giovedì 11 luglio 2024

PAPILLON di Henri Charrière

Detto “Papillon” per via di una farfalla tatuata sul torace, all’autore Henri Charrière nessun nomignolo sarebbe stato più appropriato per via delle sue vicissitudini che hanno quasi dell’incredibile. Condannato (a suo dire ingiustemente) all'ergastolo per un omicidio, la sua esperienza è decollata da quello che al tempo era probabilmente il peggior sistema carcerario del mondo, ossia la colonia penale dell'isola del Diavolo nella Guyana francese e costellata da infiniti tentativi di fuga, spesso infruttuosi, che gli costeranno anni di isolamento. Accompagnata costantemente dal desiderio di
libertà, fu davvero una farfalla nata libera. Gloss vide il film prima del libro. Gloss conobbe la biografia romanzata del personaggio grazie al film “Papillon”, diretto da Franklin J. Schaffner nel 1973 con un attore di cui, bimba, si innamorò perdutamente: Steve McQueen. Girato in luoghi remoti, il film finì per costare parecchio, ma guadagnò più del doppio già al primo anno di uscita, sostenuto dal successo letterario del romanzo.Negli anni Settanta il romanzo registrò un enorme successo di vendite grazie alla cronaca dettagliata della vita carceraria che, tuttavia, pare sia stata ispirata all’autore da altri carcerati suoi compagni di sventura. Pur essendo una persona ignorante, Charrière scrisse di proprio pugno i vari quaderni nel giro di poche settimane, narrando, raccontando di getto. Instaurò una sorta di nuovo stile letterario, come raccontando in prima persona al lettore con la pancia, senza filtri né travisamenti, con l’immediatezza tipica di chi racconta nella propria ristretta cerchia di amici. Fatta la tara delle imprecisioni grammaticali e/o lessicali, l'editore ritenne di lasciare l’impronta originale dell’autore, decretandone il successo. Consigliato ai sedicenti ghost writer per carpire i segreti del mestiere. Ovvero, il rispetto della libertà di raccontare.

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