Dalla dedica alla madre,
deduco che la poesia SEMPRE sia rivolta a lei: “Voglio vedere
sempre/
una luna sulla tua
bocca, (...) Saggezza e calma,/aghi della bilancia/di una vita
semplice,/senza fronzoli.” Proprio come la sua poesia, gradevole
perché pacata.
POESIA ORRENDA mi fa
sorridere, ma non vorrei ferire la sensibilità di Domenico, che
interessi filosofici comuni ci hanno permesso di incontrarci offline
un giorno in Piazza D'Armi a Torino È di una sensibilità
straordinaria da sfiorare la fragilità, ecco perché mai vorrei
conoscere gli autori prima della recensione. Mi devo sentire libera
da preconcetti e lucida. “Schifezza sublime comunque sarà/qualunque
sia il suo destino/ (poetico?)”
INCONTRO descrive il
ballo armonioso tra caffè e Nutella, immedesimandosi nell'uno e
nell'altra: divertente e arguto, Cavallo: bravo.
DELIRIO conferma la sua
perizia nel creare immagini non banali, come “braccia pensanti”
dove le “rotaie” diventano “mediatrici tra il pensiero e la
luce”, stilema mirabilmente raggiunto in “Se vuoi vedere la luce/
in mancanza del sole/ guarda ogni mattina/ la tua mano,/ cerchiata di
stelle/e pianeti,
vie celesti,/ originali
angeli/ che brillano di riflessi opachi/ e specchiati./ Rapidi giri
d'oro e argento/ simulano disegni d'autenticità/ su pelle scura,/
avvolta da comete eteree/ ormai stabili e indelebili./ Solitaria;/
avvolta dalla bellezza,/ avvolta dalla serenità della vita.” Mi fa
pensare ad un mio forforisma: L'eleganza della solitudine, perché
è di lei cha sta parlando, il Cavallo.
In PIACEVOLI VISIONI
avverto un non so che di omosessuale, che colgo in altri
componimenti, ad esempio in QUANTO VORREI manifesta il desiderio di
svelarsi “Quanto vorrei uscire un giorno/all'aria aperta di un
balcone” “e lasciarmi bagnare,/senza vestiti addosso;” quasi un
outing,
o mentre spia i giochi
amorosi di una coppia e cerca di vedere solo l'elemento maschile “No,
lei non la guardo affatto,/non esiste ai miei occhi,/è solo una
proiezione di lui” (PROIEZIONE MENTALE). Unicamente allo scopo di rilevare che
il Cavallo usa la poesia per lenire se stesso e per parlare con il
prossimo. Ma è solo con“Sono una vecchia (…) Limbo perenne/su una fune sempre
tesa.” (VECCHIA) che esplode e si rivela finalmente in NON CI
CREDO! per poi esteriorizzarsi più e più volte, ormai consapevole: “E'
la mia salvezza,/ la mia bandiera di vita promiscua;/ ruolo passivo/
di un corpo morto per bene,/ dilemma che mi costa parecchio:/
rinuncia della parola.” (BRONTOLIO)
Timidezza e timore,
dettati forse da una bassa auto-stima?
“Poche piume
ormai/riempiono il mio corpo” e ancora: “mi spezzo un braccio/per
solidarietà tua;” (ANGELO) e poi “Dovrei superare/il muro della
timidezza/a forza di sfide” (VORREI BACIARTI MA NON POSSO), però
in cerca di un riscatto personale, magari con forze proprie più che
interventi dall'esterno: “Col mio bastone da signore,/senza
disturbare/e rassegnarmi,/raccolgo le mie forze/e, come un pesce
guizzante,/faccio tacere chi non mi apprezza.” (LUNGHE SERATE).
“Gocce di paura/ sbattono alla finestra scura/ del tempo/ ed io le
accolgo/ come ricordo/ di una scena già vissuta.” (SU E GIÙ) o
ancora in IPOTESI DI UNA FINE: “tra squali/ che si devono
accontentare/ della mia poca carne,/ poco attrattiva.” E sempre più
lucida in SENTO... “Sento che la mia vita/ mi delude;/ ed io deludo
gli altri (…) Sento che [il cervello] sta per esplodere;/ tanto ne
è rimasto/un sol frammento.” e poi in ZANZARE “(...) il mio
corpo è purtroppo svuotato,/ carcassa ormai vacua e inutile/ per
me.” Infine in ZERO, dove lui è uno zero, però al centro di ogni cosa.
La parola “occhi”
ritorna così spesso (ventitré occorrenze) da indurmi a chiedermi che
importanza abbiano, per il Cavallo, l'occhio, lo sguardo (altri sei
matchs), l'essere guardato (cinque volte)? E anche “paura”
(otto).
Colpisce l'incanto provato
davanti alla natura, che appare a tratti, ma tutto impregna un'intera
poesia: “Alzo il sipario grigio e sporco/lasciando spazio a
geometrie bicromatiche/con tetti a scalare./S'alza una palla di
fuoco/tra nuvole multiformi,/dipingendo quadri/da far invidia alla
tela del pittore,/a volte privo d'idee ed ingegno./Guardo la
meraviglia/mentre bevo una tazza di inebriante caffè;/accavallo le
gambe/per cercare comodità./Le nuvole passano senza salutarmi/ma il
mio sguardo rimane fisso/sull'acqua marina,/striata di colori
favolosi,/rossi e blu alternanti/e sfumati nell'aria/che li solleva
con delicatezza./Vaporosità/trasporta con sé l'odore
dell'umidità/che irrigidisce ossa/appena scaldate dal torrido
mattino/di breve durata./Odore fastidioso/che dura tutto il
giorno/fino al lancio in cielo/della luce lunare;/monotonia cromatica
di fugace visione.” sfiorando la sinestesia d'annunziana, fino ad
arrivare al metafisico con “S'apre la galleria del piacere/
lasciando uscire/ sole, luna e stelle:/ luci universali/ che
abbracciano l'ambiente;/ verde serra del cielo/ ritmata dal tempo.”
(VINO). Incanto naturale e sinestetico che si ritrova in CONTRASTI.
Mai chiedere al Poeta il
significato recondito della parola scritta, ma in questo caso la
curiosità è femmina. In MIELE cito un passaggio in cui suppongo sia
celata tutta la poetica del Cavallo: “è l'oro che mi aspetta/ per
sgonfiar bolle/ a cui non penso/ per sgonfiar nausee/ che mai mi
aspetto.”
Sebbene via via le poesie
si facciano più ermetiche alla Ungaretti o alla Quasimodo, diventano al medesimo
tempo più mature, più consapevoli del sé, quasi in un percorso
didascalico della propria vita. Il Cavallo non avverte più la
necessità di urlare il suo io sessuale nascosto, ci gioca, vi si
arrotola come in una calda coperta, rassicurante e rassicurato, fino
all'estrema padronanza che si fa arroganza quasimodiana:
“Cielo,/ che asciuga subito le sue lacrime,/ spinge un lume
nuvoloso verso est:/ aspetto altezzoso fino a sera.” Bravo Cavallo,
mi sorprende, con la sua “Vittoria, vittoria!/ Conclusione di
percorsi/ nascosti nel cuore.” (VIAGGI). Resta comunque attivissima
l'impronta meditativa sul sé erotico (RIFLESSI FALLICI), che il
Cavallo vive e propala come donazione di amore grande. E si incide
ancor più nel profondo lo scambio di umori, sottilmente perversi,
alludendo quasi a giochi sadomaso (FAMMI PROVARE).
Quantunque si senta a volte
di essere un burattino, un giocattolo usato solo nel momento del
bisogno di amore, in attesa di una risposta via WhatsApp (POI TI
RISPONDO) “Poi ti rispondo”./Sì,/ al calare della notte/
quando io non provo più nulla (…) tiro calci per il dolore,/
impazienza/ e paranoia dell'attesa.” e in SVANIRE: “... amara realtà:
un'incognita d'amore.”, gli accenni erotici,
dapprima vaghi e confusi con amore per un unico individuo “Le labbra
sospirano noia,/ perduta nella coltre pelosa/” poi diventano un sospetto
threesome in TRE: “Figlio innocuo della fanciullezza/ in mezzo ad
orsi/ arrivati quasi a metà strada della vita.” Ma sempre garbato,
il Cavallo, come in NOI “Catena d'amore e di sesso; (…) Giochi di
simmetrie/ come tocchi gai
di labbra macchiate di
rosso (...) Goccia che passa da me a te;/ liquido fluttuante sulle
nostre pelli”. TRASFORMAZIONI rimembra una sessualità insperata
che trasmigra nei dieci mondi buddisti e conclude con
“Trasformazioni,/ che si pagano a caro prezzo:/ col sudore,/ con la
vita,/ con l'orgoglio.” Ah sì, il Cavallo è buddista (la cosiddetta teoria del mutuo possesso dei dieci mondi interpreta il nostro stato vitale per il conseguimento della buddità in questa esistenza), poi man mano che la sua consapevolezza erotica
progredisce, diventa distacco dal sentimento e avvicinamento al godimento
carnale puro, senza aspettative, nel qui e ora.
Il Cavallo parla anche
della Poesia: “Assorbo le mie poesie./ Tappezzo tutta la casa/ così
da far eco;/ le diffondo/ tra una parete e l'altra/ al massimo dei
miei pensieri./ Cento e oltre./Regalo strofe:/ entrano da un verso,/
escono da un altro./ Memoria invisibile/ agli occhi.” (ASSORBO)
Frequentissimo utilizzo del punto e
virgola, raro sia in prosa che in poesia, almeno quanto raro l'impiego della punteggiatura, una delle
qualità nascoste del Cavallo, in questo mondo di poesia colloquiale.
Con CAVALLO si sperimenta in giochi linguistico enigmistici, che
vanno dall'anagramma, al tautogramma, alle assonanze, ai rimandi metafisici, ai richiami sovra reali, nel confermare che la Poesia, quella Alta, può e deve giocare per
divertire (vedi commento critico al Marzano).
Da PACE, prende vigore
l'immagine bimba che il Cavallo ha di sé: “rivelando la
semplicità/ e lo stupore fanciullesco mai perduto.” già accennata
in precedenti poesie.
E poi, l'amore, l'Amore,
con la A maiuscola, l'Amore salvifico forse mai ricambiato, che
impregna tutta la silloge, sia rivolto alla madre, al padre, ad
amiche, ad amici, partners e che sgorga alla sua massima espressione
in SANGUE. Me la sono ricopiata, per apprendere la sua poetica, ma a
voi lascio la sorpresa della scoperta. Il Cavallo non si lamenta,
mai, si gode il qui e ora, nella miglior filosofia buddista. Bravo!
Sorprende TOCCHI, quasi
un alludere erotico, poi si rivela la inconsistenza della morte. Fa
rabbrividire la lucidità del Cavallo.
Da ZANZARE: “La mia
mente ora è sazia di ciò/ ma il mio corpo è purtroppo svuotato,/
carcassa ormai vacua e inutile/ per me” dove la “carcassa ormai
vacua e inutile” rimanda a reminiscenze baudelairiane e via così,
talvolta palesandosi con genere femminile, altre manifestando ad alta
voce il desiderio di “Vivere... finalmente”, in un crescente
spleen che si risolve solo in LANGUORINO.
L'aspetto estremamente
maschile del viso di Cavallo, gran barba scura che gli occupa buona parte del viso, cozza con alcune sue affermazioni. In: “Visione di
una Donna dal Balcone si identifica proprio in questa donna che vede
dall'alto un bel ragazzo. “L'amore non è cieco come sembra;/ io so
scegliere bene chi amare”. No, in fondo no: il capello lungo e
fluente, la voce cristallina e flautata allo stesso tempo e le mani
che si muovono farfalle non ingannano.
Moderazione e pacatezza, fanciullesco
e bimbo (CHIOMA, TRE, PACE, STELLE) la nuda giocosità della
solitudine (SONO NUDO), l'irridente passività erotica (BRONTOLIO,
GIOIA), la filosofia buddista dei dieci mondi (LAMENTELA, VALORE),
tocchi di surrealismo (CREAZIONE) con accenni di auto erotismo (che è
la pera citata, se non un gioco auto erotico?), tanta emotività e
sentimenti mal ripagati e (per questo, forse) mal riposti, sono i temi più ricorrenti della poetica del Cavallo.
In conclusione, le
consuete osservazioni sulla copertina che deve poter essere strumento
di vendita nell'era delle sconfinate librerie dagli sconfinati
bancali. È discreta, nel suo bicromatismo, quasi desueto, dicevo, il titolo.
Forse vende, forse no, ma riconosco, da Art Director Pubblicitaria
della Milano da Bere, quanto sia intrigante la scelta di visualizzare
solo parole per delineare il tratto caratteristico del Cavallo, che
ha fatto della parola la sua scelta di vita.
Consigliato a chi cerca
rarefazione del reale nella Poesia, con accento forte
sull'interiorità erotica.
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