lunedì 14 maggio 2018

DALL'INTERNO DELLA SPECIE


Sono così assuefatta alla scarsa qualità di scrittura dei prodotti editoriali che ricevo in lettura per essere recensiti, da non riconoscere immantinente un scrittore mirabile.
Così, recepisco la silloge di poesia DALL'INTERNO DELLA SPECIE di Andrea De Alberti (che, come al solito, non conosco), senza avvedermi che l'editore è. Punto. Non lo dico per non creare aspettative, proprio com’è successo a me.

Di conseguenza, non conoscendo il poeta e ignorando la casa editrice, tendo subito a diffidare della qualità poetica di quest'opera, non essendovi rime. Nel corso di anni da filosofa, scrittrice, poeta, recensora, studiosa in generale, ho accumulato la convinzione che, passando da Dante a Montale, Ungaretti, Quasimodo, Valduga, la Poesia si evoluta/involuta in più direzioni, dalla rima baciata delle filastrocche, agli endecasillabi più arzigogolati e astrusi. Oggi, grazie al De Alberti, ri-scopro il colloquiale (Valduga, Raboni, Sereni quasi mai studiati nei Licei perché troppo contemporanei?) Ecco una trappola in cui cadono i sedicenti poeti: credono basti scrivere in rima per esserlo. Il De Alberti fa anche di più: scrive ispirandosi alle Scienze esatte, persino per il famigerato binomio cuore/amore. Per fare Poesia, ci vuole Filosofia, Scienza, Sapere, Saggezza, Ironia, Levità. In una parola, Vita Ragionata e Sentita. Alcuni esempi dall'opera del De Alberti.

GORILLA
Siamo depressi come gorilla/ (… segue una serie di scientifiche dissertazioni sull'eziopatogenesi della depressione)/ noi come gorilla ai quali se si riduce lo spirito competitivo/ aumentano le chances di vincere lo stress,/ di sopravvivere più uniti ai morsi della fame.

NON SOLTANTO QUI LA NEVE
(…)“Dicono gli scienziati: su uno schermo primordiale/ l'anima nel freezer ha un cervello emotivo/ che può ancora difendere.” in cui il poeta ammette di essere frutto di una “strana evoluzione” che impedisce a “ragione e sentimento” di restare uniti (rivelando di essere fan di Jane Austen).

LA DONNA SCIMMIA è una intensa poesia sulle funzioni genitoriali e i loro parallelismi nel mondo dell'arte contemporanea: “Tutte le sere per un anno intero ho fatto questo:/ ho usato Burri per fantasmi assemblati con i sacchi/ Joseph Beyus per riplasmare concettualmente/ la natura di mio padre./ Ma tra la madre e il figlio,/ spasimo per amore senza distrazione,/ schiacciato senso di colpa,/ dovrebbe persistere uno spazio virtuale,/ come un taglio nella tela di Fontana/ perché è lì* che nasce la creatività/ del neonato, se qualcosa non va a male./ E la donna scimmia continua il suo cammino/ con un'elica spezzata di cromosomi.”
Questo componimento gratifica le mie ridotte conoscenze artistiche (fui Art Director in pubblicità, nonché assistente di un Artista pittore da cui ricevetti in dono un Fontana). Non conoscevo Joseph Beyus, che ora so essere un performer molto apprezzato. La letteratura diventa grande se insegna qualcosa.

IL DOLORE AI TEMPI DELL'AULIN, IKEA, MANHATTAN, UN SOGNO EQUATORIALE, SALINGER e altri, sono componimenti sottilmente ironici: “Il dolore è come quando uno non sente al telegiornale/ ma capisce da strani segni che qualcosa sta andando male.” “Non pensare piú* in grande di uno specchio da muro,/ di una sedia rossa smontabile, di un tavolino laccato,” “un terzo dell’una, due parti per l’altro,/ la testa come una ciliegia nell’alcol.” “solamente un sogno equatoriale:/ una spiaggia con una mensa self-service/ attorniata da palme offriva riparo/ a uomini con un cuore./ L’homo sapiens doveva ancora arrivare.” “quanto sonno vi ho risparmiato rifiutandomi ai televisori?” Lascio ai lettori l'attribuzione dei versi alle singole poesie.

L'ANELLO MANCANTE
(..) l’anello mancante non è un essere umano,/ un primitivo nascosto nel cuore di una caverna,/ ma è un’assenza che genera linfa per una nuova terra.”

BISOGNEREBBE ELABORARE TUTTO
“… staremo a vedere.” L'autore platonicamente sospende il giudizio.

L'EVOLUZIONE È ALTRUISTA “Io che per anni avevo creduto all'egoismo per natura,
mi trovo a essere chiamato giraffa d'altruismo.”

Un tema ricorrente: King Kong, Jessica Lange, Manhattan, 1976-2001 il film, scimmioni, donne scimmia e gorilla.

Consigliato agli appassionati di Filosofia, Scienza, Sapere, Saggezza, Ironia, Levità, non in prosa, ma in Poesia.

*Al terzo “così” scritto con accento acuto mi è venuto un sospetto e ho controllato. Ogni avverbio di luogo, cioè quattro, “lì” ha l'accento invertito, ogni “più” è invece “piú”. Possibile che una casa editrice di siffatta importanza ammetta nel proprio manuale di stile accentazioni quantomeno buffe? Allora ne parlo con il De Alberti, il quale appunto afferma che «l’accentazione delle parole, così anche nella prosa, fu decisa nella seconda metà del Novecento da illustri critici, pensatori, filosofi e scrittori nonché fondatori della Einaudi», da cui si cristallizzarono consuetudini minoritarie e differenti rispetto alla stabilizzazione relativamente recente della nostra lingua, ovvero nella prima metà del Novecento. Allora, in conclusione, si direbbe che il sistema “primo Novecento” consiglia l'accento grave nei tre casi in cui è impossibile distinguere tra differenti gradi di apertura delle vocali (à, ì, ù), mentre alterna l'accento acuto con quello grave a seconda della obbligatorietà (o della volontà) di segnalare la chiusura della vocale (perché; córso della Corsica) o, viceversa, la sua apertura (dòsso). Da notare che la o finale è sempre aperta (contò, ohibò, paltò, sospirò, però). La casa editrice Einaudi nelle sue opere a stampa adopera invece, nel sistema “secondo Novecento”, l'accento acuto per tutte le vocali considerate chiuse (é, í, ó, ú) e l'accento grave per tutte le vocali aperte (à, è, ò). C’è sempre da imparare, ringrazio il De Alberti per avermi insegnato così, anzi, no, cosí tanto.

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