QUANDO GUARDO VERSO OVEST di Massimo Lazzari mi attrae per il titolo vagamente alla David Foster Wallace, uno dei miei autori preferiti, sebbene poi scopra che non abbia nulla a che fare. Mi sorprende fin dal sommario, che non leggo mai: trentatré titoli di canzoni, tutte straconosciute e che amo da che ascolto musica (praticamente da sempre, educata dagli LP dei miei genitori, Elvis Presley e Čajkovskij Mozart e Perez Prado, Beatles e Beethoven, Rolling Stones e Vivaldi, tanto per fare qualche nome).
Appare fin dal primo capitolo (una canzone dei Doors che inizia invece di chiudere, indovinate quale), appare un elemento misterioso quanto magico: frecce gialle, che ti suggeriscono di “chiederti qual è quel sentimento che spinge il tuo spirito a gridare di andarsene”. Questo primo racconto mi lascia soddisfatta e pensierosa, con la sensazione di aver visto anch'io tante frecce gialle nella mia vita. Cercherò di riassumere il soggetto di ogni storia senza fare spoiler.
Il secondo capito fa la riverenza a Jimi Hendrix con la sua FOXY LADY. Infatti, la protagonista è una donna che pratica parapendio. Parla così tanto al mio sentimento di libertà, pagata a caro prezzo, da commuovermi: “Girano leggende su piloti che sono stati aspirati da cumuli congesti alti migliaia di metri e poi risputati fuori a quattromila metri con il ghiaccio alle orecchie e gli occhiali crepati. Si dice che non siano più tornati gli stessi e che ora vadano in montagna a raccogliere funghi.” Rabbrividisco, perché mai vorrei che diventasse anche la mia storia.
SOMEBODY TO LOVE dei Jefferson Airplane intitola il terzo. E ne crea subito il climax. Spiega in anticipo le parole che lo chiudono: “E' solo che non sono pronto, babbo.” E così via, tra l'amarezza per l'incapacità di amare di un avvocato rampante, la consapevolezza amorosa di una coppia, la narrazione di una fine definitiva, verso Est, arrivo al capitolo centrale del libro. Lo capisco subito dal titolo e dal verso prescelto, che recita: “When I look to the west and my spirit is crying for leaving.” Per chi non l'avesse riconosciuta, è la celebre canzone dei Led Zeppelin, STARWAY TO THE HEAVEN. “Una mattina ti svegli e senti il richiamo dell'Ovest” è la parafrasi della r... non no, non ve lo dico: sarebbe uno spoiler.
La canzone PERFECT DAY di Lou Reed ci spiega come un artista si perde d'arte e d'amore (ed è romanticamente bellissimo), ANGIE dei Rolling Stones mi insegna un trucchetto cui, nonostante i miei innumerevoli viaggi in giro per il mondo solo zaino in spalla, non avevo mai pensato. Ed ha una conclusione geniale, che insegna la vita ai più giovani, BOHEMIEN RAPSODY dei Queen esibisce il sentimento di mancanza che ci insegue anche quando otteniamo un successo, HOTEL CALIFORNIA degli Eagles, HEROES di David Bowie, SULTANS OF SWING dei Dire Straits (in cui l'affermazione di un'amica della protagonista, polacca come lei: “Vanno a messa tutte le domeniche, poi quando incontrano uno straniero lo trattano con disprezzo, anche se come me viene dallo stesso paese del Papa.” mi incravatta la gola). LONDONO CALLING dei Clash un tuffo nella nostalgia per la musica rock e per l'Italia, HIGHWAY TO HELL degli AC/DC (“Guardi che noi ormai siamo grandi. E poi è giusto che impariamo a cavarcela da sole. Non vorrà mica che facciamo la fine di nostra madre”, una delle tre sorelline, mi lascia speranzosa per la consapevolezza di essere femmina nelle donne del futuro), EDGE OF SEVENTEEN di Stevie Nicks parla dell'autodeterminazione di un'adolescente, THIS MUST BE THE PLACE dei Talking Heads ci racconta delle belle speranze di un laureando, EVERY BREATH YOU TAKE dei Police (“Gildo ti rivelo un segreto … La vita comincia a cinquant'anni” il cooprotagonista conferma ciò che penso da sempre, visto che sto andando verso i 52), JUMP dei Van Halen ci urla la verità di se stessi, “Come se la massa oscura che gli opprimeva il cuore e la mente fosse scivolata in basso e precipitata nel fiume” è un'efficace immagine di liberazione che mi lascia senza fiato, WITH OR WITHOUT YOU degli U2 è un gioco di pensiero magico infantile, nel senso clinico del termine, SWEET CHILD OF MINE dei Gun's N Roses e lo speciale legame mamma figlia, invero un po' scontato il modo in cui l'autore l'ha trattato, LULLABY dei The Cure è la ninnananna per una libreria cantata da un autore, SMELL LIKE TEEN SPIRITS dei Nirvana fa da contrasto ad una disciplina di lotta, UNDER THE BRIDGE dei Red, Hot, Chili, Peppers una nuova vita per un'altra che se ne va, NOTHING ELSE MATTERS dei Metallica sottolinea una scelta di vita, l'unica possibile, CREEP dei Radiohead significa tradire le aspettative altrui, CRAZY degli Aerosmith sottolinea la pazzia del futuro incerto, DO THE EVOLUTION dei Pearl Jam impone di chiedersi se si ha contribuito a costruire un mondo migliore.
La Mia musica. Questo libro mi ha catturato perché ha trascritto in parole la MIA musica. Seppur con qualche cadute nello scontato (poche a dire il vero, ma che gli hanno fatto perdere una stellina su GoodReads), mi è piaciuto.
Consigliato agli stregati dal rock anni '80/'90, ad eterni Peter Pan messi di fronte alle difficili scelte della vita, agli innamorati della vita, nonostante tutto.
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