Sono così assuefatta alla scarsa
qualità di scrittura dei prodotti editoriali che ricevo in lettura
per essere recensiti, da non riconoscere immantinente un scrittore
mirabile.
Così, recepisco la silloge di poesia
DALL'INTERNO DELLA SPECIE di Andrea De Alberti (che, come al solito,
non conosco), senza avvedermi che l'editore è. Punto. Non lo dico
per non creare aspettative, proprio com’è successo a me.
Di conseguenza, non conoscendo il poeta
e ignorando la casa editrice, tendo subito a diffidare della qualità
poetica di quest'opera, non essendovi rime. Nel corso di anni da
filosofa, scrittrice, poeta, recensora, studiosa in generale, ho
accumulato la convinzione che, passando da Dante a Montale,
Ungaretti, Quasimodo, Valduga, la Poesia si evoluta/involuta in più
direzioni, dalla rima baciata delle filastrocche, agli endecasillabi
più arzigogolati e astrusi. Oggi, grazie al De Alberti, ri-scopro il
colloquiale (Valduga, Raboni, Sereni quasi mai studiati nei Licei
perché troppo contemporanei?) Ecco una trappola in cui cadono i
sedicenti poeti: credono basti scrivere in rima per esserlo. Il De
Alberti fa anche di più: scrive ispirandosi alle Scienze esatte,
persino per il famigerato binomio cuore/amore. Per fare Poesia, ci
vuole Filosofia, Scienza, Sapere, Saggezza, Ironia, Levità. In una
parola, Vita Ragionata e Sentita. Alcuni esempi dall'opera del De
Alberti.
GORILLA
Siamo depressi come gorilla/ (…
segue una serie di scientifiche dissertazioni sull'eziopatogenesi
della depressione)/ noi come gorilla ai quali se si riduce
lo spirito competitivo/ aumentano le chances di vincere lo stress,/
di sopravvivere più uniti ai morsi della fame.
NON SOLTANTO QUI LA NEVE
(…)“Dicono gli scienziati: su
uno schermo primordiale/ l'anima nel freezer ha un cervello emotivo/
che può ancora difendere.” in cui il poeta ammette di
essere frutto di una “strana evoluzione” che impedisce a “ragione
e sentimento” di restare uniti (rivelando di essere fan di Jane
Austen).
LA DONNA SCIMMIA è una intensa poesia
sulle funzioni genitoriali e i loro parallelismi nel mondo dell'arte
contemporanea: “Tutte le sere per un anno intero ho fatto
questo:/ ho usato Burri per fantasmi assemblati con i sacchi/ Joseph
Beyus per riplasmare concettualmente/ la natura di mio padre./ Ma tra
la madre e il figlio,/ spasimo per amore senza distrazione,/
schiacciato senso di colpa,/ dovrebbe persistere uno spazio
virtuale,/ come un taglio nella tela di Fontana/ perché è lì* che
nasce la creatività/ del neonato, se qualcosa non va a male./ E la
donna scimmia continua il suo cammino/ con un'elica spezzata di
cromosomi.”
Questo componimento gratifica le mie
ridotte conoscenze artistiche (fui Art Director in pubblicità,
nonché assistente di un Artista pittore da cui ricevetti in dono un
Fontana). Non conoscevo Joseph Beyus, che ora so essere un performer
molto apprezzato. La letteratura diventa grande se insegna qualcosa.
IL DOLORE AI TEMPI DELL'AULIN, IKEA,
MANHATTAN, UN SOGNO EQUATORIALE, SALINGER e altri, sono componimenti
sottilmente ironici: “Il dolore è come quando uno non
sente al telegiornale/ ma capisce da strani segni che qualcosa sta
andando male.” “Non pensare piú* in grande di uno specchio da
muro,/ di una sedia rossa smontabile, di un tavolino laccato,” “un
terzo dell’una, due parti per l’altro,/ la testa come una
ciliegia nell’alcol.” “solamente un sogno equatoriale:/ una
spiaggia con una mensa self-service/ attorniata da palme offriva
riparo/ a uomini con un cuore./ L’homo sapiens doveva ancora
arrivare.” “quanto sonno vi ho risparmiato rifiutandomi ai
televisori?” Lascio ai lettori l'attribuzione dei versi
alle singole poesie.
L'ANELLO MANCANTE
“(..) l’anello mancante non è
un essere umano,/ un primitivo nascosto nel cuore di una caverna,/ ma
è un’assenza che genera linfa per una nuova terra.”
BISOGNEREBBE ELABORARE TUTTO
“… staremo a
vedere.” L'autore platonicamente sospende il giudizio.
L'EVOLUZIONE È ALTRUISTA “Io
che per anni avevo creduto all'egoismo per natura,
mi trovo a essere chiamato giraffa
d'altruismo.”
Un tema ricorrente: King Kong, Jessica
Lange, Manhattan, 1976-2001 il film, scimmioni, donne scimmia e
gorilla.
Consigliato agli appassionati di
Filosofia, Scienza, Sapere, Saggezza, Ironia, Levità, non in prosa,
ma in Poesia.
*Al terzo “così” scritto con
accento acuto mi è venuto un sospetto e ho controllato. Ogni
avverbio di luogo, cioè quattro, “lì” ha l'accento invertito,
ogni “più” è invece “piú”. Possibile che una casa editrice
di siffatta importanza ammetta nel proprio manuale di stile
accentazioni quantomeno buffe? Allora ne parlo con il De Alberti, il
quale appunto afferma che «l’accentazione
delle parole, così anche nella prosa, fu decisa nella seconda metà
del Novecento da illustri critici, pensatori, filosofi e scrittori
nonché fondatori della Einaudi»,
da cui si cristallizzarono consuetudini minoritarie e differenti
rispetto alla stabilizzazione relativamente recente della nostra
lingua, ovvero nella prima metà del Novecento. Allora, in
conclusione, si direbbe che il sistema “primo Novecento”
consiglia l'accento grave nei tre casi in cui è impossibile
distinguere tra differenti gradi di apertura delle vocali (à, ì,
ù), mentre alterna l'accento acuto con quello grave a seconda della
obbligatorietà (o della volontà) di segnalare la chiusura della
vocale (perché; córso della Corsica) o, viceversa, la sua apertura
(dòsso). Da notare che la o finale è sempre aperta (contò, ohibò,
paltò, sospirò, però). La casa editrice Einaudi nelle sue opere a
stampa adopera invece, nel sistema “secondo Novecento”, l'accento
acuto per tutte le vocali considerate chiuse (é, í, ó, ú) e
l'accento grave per tutte le vocali aperte (à, è, ò). C’è
sempre da imparare, ringrazio il De Alberti per avermi insegnato
così, anzi, no, cosí tanto.
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