giovedì 21 marzo 2019

PRIMO


La silloge poetica di oggi, PRIMO, di Valerio Succi, si presenta suddivisa in sezioni con componimenti numerati, di cui riporto i versi che per innovazione immaginifica o per immediatezza comunicazionale o per svecchiamento poetico, sono meritevoli di menzione.

Sezione Rivolta, in cui il Poeta Succi fa spiccare il riscatto sociale dei giovani.“Sarà, ma io ci credo!/Credo in questa generazione./Il coraggio sarà la nostra arma!” Generazione Z (1995-2010) “Noi giovani, bloccati, non ci affermiamo/mentre l’antica guardia si trasforma/nel gioco delle poltrone gli scambi./Oh sì, sarà così!/tu, Italia, ripudi i giovani, perisci allora!/tu, Italia, cacci i giovani, quindi soccombi!/O noi o te, Italia!” Quasi ispirato direi dai moti mazziniani. Lodevole.
III “Questo forse scombussola i giovani/oramai disorientati, (...) bomba in detonazione/mutevole pari al vento”
IV “Tu che imbamboli, anestetizzi/seghi giovani sognanti il futuro.”
V “Il tempo astante d’una nuova lotta,/un secondo genocidio generazionale...”

Sezione Manifesto, che, secondo il mio modesto parere, rappresenta la base del suo poetare.
VI “Ogni poeta ha la sua strada/i grandi immortali scolpiti nel tempo/l’esistenza acquista un senso.”
VII “Poesia discriminante il vero/ il tuo il suo il vostro, ma mai il nostro ché/la mia parola annaffia la sola mia realtà.”
VIII “Qui la mia missione dei prossimi anni, mio ruolo/scoccare questa freccia, mia sensibilità/per centrare il centro del bersaglio, poesia.”
IX “Sovente stagnano lì, abitanti un cimitero-dizionario”

Sezione Realismo terminale, in cui fa da padrona di casa l'ispirazione al Guido Oldani e al suo realismo terminale, “Critica feroce e poetica a un mondo che si consuma consumando, avvolto da un bozzolo di oggetti e fasciato da un sarcofago di prodotti che rendono oggetto l'uomo e le cose soggetto” essendo l'attualità postmoderna. 
XII “Vivo nella dittatura della mia mente/nessuna libertà, ma non la rivendico.”
XIII “Scapperò quindi in una metropoli, fino a quando/tutte mi staranno così strette/che allora il mondo sarà l’ultimo paese.”
XVI “poesie abortite, con dolore partorite/parole scritte, sostituite, cancellate/poi tipo T9 dimenticate.”
XVII “Sentenza durezza del controllore/Niente biglietto, niente corsa/e quello zitto, ito giù dal vagone/e a quello oh ciao, bello ciao, ora che non lo rivedrò più./Come lui quanti nella mia vita/
tant’è che pare proprio un viaggio in treno:/molte le fermate/numerosi gli incidenti, i ritardi/su da sempre chi è salito e mai sceso/fedele passeggero d’un viaggio sconosciuto/alcuni però già smontati, suicidi sui binari./Ma io viaggio nomade, zero soste/da gruppo a gruppo d’amici/senza mai creare una memoria comune/cosa che io insofferente invidio./E non ho foto di me felice con alcuno/perché sempre diverse ‘ste persone; mai immaginarmelo avrei potuto/che le uniche foto in cui sono/sono dei turisti immortalanti duomo più involontaria folla./E chissà quante mi ospitano, cameo/comparsa d’angoscia sullo sfondo, neo/d’un film d’amore con DiCaprio, Leo.

Sezioni Provincia e Bologna, dialetticamente opposte fra loro...
XX “La noia logora ogni giorno, fino all’apatia/e per fuggirla abbracci la droga,/mera illusione d’evasione.”
XXI “i vecchi hanno imposto la loro legge:/il poeta deve avere i capelli bianchi/puoi immaginare la fatica d’un esordiente/nel veder idolatrare un rudere provinciale ormai demente/come se io avessi da dire niente/e poi, dai, voglio scegliere, provare, scappare/salire su ‘sto treno e cosa vi è oltre indagare.”

… e da Bologna

XXV “Bagna, mica te, ma i tuoi cittadini/non più miei fratelli, novelli Rambelli traditor del Passator cortese/ (…) /uscire da quel buco nero, Hawking docet.”


Infine, la Sezione Residui che, lo dice la parola stessa, presenta componimenti non inseribili nelle precedenti sezioni e in cui, a sentire del Succi, “diventa centrale il dialogo col lettore.”
XXVII “Qui, dove doveva essere la poesia a te dedicata/non vi è nulla, buco bianco/vuoto./E non è tua timidezza/Dai, non metterla che non è il caso/ma proprio rifiuto/disconosciuta, come il figlio col padre/e non ne vuoi più sentir parlare, ma dell’oblio ne hai il diritto./Poche righe ancora, poi finito/esplosione di delusione/Così mi allontani dici/e quindi che senso ha aprirsi?/Tu tieni tutto per te dici/e poi rifiuti i miei segreti?/Tu sei pazzo dici/così difficile capirmi?/Qui, dove doveva esserci la poesia a te dedicata/non vi è nulla, buco bianco/vuoto.”

Autobiografia, 20 anni “3) indipendente autonomo, non più schiavo d’altre persone/ma forse l’amore è necessario, suo sconosciuto/ma come può incontrarti? lui non cerca nessuno/lui non si fida, ermetico, leggigli gli occhi/lui evita persone senza valore, piuttosto soli ma/ambisce a essere protagonista della tua vita, diva.” La solitudine amara seppur ambita del Poeta in generale, del Succi in particolare. Somigllia al mio Forforisma Pastorolgy "L'eleganza della solitudine", cortesemente piaciatene la pagina Facebook.

XXIX “Non il senso della tua vita nel mondo materiale/pochi lo sfruttano per scrivere/la poesia necessita d’imperatori/non di biechi ambasciatori.” dove il  citato verso “Non chiederci la parola che squadri da ogni lato” è di una raccolta poetica del 1923 di Eugenio Montale. Rivolto ad un imitatore, il Succi gli dice: “Se mi emuli, destinato alla sconfitta/alla dimenticanza del tempo/dei cari, non sei in Coco/né Misery, né il King della scena.” Per se stesso, paragoni forse lusinghieri “Gray, Dr Jeckill/miei simili su carta.”
Un verso, precisamente Geht Durch Mich mi rimanda a una band, i Manic Street Preachers, che compose Europa Geht Durch Mich e che finisce nella mia playlist, da utilizzare per inseguire la mia sfuggente ispirazione.
I Manic Street Preachers sono uno di quei gruppi solo apparentemente nelle retrovie del commercio musicale: mentre il mondo segue le avventure delle popstar più chiacchierate, loro se ne stanno bellamente in studio a scrivere un album nuovo senza chiasso, clamori inutili, affidandosi soltanto alla potenza evocativa delle loro canzoni di altissimo livello.

Conclude con un addio in poesia in cui rimanda alla prossima silloge, forse cambiato, forse rinnovato, forse chissà.

Maturità sospettata e poi confermata nei Ringraziamenti, che sembra rifarsi al buddismo e al concetto di resilienza.

“Ringrazio, (...) tutta la gente che mi ha fatto del male e mi ha fatto soffrire, perché è questo ciò che mi ha reso la persona che sono oggi: voi mi avete formato più di ogni altro, seppur sia per me difficile accettarlo.”

In chiusura di rece, le mie immancabili valutazioni sulla copertina che, in tempi di librerie mega store, deve saper vendere e quella del Succi, non solo vende, ma spacca.  5 stelline su GoodReads.

Consigliato ai poetanti dei Social per cogliere l'essenza vera della Poesia sofferta ma ben catalogata, forse l'unico difetto del Succi.

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