È la prima volta, tra tutta la
letteratura erotica derivante da EROSCULTURA di Daniele Aiolfi, che
leggo di un feticista del piede, perversione prevalentemente maschile
che prevede l’utilizzo di oggetti, detti feticci, quali
mutande, reggiseni, calze, scarpe, stivali, o altri accessori di
abbigliamento femminile o parti anatomiche come piedi, capelli e
talvolta anche difetti fisici come cicatrici da cui ricava piacere
sessuale. Spesso il feticcio è necessario al soggetto per
raggiungere l’eccitazione sessuale e la sua assenza può
determinare una disfunzione dell’erezione.
L'autore Ivan Nigò, sotto pseudonimo,
si esplicita uomo omega, rendendosi “necessario collante
amoroso della coppia.”. I piccoli refusi reperiti qua e là
(c'è un sospetto “incese”, un “alo” invece di
“allo”, un “le” al posto di un “gli”),
si fanno subito dimenticare dalla sorprendente ricchezza chimica del
suo linguaggio in generale, in particolare riguardante quella parte
anatomica oggetto della sua adorazione e del sentore di sporco che ne
emana e che noi esseri comuni senza parafilie chiameremmo puzza di piedi.
Riporto, a mero esempio non esaustivo, un elenco dei termini
utilizzati dal Nigò per definire un odore, declinato in tutti i suoi
innumerevoli sinonimi, come “richiamo, sapore, odorino, puzza,
influsso, sudorazione, zaffata, profluvio, esalazione, afflato,
brezza, effusione, olezzo”: umilievole, persistente, sincero,
fermo, muschiato, intimo, improbabile, complicato, soporifero,
ancestrale, incomparabile, sbalorditivo, condensato, indecente,
ipnogeno, invasivo, viscoso, leggero, rappreso, puerperale, ammonico,
munifico, sconcio, basico, faceto, lezzoso, sfacciato, bizzarro,
stordente, e così tante altre denominazioni, aggettivi nominalizzati
o vezzeggiativi, da farmi sospettare che dietro lo pseudonimo Ivan
Nigò si nasconda un chimico, esteta e dotto, sia di scelte lessicali
che di conoscenze antropologiche. A proposito di uomo omega,
trovo errata la strategia di spiegarne il significato in due righe
come introduzione, così invece ben chiosato sul finire dell'opera,
togliendo al lettore la curiosità. Anche perché essendoci ben poco
sviluppo di un plot, (un uomo si innamora nell'infanzia di una sua
coetanea, Francesca che inseguirà per tutta la vita a tal punto da
assoggettarsi persino al marito di lei, Carlo), ciò che c'è di
pregiato in questo scritto è il concedersi totale nelle descrizioni
di rapporti carnali, da rendere il libro avvincente successione di
secrezioni umorali e indimenticabili scene di sesso, anche tra
uomini. Il quasi conclusivo chiarimento circa la funzione omega
di un uomo, alla fine, resta la vera e unica sorpresa. Peccato
dunque anticiparla.
Dicevamo, il Nigò Maestro delle spiegazioni
odorose: “E come fanno le giovani laboriose sarte, che con la
scarpetta impegnata nell'instancabile prestazione, premono sul pedale
repulsore che muove la ruota della cucitrice, smuovendo sotto i loro
piedi l'aria caliginosa di aulenze tessili risentite dal vivido odore
plantare che immane costretto sotto al banco da lavoro, così
Marinella animava il clima sottostante di laide frescure sofisticate,
che si risvegliavano dal suo piede zeloso per premiare la mia
appassionata devozione con l'intima pratica con cui lei mi aveva
avvezzato.”
Per mero esercizio stilistico, ho
ricopiato altri passaggi magistrali che non riporto qui, tranne
questo:
“La voglia di cadere ai suoi piedi
più maturi, che tanto in questi anni avevo sospirato, mi fece
fantasticare di prostrarmi umilmente sotto il tavolo, dove, nella mia
fabulazione, Francesca si sarebbe sfilata per metà la scarpa
sostenendola in un equilibrio instabile con l'alluce inarcato, e io
mi sarei permesso di annusare arrischiandomi nell'interstizio tra la
soletta e la pianta del piede mentre lei dondolava la scarpetta per
ventilare gli afrori che la calzatura le procurava, e importunata dei
miei sfioramenti e dagli ansimi affannati provenienti da sotto il
tavolo, Francesca si sarebbe certo decisa a sgridarmi. Conoscendola,
sapevo che si sarebbe tolta le scarpe, mettendo un piede di fianco
all'altro e piegando le ginocchia per alzare le gambe, mi avrebbe
afferrato per i polsi con le mani e tirato a sé, portandomi la
faccia ad aderire sulle piante dei suoi piedi affiancati, per
tacitarmi la bocca e rendermi mansueto con l'odore intimo dei suoi
piedi. Così sarei stato teneramente calpestato e Francesca, pigiando
alternativamente con i piedi sulla mia faccia, avrebbe di certo
preteso che annusassi bene, anche tra le dita, nonostante le
conseguenze della calura estiva lo sconsigliassero vivamente,
facendomi in questo modo rivivere le sensazioni che in gioventù mi
dispensava per farmi sospirare il suo esoso affetto.”
Giacché sono dal 2007 impegnata in
azioni di contrasto per la prevenzione delle violenze di genere nel
rispetto dei diritti del singolo individuo,
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devo ammettere che la ricerca di
abiezione, di umiliazione, di sottomissione brutale mi ha turbata, ma
posso capire, senza giudicare, che alcune persone lo faccia per
proprio piacere.
“E l'atteggiamento violento con
cui si imponeva tra le mie chiappe per farmi sentire il suo cazzo,
stranamente mi rassicurava, e stava facendomi comprendere che le
botte che ricevevo con tanta animosità nel culo, erano la giusta
cura per la malattia affettiva cui mi aveva portato Francesca, anche
se non potevo nascondermi che questa era una facile scusa per
giustificare il mio fallimento, poiché in verità avevo già goduto
nel sentirmi posseduto da un maschio, e non mi dispiaceva affatto
provare il brivido dell'infamante declinazione sessuale con cui Carlo
mi traviava per farmi esternare tutta la mia vergogna e l'imbarazzo
delle mie squallide azioni davanti a Francesca, sempre pronta a
perdonarmi.”
“... odori ascosi nelle pieghe più
profonde che mi facevano arrossire il viso di vergogna per
l'incontenibile turbine degenerante”
“... oggi mi lasciassi marchiare
dallo sperma”
“Non si impietosì delle mie
discolpe, infilandomelo in bocca per non ascoltare altre scuse.”
“È innegabile che ognuno trova
nelle proprie flatulenze qualcosa di estremamente piacevole quanto
incondivisibile, se non con il nostro più nascosto ego erotico, ma
sperimentare un simile piacere annusando il culo di un altro maschio
che si può permettere di scoreggiarti in faccia, non era cosa da
tutti i giorni. Però, con Carlo, trovai la giusta ispirazione per
provarci, sapendo che mi sarei dovuto umiliare partecipando con
mutismo e rassegnazione ai suoi turlupinanti richiami anali.”
Descrizioni dalla tecnica letteraria
efficacissima a parte, si direbbe che Ivan Nigò le abbia davvero
vissute di persona queste sue esperienze. Ma questa è solo una mia
considerazione di carattere personalissimo.
Consigliato a coloro che vorrebbero
trovare conforto nel condividere una propria parafilia come il
feticismo, agli etero-curiosi e, più in generale, a coloro che sono
in cerca di emozioni forti e alternative.
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