domenica 2 ottobre 2016

DISTRUGGETE ISRAELE

Le recensioni negative che ho scritto finora (poche, a dire il vero, perché cerco sempre di tirar fuori il meglio), sono quelle in assoluto più lette. Chissà che non portino fortuna agli autori, come Vito Introna. Questa, è una recensione purtroppo negativa e lo dico con la morte nella tastiera. Non avrei voluto pubblicarla, ma poi ho pensato al beneficio che l'autore avrebbe potuto trarne e così mi sono decisa.

Il titolo mi avvinse: DISTRUGGETE ISRAELE, è d'una forza inusitata, per noi pacifici benpensanti europei. Credevo di approcciare un lagnoso trattato pro Palestina contro Israele ambientato ai nostri tempi. Invece sono all'istante trascinata nel futuro del 2046, con strade intitolate agli uomini politici di oggi (Berlusconi, Alfano, George Bush, Palazzo Matteo Renzi). Invece è tutt'altro.

Insomma, l'idea, tuttavia non banale, di vie e piazze coi nomi delle strade intitolate ai nostri politici avrebbe dovuto accendermi un campanello d'allarme sulla verosimiglianza di ciò che stavo leggendo. Tuttavia, la qualità del lessico, la capacità narrativa, l'estro creativo di Vito Introna mi conquistano ugualmente. E quando arrivo a questa affermazione da parte della partner Marika nei confronti del protagonista Josè:

“Quanto ti hanno dato?”
“Ottanta crediti. Sono donna, non posso prendere di più.”

… mi appassiono definitivamente al testo e decido di proseguire. Ma sono immantinente travolta da un uragano di complicazioni di nesso logico. Sembrerebbe ben scritto, i personaggi strutturati in modo adeguato, le ambientazioni futuristiche rese verosimili dal forte radicamento nell'attualità contemporanea, ovvero il conflitto israelo/palestinese. Poi però, arriva il disastro.

Il protagonista, Josè, diciannovenne orfano di entrambi i genitori, viene scacciato dal suo modesto lavoro di scribacchino presso un giornale e sopravvive arrabattandosi, si aggrappa macilento all'unica donna che conosce, Marika, poco più grande di lui, con mamma demente al seguito e figlioletto Fabio, bimbetto reso autistico dai sistemi di indottrinamento della dittatura vigente. Non c'è possibilità di sopravvivenza al di fuori del Sistema. Perciò Josè decide di costituirsi alla Fratellanza, sorta di confraternita clericale armata, ispirata alla Torah. Fin qui, più o meno bene. Poi però, il lettore scopre che presso la Fratellanza i redivivi come Josè sono accolti con libagioni infinite, droghe pesanti e orge, illudendoli che quello sarebbe il loro destino. Invece, nei giorni infrasettimanali, si ritrovano obbligati a lavori forzati, a nutrirsi con immonda a sbobba, a cercare di sopravvivere a ingiustificati bombardamenti nemici. Più proseguo nella lettura, più mi accorgo che il plot si regge su un'ulteriore accozzaglia di inverosimilia. Un esempio a caso. L'amica e tutta la sua casa, il figlioletto, la madre demente, dopo due mesi sembrano spariti in un cratere. Josè fa una piccola ricerca che avrebbe dovuto richiedere anni per il lassismo degli impiegati pubblici e il disordine dei registri pubblici, in realtà serviranno pochi minuti per capire che l'amica non è morta, ma assieme al figlio è dislocata in una casa di accoglienza non governativa, alla mercé sessuale di questi pseudo avanzi di preti cattolici.

Rientrato nella sua confraternita, Josè scopre di essere destinato in matrimonio ad una ragazzetta che inconsapevolmente violenta tutti i giorni sotto l'influsso di chissà quali droghe, di subire a suo turno la sodomia da più fratelli come in un incubo senza possibilità di risveglio, per poi invece svegliarsi solo quanto c'è l'apposita catechesi. Sedativi si sovrappongono a stimolanti, facendo opportunamente svenire il protagonista proprio quando è sul punto di prendere una decisione, se fuggire o se sposare la ragazzetta. Non ce la faccio, non sono bigotta, droga e sesso e preti non mi scandalizzano. Ho come un rifiuto a proseguire.

Ciò che mi turba è l'incapacità di essere coerenti, quindi abbandono il libro al suo tragico destino. Sono dispiaciuta, perché l'incipit e le idee creative iniziali sembravano promettere bene. Auguro a Vito Introna, che dal punto di vista tecnico appare preparato, di trovare la sua strada, lasciandosi irretire meno da allucinati amplessi anali, fellatio, sodomia e droghe.



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