo/ tra una parete e l'altra/ al massimo dei miei pensieri./ Cento e oltre./Regalo strofe:/ entrano da un verso,/ escono da un altro./ Memoria invisibile/ agli occhi.” (ASSORBO)

Frequentissimo utilizzo del punto e virgola, raro sia in prosa che in poesia, almeno quanto raro l'impiego della punteggiatura, una delle qualità nascoste del Cavallo, in questo mondo di poesia colloquiale. Con CAVALLO si sperimenta in giochi linguistico enigmistici, che vanno dall'anagramma, al tautogramma, alle assonanze, ai rimandi metafisici, ai richiami sovra reali, nel confermare che la Poesia, quella Alta, può e deve giocare per divertire (vedi commento critico al Marzano).

Da PACE, prende vigore l'immagine bimba che il Cavallo ha di sé: “rivelando la semplicità/ e lo stupore fanciullesco mai perduto.” già accennata in precedenti poesie.

E poi, l'amore, l'Amore, con la A maiuscola, l'Amore salvifico forse mai ricambiato, che impregna tutta la silloge, sia rivolto alla madre, al padre, ad amiche, ad amici, partners e che sgorga alla sua massima espressione in SANGUE. Me la sono ricopiata, per apprendere la sua poetica, ma a voi lascio la sorpresa della scoperta. Il Cavallo non si lamenta, mai, si gode il qui e ora, nella miglior filosofia buddista. Bravo!

Sorprende TOCCHI, quasi un alludere erotico, poi si rivela la inconsistenza della morte. Fa rabbrividire la lucidità del Cavallo.

Da ZANZARE: “La mia mente ora è sazia di ciò/ ma il mio corpo è purtroppo svuotato,/ carcassa ormai vacua e inutile/ per me” dove la “carcassa ormai vacua e inutile” rimanda a reminiscenze baudelairiane e via così, talvolta palesandosi con genere femminile, altre manifestando ad alta voce il desiderio di “Vivere... finalmente”, in un crescente spleen che si risolve solo in LANGUORINO.

L'aspetto estremamente maschile del viso di Cavallo, gran barba scura che gli occupa buona parte del viso, cozza con alcune sue affermazioni. In: “Visione di una Donna dal Balcone si identifica proprio in questa donna che vede dall'alto un bel ragazzo. “L'amore non è cieco come sembra;/ io so scegliere bene chi amare”. No, in fondo no: il capello lungo e fluente, la voce cristallina e flautata allo stesso tempo e le mani che si muovono farfalle non ingannano.

Moderazione e pacatezza, fanciullesco e bimbo (CHIOMA, TRE, PACE, STELLE) la nuda giocosità della solitudine (SONO NUDO), l'irridente passività erotica (BRONTOLIO, GIOIA), la filosofia buddista dei dieci mondi (LAMENTELA, VALORE), tocchi di surrealismo (CREAZIONE) con accenni di auto erotismo (che è la pera citata, se non un gioco auto erotico?), tanta emotività e sentimenti mal ripagati e (per questo, forse) mal riposti, sono i temi più ricorrenti della poetica del Cavallo.

In conclusione, le consuete osservazioni sulla copertina che deve poter essere strumento di vendita nell'era delle sconfinate librerie dagli sconfinati bancali. È discreta, nel suo bicromatismo, quasi desueto, dicevo, il titolo. Forse vende, forse no, ma riconosco, da Art Director Pubblicitaria della Milano da Bere, quanto sia intrigante la scelta di visualizzare solo parole per delineare il tratto caratteristico del Cavallo, che ha fatto della parola la sua scelta di vita.

Consigliato a chi cerca rarefazione del reale nella Poesia, con accento forte sull'interiorità erotica.


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