Una mente aperta nutre lo spirito di
ricerca. Suppongo che Culicchia abbia alimentato il proprio, quindi
parto da questo spunto per verifciare quella che alla prima lettura
appare come un'opera grandiosa e perfetta. Nel corso degli anni (e
della scrittura di racconti che finirà nella raccolta RESISTERE PER
SOPRAVVIVERE, ciascuno a suo modo, ambientati in Italia dopo il '43)
ho imparato che la contrapposizione tra rossi e neri, tra fascisti e
partigiani, tra Badogliani e Decima Mas è solo frutto improbo di chi
ha scritto la Storia, cioè i “cosiddetti vincitori”. In realtà,
ad ogni contrapposta fazione, era cara l'italica Patria, ciascuno a
suo modo, per l'appunto.
Anzi, che la sinistra, per dirla alla
Culicchia, in antipatico maiuscolo nell'originale: “L'HA MESSO IN
QUEL POSTO A ME E A TUTTA LA CLASSE OPERAIA. LA SINISTRA NON HA FATTO
ALTRO CHE ABBRACCIARE IN TUTTO E PER TUTTO IL LIBERO MERCATO, IN
OSSEQUIO SERVILE AI DESIDERATA DI CONFINDUSTRIA E POTERE FINANZIARIO.
LA PRIMA VOLTA CHE SONO ANDATI AL GOVERNO HANNO INTRODOTTO IL
PRECARIATO. LO SA LEI QUAL E' STATA LA SOLA E VERA LEGISLAZIONE A
FAVORE DEGLI OPERAI IN QUESTO NOSTRO BELPAESE? QUELLA DELLA
REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA.”. Culicchia si incarica di riportare
alla memoria di noi italiani, popolo di smemorati, che l’adozione
dello stato sociale ad opera del regime fascista portò a riforme
radicali nella legislazione familiare e del lavoro, redigendo
l'elenco delle leggi fasciste che si sono prese cura degli italiani,
durante il ventennio, nell'ordine:
Tutela lavoro donne e fanciulli –
(Regio Decreto n° 653 26/04/1923)
Maternità e infanzia – (Regio
Decreto n° 2277 10/12/1923)
Assistenza ospedaliera per i poveri –
(Regio Decreto n° 2841 30/12/1923)
Assicurazione contro la disoccupazione
– (Regio Decreto n° 3158 30/12/1923)
Assicurazione invalidità e vecchiaia –
(Regio Decreto n°3184 30/12/1923)
E tante altre...
Da recensora in stile San Tommaso, vado
a metterci il naso e faccio due ricerchine facili facili sulla Rete.
In fondo, il tanto vituperato Mussolini fondò l'OMNI, l'Opera
Nazionale Maternità e Infanzia. Voglio verificare le date dei vari
Regi Decreti citati dal Culicchia, visto che non mi ero mai
preoccupata di farlo in precedenza e che desidero dal profondo del
cuore “dare a Cesare quel che è di Cesare”, non in nome di
chissà quale revisionismo storico, ma della giustizia, animata
dall'ammirazione per l'autore che tanto ha fatto, tanto ha cercato,
tanto ha indagato, tanto ha approfondito.
E invece, trovo l'esatto elenco
riportato nel testo di Culicchia, persino lo stesso ordine, in un
blog per non dimenticare, che nella Home Page riporta le seguenti
parole: “Questo sito nasce per essere d’aiuto a quanti non
vogliono dimenticare i crimini della più terribile e spietata
ideologia del secolo scorso, il Comunismo.”
In poche parole, il Culicchia sembrerebbe aver applicato una
strategia cara al D'Annunzio, la ‘contaminatio’, stratagemma
antico dello storytelling, copiando il nostro immenso patrimonio
poetico mitologico e leggendario, per. Punto, non voglio usare la
necessaria parola, prima di aver dato le altrettanto necessarie
motivazioni. Volto al recupero del classicismo antico e
rinascimentale, D'Annunzio sperimenta tutti gli stili di scrittura,
sia contemporanei che antichi (Maia), e tutte le poetiche
(simboliste, veriste, russe, futuriste, crepuscolari). D'Annunzio fa
riferimento al classicismo di Carducci e ai parnassiani francesi.
Porge una certa attenzione al simbolismo, ricavata
dall'identificazione del poeta con la natura, con un elemento di
volta in volta diverso (panismo) o all’antropomorfizzazione della
natura (Canto nuovo), guarda a Baudelaire, recuperando temi erotici e
quasi pornografici (Intermezzo di rime), si ispira a temi di piacere,
recuperando temi erotici e quasi pornografici (Intermezzo di rime),
si ispira a temi di piacere, sesso, crudeltà in ambiti e stili
classicheggianti (Isotteo e Chimera), fino alla riproduzione del
simbolismo, con se stesso, autodefinitosi ‘il Vate’, che
interpreta i messaggi della natura; senza di lui, essa non parla (La
sera fiesolana). D'Annunzio parte, nelle prime raccolte, con la
metrica barbara, che è una pratica carducciana. Carducci scrive ‘odi
barbare’, cercando di rendere i metri latini (che sono
quantitativi) in versi italiani (accentuativi), combinando i versi
italiani. Ciò che si ottiene è un qualcosa di barbaro, straniero
sia agli italiani che ai latini. È un prodotto nuovo, di scarso
valore, quello del Carducci. Ma D’Annunzio lo imita, copiandolo. E
fa bene, perché arriva all’originalità e ad esplicare le due
funzioni dell’Arte, educatrice e portatrice di verità. Ed eccoci
alla occulta parola: copiare. Co pia re.
Ebbene, io non voglio imitare la sua superbia superuomistica, nemmeno
essere snob e sentirmi al di sopra di tutti. Non sono la
sacerdotessa dell’Arte, sono una donna comune che legge cose comuni
alle quali si ispira. Nel copiare alla D’Annunzio (cioè, cito: per
“poi replicarlo e dilatarlo o riformarlo per una rifinitura, per
un rovesciamento, con poche abili rettifiche”) non riproducendo “il
nostro immenso patrimonio poetico mitologico e leggendario” ma
quell’altro di pari immensità dello scritto reperibile sul web,
migliorandolo, trasformandolo, ritemprandolo e magari - consentitemi
il neologismo da glossopoieta - originalizzandolo, dicevo nel
copiare vorrei creare bellezza, guadagno, valore, come previsto da
Sensei Makiguchi.
Insomma, non mi sento di condannare il
Culicchia per aver copiato. Anzi, lo esalto per aver superato lo
spaventacchio di qualunque autore con classe ed eleganza, convincendo
una vecchia 'lupa di lettere' come me dell'originalità del suo
scrivere.
Consigliato a chi ancora oggi teme lo
spauracchio del fascismo, per recupare una memoria storica troppo
spesso dimenticata, senza per questo farne dell'apologia.
BRAVA
RispondiEliminaLo so, grazie ;-)
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