Se dovessi scegliere un verso simbolico
e rappresentativo di questo autore Andrea Finottis, sarebbe: “Credo
che il segreto / sia essere leggeri / senza essere vuoti.”
In questo senso il Finottis ci va
pesante. Infatti, la sua è una poetica cerebrale, non si perde in
arzigogolati manierismi e nemmeno dietro a scontate rime, andando
contro ogni regola del poetare comunemente inteso. Tuttavia il primo
componimento, si ispira a versi di petrarchesca reminescenza. In
chiusa, io che su Facebook ho inaugurato un album fotografico dal
titolo: “Non amo gli aforismi altrui, preferisco sbagliare da sola”
in quanto il dover citare qualcos'altro che non sia farina del
proprio sacco è deleterio ai fini della credibilità personale, mi
sento gratificata dall'affermazione del Finottis: “Quelli
che fanno sfoggio del loro acculturamento / palesando sovente il
proprio erudimento / con citazioni continue dei libri letti / costoro
sono esseri uguali a quelli che voglio combattere / cioè
stronzi.” Sono sollevata con la sua approvazione, temo
infatti che a trovarsi in opposte posizioni col Finottis ci sarebbe
solo da perdere.
32 POLLICI IN TESTA
Un dito in culo e uno sul telecomando
è tutto quello di cui avete bisogno
per essere felici
nella democrazia del grattaevinci.
Girate col Suv in debito
fingendo di essere ricchi e deridendo i
poveri.
(…)
La merda è con voi e con il vostro
spirito.
Andate affanculo.
Amen.
La poesia IL LAVORO NOBILITA L'UOMO
sarebbe da reintitolarsi IL LAVORO DEBILITA L'UOMO. In PIOVE SULL'AMORE il Finottis critica ferocemente un certo tipo d'amore: “Ve lo
dico io ragazzi / è stato l'amore! / L'amore / per la beota
stupidità / per l'adeguarsi agli altri / per il proprio esclusivo
interesse / per la sessualità ipocrita.”
In PAROLE SPARSE tutta l'amara missione
delle parole del poeta, perché umile Cassandra inascoltata che parla
di sé: “... forse utili / forse inutili / ma sempre con
dentro qualcosa / di colui che le ha scritte.” che viene
ripresa in FORSE, LA VITA: “Io, rido e canto / penso e
spero / ma sono fermo, urlo più forte di tutti / nessuno ascolta, e
se mi ascolta ha occhi strani / specchi della mente a distanze
siderali.” CHE FARSENE DEI POETI mi conferma il sentire
del Finottis, che anche se dileggiato, inascoltato, disprezzato “un
poeta resta un poeta / per non essere un altro / qualsiasi
qualunque.” e in CERVELLI OBLITERATI, con amara ironia,
conclude: “Tristemente / la poesia succhia cazzi per
campare.”.
Alla fine del primo terzo del libro, ci
propone un racconto VASCHE BIOLOGICHE SEMOVENTI in cui il Finottis
parla dei personaggi plasticati che attraversano la vita come
meri transiti di cibo, («Ecco alcuni che non altramente
che transito di cibo, e aumentatori di sterco e riempitori di
destri [=cessi] chiamarsi debono, perchè per loro non altro nel
mondo apare, alcuna virtù in opera si mette, perchè di loro altro
che pieni destri non resta» per dirla alla Leonardo Da
Vinci), attribuendo loro l'appellativo del titolo, forse fin troppo
gentile. È un tema che torna spesso in questa raccolta poetica
contro la merda del vivere alienato cittadino, con “mariti
fuchi”, “figli imbottiti” e suv, donne
imbellettate dall'hair stylist di turno, città piena di gente “dalla
faccia tesa”, chiusa dentro un “videogioco
ossessivo”, le narici “piene di polvere” (chissà
quale? Sapendo che a Milano la coca è lo stupefacente più venduto,
la mia è ironia) “si sentono liberi quando sniffano”, ecco
appunto. Temi che tornano come proiettili in VOLARE VIA: “Volete
sposarvi in chiesa / e poi farvi sodomizzare dai trans brasiliani?”
Andrea Finottis si fa portavoce dei
padri (e dei genitori in assoluto), quando ci scrive delle disattese
aspettative da parte dei figli, con quella lucida disillusione che
riconosce i propri errori. È talmente efficace, questa poesia, che
merita di essere riportata nella sua interezza, anche perché avendo
io figli, mi ha toccato le corde più vibranti:
SPERMA DELUDENTE
Speri nello sperma
che cresca meglio di te
e invece un giorno
ti ritrovi davanti uno ancora più
stronzo
con le magliette che fanno pubblicità
a marchi noti
che pensa solo a comprarsi oggetti come
hanno gli altri
che si atteggia e parla aderendo alla
moda del momento
un vero cretino
e quel cretino è tutto quel che lasci
su questo pianeta.
Credevi di fare un figlio
e invece hai cagato l'ennesimo
stronzone
e la cosa più agghiacciante
è che la sua stronzaggine deriva dalla
tua
è cresciuta proliferando
tutte le volte che non hai reagito
facendo come facevano gli altri
non spegnendo la televisione davanti
all'idiozia
ridendo ebete alle battute razziste
considerand con superiorità chi stava
peggio.
Concentrandoti solo sulla materialità
hai trasmesso stupidità.
Chi segue solo se stesso
ribellandosi
affermando quello che pensa
non lasciandosi trasportare dalla
corrente
ma andando controcorrente
subendone gli svantaggi
solo lui
trasmetterà qualcosa di valido
e può sperare in qualcosa di migliore.
“... uomini, donne, vecchi,
bambini. / Tutti uguali nella sorte, / la morte è democratica / e la
mitragliatrice la consegna / con spedizione ultraveloce di
piombo.” dove la mitragliatrice è lo strumento in mano al
poeta che usa le parole in guisa di proiettili (la morte sarà
democratica, ma l'arte no) per “Mangiamerda galoppano
scarrozzando liberi / lungo le praterie dei centri commerciali (…)
Ma se sei scemo / sei felice anche quando muori.” , “noto che
creano minivicoli tra pochi sparuti alberi. / Questa civiltà è una
palese presa per il culo.”“non mi guarderebbero sempre male /
stocazzo.” è una chiusa fulminante, non solo antimerda,
ma anche antipoetica.
Ma l'applauso mi scatta quando accenna
al sentimento. Se al Finottis capita di amare, è amore mai
sdolcinato, ma severo e perspicace: “e solo col tempo
capirai / leggerai chi sono / e finalmente lo capirò anch'io (…)
senza farci sfuggire tra le dita.” “Ora invece stiamo dentro ai
monitor / anche quando ci baciamo. / Però l'altra notte / il sapore
della tua figa che leccavo / mi ha fatto ritrovare la vita / per
quasi un'ora / ma l'ho ripersa / quando mi hai chiesto / dove andiamo
domenica prossima.”: il Finottis mi fa riflettere su quanta
amara delusione ci sia nel vivere se mancano ideali che vadano al di
là dell'amore.
Quasi in chiusura della raccolta, colgo
il motivo per cui ho amato da subito la poesia di Finottis: ritrovo
qua e là immagini, parole, luci, colori a me cari quando, anni fa,
durante la mia tarda adolescenza, avevo raccolto pensieri sparsi in
poesie. Con questo non voglio affermare che ANTIMERDA POETICA sia
tardoadolescenziale, ma semplicemente ritrovare la ragione per la
quale certe cose ci piacciono e certe no e anche per non perdere
l'occasione di essere autoreferenziale. Sono autocritica e
autoironica. Praticamente un'auto. A lettura finita, come di conseuto
mi sono interessata dell'autore: mi sorprende sapere che siamo
praticamente coetanei (va be' io un po' più vecchia). In fondo, in
un angolo recondito del cervello, mi si era creata davvero l'immagine
di trovarmi al cospetto di uno spirito adolescenziale.
Consigliato a chi ama la poesia di
contrasto, chi vorrebbe utilizzare la poesia contro la società, a
chi vorrebbe una società più partecipata e meno imbottita di suv.
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