La silloge poetica di
oggi, PRIMO, di Valerio Succi, si presenta suddivisa in sezioni con
componimenti numerati, di cui riporto i versi che per innovazione
immaginifica o per immediatezza comunicazionale o per svecchiamento
poetico, sono meritevoli di menzione.
Sezione Rivolta, in cui
il Poeta Succi fa spiccare il riscatto sociale dei giovani.“Sarà,
ma io ci credo!/Credo in questa generazione./Il coraggio sarà la
nostra arma!” Generazione Z (1995-2010) “Noi giovani, bloccati,
non ci affermiamo/mentre l’antica guardia si trasforma/nel gioco
delle poltrone gli scambi./Oh sì, sarà così!/tu, Italia, ripudi i
giovani, perisci allora!/tu, Italia, cacci i giovani, quindi
soccombi!/O noi o te, Italia!” Quasi ispirato direi dai moti
mazziniani. Lodevole.
III “Questo forse
scombussola i giovani/oramai disorientati, (...) bomba in
detonazione/mutevole pari al vento”
IV “Tu che imbamboli,
anestetizzi/seghi giovani sognanti il futuro.”
V “Il tempo astante
d’una nuova lotta,/un secondo genocidio generazionale...”
Sezione Manifesto, che,
secondo il mio modesto parere, rappresenta la base del suo poetare.
VI “Ogni poeta ha la
sua strada/i grandi immortali scolpiti nel tempo/l’esistenza
acquista un senso.”
VII “Poesia
discriminante il vero/ il tuo il suo il vostro, ma mai il nostro
ché/la mia parola annaffia la sola mia realtà.”
VIII “Qui la mia
missione dei prossimi anni, mio ruolo/scoccare questa freccia, mia
sensibilità/per centrare il centro del bersaglio, poesia.”
IX “Sovente stagnano
lì, abitanti un cimitero-dizionario”
Sezione Realismo
terminale, in cui fa da padrona di casa l'ispirazione al Guido Oldani e al suo realismo terminale, “Critica feroce e poetica a un mondo
che si consuma consumando, avvolto da un bozzolo di oggetti e
fasciato da un sarcofago di prodotti che rendono oggetto l'uomo e le
cose soggetto” essendo l'attualità postmoderna.
XII “Vivo nella
dittatura della mia mente/nessuna libertà, ma non la rivendico.”
XIII “Scapperò quindi
in una metropoli, fino a quando/tutte mi staranno così strette/che
allora il mondo sarà l’ultimo paese.”
XVI “poesie abortite,
con dolore partorite/parole scritte, sostituite, cancellate/poi tipo
T9 dimenticate.”
XVII “Sentenza durezza
del controllore/Niente biglietto, niente corsa/e quello zitto, ito
giù dal vagone/e a quello oh ciao, bello ciao, ora che non lo
rivedrò più./Come lui quanti nella mia vita/
tant’è che pare
proprio un viaggio in treno:/molte le fermate/numerosi gli incidenti,
i ritardi/su da sempre chi è salito e mai sceso/fedele passeggero
d’un viaggio sconosciuto/alcuni però già smontati, suicidi sui
binari./Ma io viaggio nomade, zero soste/da gruppo a gruppo
d’amici/senza mai creare una memoria comune/cosa che io
insofferente invidio./E non ho foto di me felice con alcuno/perché
sempre diverse ‘ste persone; mai immaginarmelo avrei potuto/che le
uniche foto in cui sono/sono dei turisti immortalanti duomo più
involontaria folla./E chissà quante mi ospitano, cameo/comparsa
d’angoscia sullo sfondo, neo/d’un film d’amore con DiCaprio,
Leo.
Sezioni Provincia e
Bologna, dialetticamente opposte fra loro...
XX “La noia logora ogni
giorno, fino all’apatia/e per fuggirla abbracci la droga,/mera
illusione d’evasione.”
XXI “i vecchi hanno
imposto la loro legge:/il poeta deve avere i capelli bianchi/puoi
immaginare la fatica d’un esordiente/nel veder idolatrare un rudere
provinciale ormai demente/come se io avessi da dire niente/e poi,
dai, voglio scegliere, provare, scappare/salire su ‘sto treno e
cosa vi è oltre indagare.”
… e da Bologna
XXV “Bagna, mica te, ma
i tuoi cittadini/non più miei fratelli, novelli Rambelli traditor
del Passator cortese/ (…) /uscire da quel buco nero, Hawking
docet.”
Infine, la Sezione
Residui che, lo dice la parola stessa, presenta componimenti non
inseribili nelle precedenti sezioni e in cui, a sentire del Succi,
“diventa centrale il dialogo col lettore.”
XXVII “Qui, dove doveva
essere la poesia a te dedicata/non vi è nulla, buco bianco/vuoto./E
non è tua timidezza/Dai, non metterla che non è il caso/ma proprio
rifiuto/disconosciuta, come il figlio col padre/e non ne vuoi più
sentir parlare, ma dell’oblio ne hai il diritto./Poche righe
ancora, poi finito/esplosione di delusione/Così mi allontani dici/e
quindi che senso ha aprirsi?/Tu tieni tutto per te dici/e poi rifiuti
i miei segreti?/Tu sei pazzo dici/così difficile capirmi?/Qui, dove
doveva esserci la poesia a te dedicata/non vi è nulla, buco
bianco/vuoto.”
Autobiografia, 20 anni
“3) indipendente autonomo, non più schiavo d’altre persone/ma
forse l’amore è necessario, suo sconosciuto/ma come può
incontrarti? lui non cerca nessuno/lui non si fida, ermetico,
leggigli gli occhi/lui evita persone senza valore, piuttosto soli
ma/ambisce a essere protagonista della tua vita, diva.” La
solitudine amara seppur ambita del Poeta in generale, del Succi in
particolare. Somigllia al mio Forforisma Pastorolgy "L'eleganza della solitudine", cortesemente piaciatene la pagina Facebook.
XXIX “Non il senso
della tua vita nel mondo materiale/pochi lo sfruttano per scrivere/la
poesia necessita d’imperatori/non di biechi ambasciatori.” dove
il citato verso “Non chiederci la parola che squadri da ogni
lato” è di una raccolta poetica del 1923 di Eugenio Montale.
Rivolto ad un imitatore, il Succi gli dice: “Se mi emuli, destinato
alla sconfitta/alla dimenticanza del tempo/dei cari, non sei in
Coco/né Misery, né il King della scena.” Per se stesso, paragoni
forse lusinghieri “Gray, Dr Jeckill/miei simili su carta.”
Un verso, precisamente
Geht Durch Mich mi rimanda a una band, i Manic Street Preachers, che
compose Europa Geht Durch Mich e che finisce nella mia playlist, da
utilizzare per inseguire la mia sfuggente ispirazione.
I Manic Street Preachers
sono uno di quei gruppi solo apparentemente nelle retrovie del
commercio musicale: mentre il mondo segue le avventure delle popstar
più chiacchierate, loro se ne stanno bellamente in studio a scrivere
un album nuovo senza chiasso, clamori inutili, affidandosi soltanto
alla potenza evocativa delle loro canzoni di altissimo livello.
Conclude con un addio in
poesia in cui rimanda alla prossima silloge, forse cambiato, forse
rinnovato, forse chissà.
Maturità sospettata e
poi confermata nei Ringraziamenti, che sembra rifarsi al buddismo e
al concetto di resilienza.
“Ringrazio, (...) tutta
la gente che mi ha fatto del male e mi ha fatto soffrire, perché è
questo ciò che mi ha reso la persona che sono oggi: voi mi avete
formato più di ogni altro, seppur sia per me difficile accettarlo.”
In chiusura di rece, le
mie immancabili valutazioni sulla copertina che, in tempi di librerie
mega store, deve saper vendere e quella del Succi, non solo vende, ma
spacca. 5 stelline su GoodReads.
Consigliato ai poetanti
dei Social per cogliere l'essenza vera della Poesia sofferta ma ben
catalogata, forse l'unico difetto del Succi.
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